La Famiglia – The Great Mafia War: il nuovo gioco in scatola che non dovrebbe esistere

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Conto e carta

difficile da pignorare

 


di Sofia Fossati

Ormai da diverse settimane, varie testate giornalistiche stanno parlando de La Famiglia – The Great Mafia War, il nuovo gioco in scatola lanciato sul mercato dall’azienda tedesca produttrice Boardgame Atelier e vincitore del premio As d’Or – Jeu de l’année 2024, premio per giochi da tavolo che ogni anno viene assegnato durante il Festival internazionale dei giochi a Cannes in Francia. Il gioco, prima tradotto in italiano e poi distribuito online, vuole riprodurre la guerra di mafia degli anni ‘80 in Sicilia. 

Il gioco

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

La Famiglia -The Great Mafia War si snocciola in un massimo di quattro round di gioco, al termine di ognuno del quale si constata se un singolo giocatore (che non possono superare i quattro in totale) da solo controlla cinque mandamenti (ossia, nel gergo mafioso di Cosa Nostra, una zona siciliana divisa a sua volta in tre regioni; controllore due regioni su tre vale dire controllare l’intero mandamento), o se tutta la squadra ne controlla sei: in questo caso, la coppia di giocatori alleati vince. In totale, sono presenti dodici mandamenti e sei famiglie mafiose sulla mappa del gioco. 

Ciascun round è diviso in due fasi: pianificazione ed ordini. In primo luogo, nella fase di pianificazione ognuno pone dei dischetti sul tabellone di gioco delle azioni, cogliendo ogni volta un dischetto dalla parte superiore della griglia. Le svariate azioni consentono di posizionare sulla plancia raffinerie di droga, motoscafi ed auto, ottenere denaro dalle raffinerie di droga ma anche prelevare soldati dal quartier generale per poi piazzarli immediatamente sul tabellone di gioco. In secondo luogo, una volta terminata questa prima fase, occorre scoprire sulla plancia gli ordini coperti prima posizionati, che possono essere di produzione – coi quali si preleva denaro o si aggiungono nuovi soldati – oppure d’attacco coi quali si posizionano bombe (che nella realtà dei fatti negli anni ‘80 venivano usate dai Corleonesi per uccidere i nemici) o si spostano soldati.

In generale, la battaglia si svolge in modo tecnico e logico con anche l’aggiunta eventuale d’una fase d’incertezza durante la quale si giocano carte coperte sincronicamente. Controllare un mandamento è fondamentale per poter vincere e fornisce anche un’abilità speciale, scelta tra sette a disposizione di ogni squadra. A seguito dei quattro round, se ancora nessuno ha vinto in base alle normali condizioni previste dal regolamento, conquista la vittoria chi controlla più mandamenti o, in caso di pareggio, chi controlla quello di Bronte, territorio sacro ai siciliani per via dei celebri pistacchi.

La polemica 

Come si può ben notare, quindi, nell’ampio mondo dei giochi da tavolo, talvolta il divertimento non si ferma alle regole ed alle strategie, bensì si interfaccia con quella che è una questione davvero scottante: la criminalità organizzata. Ed è proprio per questo motivo che La Famiglia -The Great Mafia War ha suscitato molte polemiche

Il gioco riproduce le guerre mafiose siciliane degli anni ‘80, attraverso una serie di riferimenti tematici (come ad esempio le bombe e le raffinerie di droga da cui giungono i principali guadagni), scontri ed uccisioni di soldati nemici. Ciò ha fatto storcere il naso a diversi politici ed attiviste. Nel campo dei politici, troviamo Alessandro De Leo, deputato del partito politico Forza Italia dell’Assemblea Regionale Siciliana, il quale ha inviato una lettera al Presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani per esprimere la sua forte disapprovazione per La Famiglia -The Great Mafia War, che banalizza totalmente la storia della criminalità organizzata. “E’ inaccettabile che un fenomeno criminale così ricco di tristezza e sofferenza venga trasformato in un semplice gioco da tavolo, perché – ci esplica De Leo – questo prodotto non solo lede l’immagine della Sicilia, ma sminuisce ciò che i genitori insegnano ai propri figli riguardo all’onestà ed alla legalità e soprattutto scredita completamente il grandissimo impegno di milioni di cittadini che si sono battuti e si battono ancora oggi per contrastare la criminalità organizzata ed ottenere giustizia in Sicilia. Pertanto, invito il Presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, a prendere in considerazione ogni possibile azione per reprimere la divulgazione di questo gioco, seguendo anche l’esempio di quelle imprese ed associazioni che già si sono attivate contro la commercializzazione di prodotti che banalizzano la mafia.” Successivamente, nel campo delle attiviste, vi è Maria Falcone (sorella del noto magistrato Giovanni Falcone ucciso da Cosa Nostra nel 1992) che esprime il suo parere in merito a La Famiglia -The Great Mafia War: “Mi lascia di stucco che qualcuno abbia potuto anche solo pensare ad un gioco simile che ferisce i sentimenti di chi ha perso la vita per salvare lo Stato. La mafia ha sparso solo sangue e morte sia in Sicilia, sia in Italia. Dunque, pensare ad un gioco del genere offende la memoria di tutte quelle persone che hanno donato il loro contributo per rendere questa terra [la Sicilia] libera.”

Dunque, la vendita de La Famiglia -The Great Mafia War ha generato diverse critiche significative, sia in relazione al suo contenuto, sia in riferimento alle conseguenze derivate dal punto di vista etico. Se da un lato, alcune persone considerano il gioco al pari di un normale passatempo, dall’altro lato altra gente lo ritiene uno strumento capace di svalutare tutto il lavoro portato avanti da anni per impedire la propagazione del fenomeno mafioso. Quindi, per i cittadini onesti, La Famiglia -The Great Mafia War rischia di rappresentare un’enorme offesa al ricordo delle vittime di mafia (come i più famosi magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, anch’egli morto nel 1992). Noi, in quanto cittadini, ci auguriamo che il mercato si adoperi attivamente in modo da non favorire la promozione di giochi da tavolo che glorificano il crimine e la violenza, e speriamo che venga fatta giustizia in particolar modo per chi ha dovuto sacrificare la sua vita nella lotta contro la mafia.



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