Ribasso in Asia Pacifico, riapre con un calo la borsa di Tokyo

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Le nuove limitazioni imposte dagli Stati Uniti sull’accesso alla Cina alle tecnologie informatiche ed elettroniche più sofisticate contribuiscono a zavorrare le borse dell’Asia Pacifico. 

Guerra dei chip

I media riportano che l’amministrazione di Donald Trump sta definendo versioni più severe delle restrizioni sull’acquisto di semiconduttori statunitensi da parte di soggetti riconducibili alla Cina e sta esercitando pressione sui principali alleati affinché si muovano nella stessa direzione. Bloomberg riporta che alti funzionari della Casa Bianca hanno recentemente incontrato i loro omologhi giapponesi e olandesi per parlare dell’introduzione di restrizioni all’attività industriale di Tokyo Electron e ASML Holding. L’obiettivo di Trump, su questo in concordia con Biden, è quello di portare gli alleati ad allinearsi agli Stati Uniti. Pare inoltre che a Washington si voglia limitare ulteriormente la quantità e il tipo di chip che Nvidia è oggi autorizzata a esportare in Cina senza una licenza.

L’indice Hang Seng di Hong Kong è in ribasso dello 0,7%. Alibaba è al secondo giorno di ribasso.

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“Probabilmente stiamo osservando un braccio di ferro tra le restrizioni imposte da Trump alla Cina e gli acquisti a pioggia degli investitori cinesi sui titoli quotati a Hong Kong”, ha dichiarato Homin Lee, senior macro strategist di Lombard Odier Singapore “Ci aspettiamo che questa tensione rimanga in atto prima che Pechino inizi a rivelare le sue principali iniziative di politica fiscale e monetaria per il prossimo Congresso Nazionale del Popolo di inizio marzo”.

Sono in calo anche le altre borse della Cina. Indice CSI 300 dei listini di  Shanghai e Shenzhen -0,6%. Indice Taiex di Taipei -1%.

Nuovo asse strategico tra Stati Uniti, Cina e Russia 

Intanto, per quanto riguarda la politica estera di Pechino, il presidente cinese Xi Jinping ha riaffermato il suo legame con Vladimir Putin, segnalando che la distensione di Mosca con Washington è un elemento positivo. ”La Cina accoglie con favore gli sforzi positivi compiuti dalla Russia e dalle parti interessate per risolvere la crisi”, ha detto Xi lunedì durante una telefonata con Putin, ha riferito l’emittente statale China Central Television. Le relazioni tra le nazioni vicine hanno “una forte forza motrice interna e un valore strategico unico”, ha aggiunto il leader cinese. Il Cremlino ha affermato in un comunicato che la Cina ha espresso la sua “disponibilità ad assistere nella ricerca di modi per una risoluzione pacifica del conflitto ucraino”.

Pechino si è posizionata per beneficiare degli sforzi di ricostruzione in Ucraina e alcuni analisti hanno suggerito che la Cina potrebbe prendere parte alle operazioni di mantenimento della pace, anche se non è chiaro se ciò sia realistico. A sottolineare il rapido cambiamento di posizione degli Stati Uniti, ieri sera  Washington ha ritirato la condanna dell’invasione russa all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ponendo il veto a una risoluzione sostenuta dall’Europa che definiva “l’invasione su larga scala” di Mosca. Invece, per la prima volta dall’inizio della guerra, Washington e Mosca si sono allineate al Consiglio di Sicurezza per approvare una risoluzione degli Stati Uniti che chiede una “rapida fine” del conflitto senza attribuire colpe. La risoluzione è stata approvata con il sostegno di Russia e Cina, uno straordinario cambiamento di alleanze dopo che i membri permanenti del Consiglio avevano bloccato o posto il veto su precedenti risoluzioni relative alla guerra.

La borsa di Tokyo ha riaperto dopo la festività: l’indice Nikkei perde l’1%. Tokyo Electron -4%. Lo yen è sotto la soglia psicologica di 150, a 149,5. Si rafforza, dopo aver toccato i massimi di lunghissimo periodo, il bond decennale del Giappone, a 1,38% di tasso di rendimento.

Corea del Sud

L’indice Kospi di Seul perde lo 0,4%. La Banca centrale sudcoreana (Bok) ha limato i tassi di interesse di riferimento di 25 punti base, al 2,75%, nel mezzo di una domanda interna debole e dei crescenti timori per il rallentamento del ciclo economico dovuto al calo dello slancio delle esportazioni del Paese. La decisione, peraltro attesa, segue quella di gennaio di mantenere i tassi invariati a causa del deprezzamento del won rispetto al dollaro, e quelle di due tagli consecutivi di 25 punti base ciascuno a ottobre e novembre.

L’istituto centrale, in una nota, ha comunicato anche il ribasso delle stime del Pil per l’anno in corso all’1,5% dall’1,9% di novembre 2024. La nuova proiezione è persino inferiore all’intervallo dell’1,6-1,7% suggerito dalla Bok a gennaio, a segnalare il peggioramento della congiuntura. Sul Paese, infine, pesa l’incertezza politica a seguito della breve dichiarazione di legge marziale dichiarata il 3 dicembre scorso dal presidente Yoon Suk-yeol, ora sotto una procedura di impeachment e alle prese con un processo per i reati di insurrezione e abuso di potere.



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