Giuseppe Meloni: «Il bilancio è un mezzo miracolo, troppi vincoli e meno risorse»

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Cagliari Dalla settimana prossima il Consiglio Regionale, prima nelle commissioni poi in aula, analizzerà la legge di bilancio per il 2025 e per il triennio 25-27. Questo il quadro macro, per missione: oltre ai 4 miliardi per la salute, 217 milioni per istruzione e diritto allo studio, 93 per tutela e valorizzazione beni culturali, 23 per politiche giovanili, sport e tempo libero, 91 per turismo, 52 per assetto territorio ed edilizia abitativa, 550 per tutela ambiente e sviluppo sostenibili, 448 per trasporti e mobilità, 28 per soccorso civile, 576 per politiche sociali e famiglia, 200 per sviluppo economico e competitività, 384 per le politiche per il lavoro e la formazione, 243 per agroalimentare e pesca, 1 miliardo per le autonomie locali, con 178 milioni destinati a fondi e accantonamenti. L’assessore Giuseppe Meloni, racconta il come e il perché di questa manovra».

Perché questi ritardi?
«Vengono dal passato, dovuti al fatto che da aprile a novembre abbiamo dovuto fare due variazioni da un miliardo in tutto. Il sistema di preparazione e definizione dei bilanci non consente salti o accelerazioni. Ci sono passaggi che vanno rispettati e fatti per tempo. Ogni numero che si può leggere nei volumi va verificato e certificato. Per arrivare ad approvare la finanziaria per tempo dovevamo lavorarci da agosto, ma l’ultima manovra di assestamento è stata fatta a novembre e la precedente a settembre».

Perché ritiene di aver fatto un mezzo miracolo?
«Perché abbiamo molti meno margini di manovra. Sembrerà assurdo ma con le variazioni, in totale un miliardo, potevano decidere dove collocare le risorse. Col bilancio vero, per i vincoli e gli accantonamenti, abbiamo una massa manovrabile, cioè possiamo decidere dove spostare i soldi da un capitolo di spesa a un altro, molto più bassa, circa 300 milioni. Ricordo che il governo dispone continui tagli agli enti locali, che noi dobbiamo prevedere, accantonando le risorse. Se a questo aggiungiamo le minori entrate per errati calcoli sui capitoli di entrate fatti dal governo, arriviamo a superare il miliardo».

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

Si riferisce ai fondi non versati alle casse regionali: il governo ha proposto un pagamento rateale in dieci anni di poco più della metà?
«E noi siamo stati costretti a rivolgersi al tribunale per vederci riconosciuta questa somma, anche se confido nel dialogo in corso col Mef per arrivare a un accordo soddisfacente. Quel miliardo è della Sardegna, su questo lo stesso governo lo ammette».

Si spieghi meglio.
«Partiamo dal presupposto che c’è una grande somma, di diversi miliardi di euro, che ogni anno non solo si ripete ma cresce. Sono le spese per la sanità, per il personale, per tutte le attività correnti della Regione: dall’antincendio alle politiche sociali. Su molte di queste voci abbiamo messo più fondi rispetto a prima proprio là dove il governo ha tagliato risorse. Esempi: 17 milioni alle università per compensare le minori risorse statali; 2 milioni per il sostegno didattico agli alunni con disabilità; incrementi per i fondi destinati alle università diffuse, Oristano, Nuoro e Olbia. Incrementato il fondo per le politiche sociali di 150 milioni, quello che interviene per la 162 o il “dopo di noi”; quasi raddoppiato il Reis, il reddito di inclusione sociale che passa da 16 a 30 milioni. E poi ci facciamo carico di fondi che sino a ieri erano in carico ai comuni, come quelli per l’inserimento dei minori in comunità o per il trasporto scolastico».

Alla fine gli interventi in un bilancio così ampio si riducono a qualche decina di milioni spostati da una parte o dall’altra? Immagino che le aspettative, fosse anche in giunta, erano ben diverse.
«Ciascun assessore al bilancio recita il ruolo del cerbero, ma i numeri non si possono stirare. Ecco perché i milioni che abbiamo messo ad esempio sull’edilizia abitativa a sostegno di coloro che pagano canoni di affitto elevati in situazioni di svantaggio non sono pochi. Oppure i 6 milioni destinati agli ammortizzatori sociali nelle aree di crisi, con cui copriamo risorse che non arrivano per intero dallo Stato; o ancora le risorse destinate al turismo incrementate di 20 milioni, oggi a quota 90. Il solo fatto di confermare tutte le risorse per la programmazione territoriale e per far partire i piani e i contratti di investimento, con sostegni alle piccole imprese a fondo perduto, sono un piccolo miracolo».

Avete ereditato le misure proposte dalla precedente giunta e confermate dal consiglio sullo spopolamento: contributi e incentivi alle microattività, alle famiglie, per 60 milioni nel triennio 23-25.
«I bilanci si legano sempre tra di loro, non si possono interrompere iniziative a metà del guado. Sull’operazione anti-spopolamento stiamo confermando le risorse messe in campo e verificheremo se la legge è stata efficace, ma alla fine del triennio».

Quali sono i due perni su cui si focalizza questa manovra?
«Conoscenza e imprenditoria. A fronte di un rallentamento dell’economia, dobbiamo investire nei settori che possono dare slancio alla auspicata ripresa. E dobbiamo accelerare la spesa sui fondi strutturali. Gli avanzi di amministrazione, cioè i soldi non spesi in bilancio, sono indice di incapacità, non di prudenza. Gli avanzi che gestiti nel 2024 non si devono più ripetere. In ogni caso non si potranno più vincolare le risorse attese. Puntiamo su un avanzo inferiore a quello del 2024. Per farlo dobbiamo allocare le risorse in misura corretta e incrementare la capacità di spesa per smaltire la cassa».

Concludiamo con i fondi per gli enti locali. I Comuni ritengono che manchino soldi.
«Sul fondo unico per gli enti locali, i 612 milioni sono confermati, ma, come detto prima, interveniamo con risorse aggiuntive su voci prima a carico dei Comuni. Quindi noto più fondi per i Comuni, non meno. Poi, naturalmente sarà il Consiglio Regionale a decidere come allocare le risorse, togliendo da una parte e aggiungendo a una altra».



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