Mercato dell’usato in crescita: perché gli italiani preferiscono le auto di seconda mano?

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In un periodo caratterizzato da incertezze economiche e profondi cambiamenti nel settore automobilistico, il mercato dell’auto usata in Italia ha mostrato una vitalità sorprendente. I dati UNRAE parlano chiaro: il 2024 si è chiuso con 5.410.612 passaggi di proprietà, segnando una crescita del 7,4% rispetto all’anno precedente. Un risultato che assume ancora maggior rilievo se confrontato con le difficoltà persistenti del mercato del nuovo.

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Particolarmente significativo è il rapporto tra acquisti di vetture usate e nuove, che ha raggiunto la proporzione di 2 a 1. In altre parole, per ogni auto nuova immatricolata in Italia, due veicoli usati hanno cambiato proprietario.

Tale squilibrio, in aumento rispetto agli anni precedenti, non può essere liquidato come un semplice dato statistico, ma va interpretato come la manifestazione di un cambiamento profondo nelle abitudini di consumo degli italiani.

Dietro la robusta crescita del mercato dell’usato si celano diversi fattori interconnessi. Da una parte, l’aumento dei prezzi delle auto nuove, con listini che continuano a lievitare ben oltre l’inflazione generale.

Dall’altra, l’incertezza legata alla transizione tecnologica verso l’elettrificazione, che spinge molti consumatori a rimandare l’acquisto di veicoli con nuove motorizzazioni, preferendo soluzioni più familiari e collaudate.

A ciò si aggiunge la persistente crisi economica che ha eroso il potere d’acquisto delle famiglie italiane, rendendo l’usato una scelta quasi obbligata per molti. Nei prossimi paragrafi, esploreremo nel dettaglio queste dinamiche per comprendere meglio dove sta andando il mercato automobilistico italiano e quali scenari si prospettano per il futuro.

Un mercato in controtendenza: i numeri della crescita

Osservando l’andamento mensile, emerge un quadro di crescita costante ma non uniforme. Il 2024 ha visto picchi significativi nei primi mesi dell’anno, con gennaio e febbraio che hanno registrato rispettivamente aumenti del 17,3% e del 15,2% rispetto agli stessi mesi del 2023.

Dopo un marzo in lieve contrazione (-1,8%), la primavera ha riportato il segno positivo, con aprile che ha segnato addirittura un +19,1%. L’estate ha confermato la tendenza positiva, con l’unica eccezione di agosto (-3%).

L’ultimo trimestre ha mantenuto il trend di crescita, chiudendo con un dicembre che ha visto 454.429 trasferimenti di proprietà, in aumento del 7,3% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

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Se allarghiamo lo sguardo al periodo post-pandemia, notiamo come il mercato dell’usato abbia mostrato una capacità di recupero superiore rispetto al nuovo. Pur restando ancora leggermente al di sotto dei livelli pre-Covid (il confronto con il 2019 evidenzia un -3,6% sull’intero anno), la traiettoria di ripresa appare più solida e costante.

I principali indicatori di mercato del 2024 dipingono un quadro di sostanziale salute: i trasferimenti netti hanno registrato un aumento del 7,8%, raggiungendo quota 3.096.198 unità mentre le minivolture sono cresciute del 6,9%, attestandosi a 2.314.414.

La distribuzione mensile ha visto ottobre emergere come il mese più dinamico con 542.569 passaggi totali, seguito da marzo (479.129) e febbraio (473.340). I trasferimenti tra privati hanno costituito il 56,1% del totale mentre quelli da operatore a cliente finale hanno rappresentato il 39,4%.

Sul fronte delle alimentazioni, diesel e benzina hanno continuato a dominare il mercato con quote rispettivamente del 44,8% e del 38,6% mentre l’ibrido ha raggiunto il 7,8%, evidenziando un graduale ma costante cambiamento nelle preferenze degli acquirenti anche nel mercato secondario.

Le ragioni economiche dietro la scelta dell’usato

Il divario di prezzo tra auto nuove e usate costituisce il fattore determinante nelle scelte di acquisto degli italiani nel 2024. L’aumento costante dei listini delle vetture nuove, con incrementi che in alcuni casi hanno superato il 20-30% negli ultimi anni, ha reso l’acquisto di un’auto a chilometri zero sempre più proibitivo per molte famiglie.

A fronte di un’auto nuova di segmento B che oggi può facilmente superare i 20.000 euro in allestimento base, il mercato dell’usato offre alternative spesso più equipaggiate a prezzi significativamente inferiori, nonostante anch’esso abbia visto un generale rialzo dei valori.

L’inflazione persistente e l’aumento generalizzato del costo della vita hanno ulteriormente eroso il potere d’acquisto delle famiglie italiane. In un contesto economico in cui le spese essenziali come energia, alimentari e servizi assorbono quote crescenti del bilancio familiare, l’investimento in un’auto nuova viene spesso rimandato o sostituito con soluzioni più economiche. La tendenza è confermata dall’analisi dei dati UNRAE: le famiglie italiane optano sempre più per l’acquisto di un veicolo usato, con una proporzione di due auto usate per ogni nuova immatricolazione.

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Particolarmente interessante è il fenomeno delle auto “quasi nuove”, veicoli con uno o due anni di vita che entrano nel mercato secondario. Nel 2024, le auto fino a un anno di età hanno costituito il 6,5% dei trasferimenti totali mentre quelle tra uno e due anni il 4,3%. Si tratta spesso di ex vetture aziendali, auto di fine noleggio o chilometri zero che offrono un eccellente compromesso: tecnologia recente, garanzia residua e un deprezzamento già assorbito dal primo proprietario.

Preferenze dei consumatori: cosa cercano gli italiani?

Nel mercato dell’usato, le preferenze degli italiani rivelano un attaccamento alle motorizzazioni tradizionali che contrasta nettamente con le tendenze del mercato del nuovo. Il diesel mantiene saldamente la leadership con una quota del 44,8% nell’intero 2024.

Nonostante le restrizioni crescenti alla circolazione nei centri urbani e la demonizzazione mediatica seguita al dieselgate, il motore a gasolio continua a rappresentare quasi la metà delle scelte nel mercato secondario.

Un dato che, seppur in calo rispetto agli anni precedenti, conferma la fiducia dei consumatori italiani in questa tecnologia, specialmente per chi percorre molti chilometri o utilizza l’auto per lavoro.

Il motore a benzina si conferma la seconda scelta degli acquirenti con una quota del 38,6% nel 2024. La tradizionale motorizzazione conserva un appeal significativo, soprattutto per le vetture di piccola e media cilindrata destinate a un uso prevalentemente urbano.

La minore complessità meccanica rispetto al diesel, con conseguenti costi di manutenzione più contenuti, e l’assenza di limitazioni alla circolazione per le versioni più recenti rappresentano fattori decisivi nella scelta di molti consumatori che privilegiano l’uso cittadino.

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Un segnale di cambiamento arriva dalla crescita delle auto ibride tradizionali, che hanno raggiunto il 7,8% dei trasferimenti totali. Seppur ancora distanti dalle motorizzazioni convenzionali, le ibride stanno guadagnando terreno anche nel mercato dell’usato, beneficiando dell’aumento dell’offerta derivante dalle immatricolazioni degli anni precedenti. Gli acquirenti iniziano ad apprezzare i vantaggi di questa tecnologia, che coniuga consumi ridotti, accesso garantito alle zone a traffico limitato e una tecnologia ormai matura e affidabile.

Le motorizzazioni completamente elettriche e le ibride plug-in occupano ancora una posizione marginale, rispettivamente con lo 0,8% e l’1% del mercato. Tuttavia, è interessante notare come queste alimentazioni presentino la più alta incidenza in termini di rapporto tra trasferimenti e parco circolante: per ogni 100 auto elettriche o ibride plug-in circolanti, circa 11-13 hanno cambiato proprietario nel 2024.

Ma perché il diesel resta così popolare nel mercato dell’usato mentre perde costantemente terreno nelle nuove immatricolazioni? La risposta risiede in una combinazione di fattori economici e pratici. Innanzitutto, l’elevata efficienza nei consumi, che per molti resta un argomento decisivo.

Geografia dell’auto usata: un’Italia a più velocità

La distribuzione geografica delle compravendite di auto usate in Italia disegna una mappa che riflette le profonde differenze economiche e sociali del paese. I dati UNRAE del 2024 mostrano un mercato polarizzato, con cinque regioni che da sole rappresentano oltre la metà dei passaggi di proprietà registrati nell’anno.

La Lombardia si conferma l’indiscusso motore del mercato dell’usato, con una quota che raggiunge il 15,9% del totale nazionale, in crescita di 0,4 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Questo primato non sorprende, considerando sia la densità demografica della regione sia il suo ruolo trainante nell’economia italiana, con un PIL pro capite tra i più elevati del paese.

Il Lazio occupa stabilmente la seconda posizione con il 9,8% del mercato, seppur in lieve flessione rispetto al 2023 (-0,1 punti percentuali). La centralità di Roma, con il suo ampio bacino di utenza e la forte presenza di aziende e pubbliche amministrazioni, contribuisce significativamente a questo risultato.

La Campania completa il podio con una quota del 9,1%, confermando una vivacità di mercato che contrasta con alcuni indicatori economici meno positivi rispetto alle regioni settentrionali. Segue la Sicilia, che con l’8,3% supera il Veneto (8,0%), quest’ultimo quinto nella classifica annuale nonostante si posizioni al quarto posto nelle rilevazioni mensili di dicembre (8,4%).

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L’analisi per macro-aree rivela una predominanza del Nord Italia, dove si concentra circa il 45% delle compravendite totali. Il Centro rappresenta circa il 25% del mercato mentre il Sud e le Isole coprono il restante 30%.

Le disparità regionali nel mercato dell’usato sembrano correlare con diversi fattori socioeconomici. Il primo è certamente il reddito medio: nelle regioni settentrionali, dove il potere d’acquisto è mediamente più elevato, si registra un maggior volume di compravendite in termini assoluti, ma anche una maggiore incidenza di vetture di segmenti superiori e con minore anzianità.

Un secondo fattore è rappresentato dalla densità demografica e dal tasso di urbanizzazione: le aree metropolitane come Milano, Roma e Napoli fungono da catalizzatori per il mercato, con un’offerta più ampia e diversificata.

Non meno importante è l’accessibilità ai servizi di mobilità alternativa: nelle regioni dove il trasporto pubblico è più capillare ed efficiente, la dipendenza dall’auto privata può risultare inferiore, influenzando le dinamiche del mercato.

Un fenomeno interessante emerge dall’analisi delle regioni meridionali come Campania e Sicilia, dove il mercato dell’usato mostra una vitalità superiore rispetto ad altri indicatori economici. Questo potrebbe riflettere una strategia di adattamento a condizioni economiche più difficili: in contesti di minore disponibilità economica, l’acquisto di un’auto usata rappresenta spesso l’unica opzione accessibile per garantirsi la mobilità privata, in aree dove peraltro il trasporto pubblico presenta maggiori criticità.

La resilienza del mercato dell’usato in queste regioni può quindi essere interpretata come una risposta pragmatica alle disuguaglianze economiche che caratterizzano il paese, confermando il ruolo del mercato secondario come ammortizzatore sociale in un settore, quello della mobilità, che resta fondamentale per l’accesso a opportunità lavorative e servizi essenziali.

L’anzianità del parco auto: un problema e un’opportunità

Il parco automobilistico italiano continua a invecchiare, rappresentando al contempo una criticità ambientale e una potenziale opportunità di rinnovamento. I dati UNRAE fotografano una situazione preoccupante: al 31 dicembre 2023 circolavano in Italia oltre 40 milioni di auto, il 57,9% delle quali con un’anzianità superiore ai 10 anni. Questa percentuale impressionante significa che quasi 6 auto su 10 sulle strade italiane appartengono a una generazione tecnologica ormai superata, con evidenti ripercussioni in termini di sicurezza, efficienza e impatto ambientale.

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Nel corso del 2024, il mercato dell’usato ha riflesso parzialmente questa composizione del parco circolante: il 48,3% dei trasferimenti ha riguardato veicoli con più di 10 anni, in lieve calo rispetto al 50,4% del 2023.

Un dato che, seppur in miglioramento, evidenzia come l’anzianità rimanga una caratteristica dominante anche nelle scelte di acquisto dell’usato. È interessante notare come, per ogni 100 auto circolanti a inizio 2024, nel corso dell’anno ne siano state acquistate 7,7 usate mentre tale rapporto scenda a 6,4 per la fascia con anzianità superiore ai 10 anni, suggerendo una minore “liquidità” del mercato per i veicoli più datati.

L’impatto ambientale di un parco auto così anziano è considerevole. Le vetture più datate presentano livelli di emissioni inquinanti di gran lunga superiori rispetto ai modelli recenti, contribuendo in modo sostanziale all’inquinamento atmosferico, particolarmente critico nelle aree urbane e nella Pianura Padana.

Non si tratta solo di CO2, ma anche di ossidi di azoto, particolato e altri inquinanti che hanno effetti diretti sulla salute pubblica. Inoltre, i veicoli più vecchi tendono a consumare più carburante, aumentando ulteriormente la loro impronta carbonica.

La situazione è aggravata dalla presenza di veicoli appartenenti a classi di omologazione ormai obsolete: una porzione significativa del parco circolante è costituita da auto Euro 3 o inferiori, con standard di emissioni che risalgono agli anni ’90 o ai primi anni 2000.

Questa criticità rappresenta però anche una straordinaria opportunità di mercato. Il potenziale di sostituzione è enorme: milioni di veicoli che nei prossimi anni dovranno necessariamente essere sostituiti, sia per l’usura naturale sia per le crescenti limitazioni alla circolazione dei veicoli più inquinanti.

Il mercato dell’usato può giocare un ruolo fondamentale in questo processo di rinnovamento graduale, fungendo da ponte tra il parco circolante attuale e un futuro più sostenibile.

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La distribuzione del parco circolante per classe Euro offre ulteriori spunti di riflessione. Al 31 dicembre 2023, il 37,5% delle auto circolanti rispondeva alla Direttiva Euro 6, il 16,9% alla Direttiva Euro 5 e il 22,4% a quella Euro 4.

Nel corso del 2024, i trasferimenti di auto Euro 6 sono stati il 48,2% del totale (quasi 1 trasferimento di proprietà netto ogni 10 auto circolanti), quelli di auto Euro 5 il 18,4% e quelli di auto Euro 4 il 22,1%.

Questo dimostra una tendenza positiva: nel mercato dell’usato si stanno muovendo proporzioni maggiori di veicoli a basse emissioni rispetto alla loro presenza nel parco circolante, suggerendo una graduale sostituzione verso standard più elevati.

Al contrario, quote molto più basse di trasferimenti rispetto al circolante (da 1 a 3,8 ogni 100 vetture) si registrano per le auto da Euro 0 a Euro 2, indicando una progressiva uscita dal mercato di questi veicoli altamente inquinanti.

I nuovi canali di acquisto e vendita

Il mercato dell’auto usata in Italia sta vivendo una trasformazione non solo nei volumi e nelle preferenze, ma anche nelle modalità di compravendita. Gli scambi tra privati o aziende restano dominanti, rappresentando il 56,1% di tutti i passaggi di proprietà nel 2024.

La motivazione è duplice: da un lato, la possibilità di negoziare direttamente il prezzo senza intermediari, dall’altro, una percezione di maggiore trasparenza sulla storia del veicolo quando si acquista da chi lo ha effettivamente utilizzato.

Un fenomeno in rapida evoluzione è rappresentato dal mercato post-noleggio. Nel 2024, le auto provenienti dal noleggio a lungo termine hanno guadagnato 1,9 punti percentuali nelle minivolture, raggiungendo l’11,0% in dicembre e il 10,7% sull’intero anno. Anche il noleggio a breve termine ha incrementato la sua quota, salendo al 3,8% nel 2024.

Il panorama dei canali di vendita ha vissuto un’importante evoluzione con l’affermarsi delle piattaforme online dedicate all’usato. Questi portali hanno rivoluzionato le modalità di incontro tra domanda e offerta, offrendo strumenti di ricerca avanzati, comparazione dei prezzi e, in alcuni casi, garanzie aggiuntive che avvicinano l’esperienza di acquisto dell’usato a quella del nuovo.

I concessionari tradizionali hanno risposto a questa sfida ampliando la loro offerta di usato garantito e sviluppando strategie ibride che integrano presenza fisica e digitale. Nonostante l’avanzata del digitale, i dati mostrano che gli scambi da operatore a cliente finale rappresentano ancora una quota rilevante, attestandosi al 39,4% nel 2024, a dimostrazione che la fiducia nell’intermediario professionale resta un fattore importante per molti acquirenti.

Le auto-immatricolazioni hanno registrato un incremento significativo, passando dal 3% del 2023 al 3,7% del 2024. Questo fenomeno, che include le vetture immatricolate direttamente dalle case automobilistiche o dai concessionari per raggiungere obiettivi di vendita o per utilizzo come auto di cortesia e dimostrative, ha un impatto duplice sul mercato.

Da un lato, contribuisce ad alimentare l’offerta di veicoli “quasi nuovi” a prezzi competitivi; dall’altro, può creare distorsioni nei valori di mercato, influenzando indirettamente anche i prezzi dell’usato tradizionale.

La pratica delle auto-immatricolazioni, spesso criticata per la sua artificiosità, rappresenta comunque un’opportunità per chi cerca un’auto recente con un significativo risparmio rispetto al listino del nuovo.





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