“Provate a chiedere alle persone che lavorano: tu stai bene? Sei felice? C’è una politica che continua a ragionare in astratto e prova a ignorare e coprire con la propaganda la condizione di vita e di lavoro di migliaia di persone, quelle in carne e ossa. Il Paese reale non quello fantasioso che viene raccontato a reti quasi unificate da TeleMeloni, quelle che emerge dai dati Istat piuttosto che da quelli della Caritas”.
Non una provocazione ma proprio un invito all’azione quello rivolto da segretario generale della Camera del Lavoro Metropolitana di Bari, Domenico Ficco, all’assemblea di tutte le assemblee generali delle categorie provinciali che si è svolta presso l’Istituto Majorana di Bari. Dirigenti, delegate e delegati, associazioni, partiti, chiamati a raccolta per il lancio in terra di Bari della campagna per i cinque referendum su lavoro e cittadinanza che saremo chiamati a votare entro giugno.
C’è il tema del salario, “che non basta a coprire i costi sempre in aumento della vita, dai bisogni primari – casa e cibo – ai costi energetici. Abbiamo fatto due conti: a una famiglia monoreddito che vive con 1400 euro al mese, a Bari tolte tutte le spese, restano 91 euro al mese per far fronte a imprevisti e coprire altre necessità”, denuncia Ficco. Salari bassi anche a causa della condizione di precarietà che affligge il mondo del lavoro: “Il 92% dei rapporti di lavoro attivati in provincia di Bari è a termine o comunque precari. Una precarietà peggiorata dai provvedimenti del Governo, dai voucher ai contratti termine rinnovabili senza limite”.
Non un destino ineluttabile, “perché in campo c’è una organizzazione come la Cgil, con le sue piattaforme, le sue mobilitazioni e i suoi scioperi. E oggi anche con i suoi referendum: un potere straordinario nelle mani delle persone. Perché votare Sì ai cinque referendum significa cambiare, da subito, le condizioni di vita e di lavoro di milioni di uomini e donne: dal reintegro per i licenziamenti senza giusta causa alla sicurezza per le stazioni appaltanti nella giungla dei subappalti, dal limite ai contratti a termine alla cittadinanza”. Insomma se la risposta a quella domanda, “sei felice?” è no, “perché hai un lavoro precario o sottopagato, perché il ricatto occupazionale non ti permette di esigere adeguate misure di sicurezza, il referendum è uno straordinario strumento per iniziare a cambiare le cose. Se vivi tutto questo non puoi che votare cinque Sì. Per spezzare le catene della povertà – conclude Ficco -, della precarietà, di uno Stato ed in particolare di questo governo, che ci vuole non cittadini ma sudditi, schiavi troppo impegnati a litigarci un tozzo di pane per occuparci di loro, delle loro angherie, delle sopraffazioni, delle ingiustizie. Per questo diciamo che per noi questo voto è una rivolta”.
A chiudere i lavori dell’assemblea provinciale della Camera del Lavoro Metropolitana l’intervento della segretaria generale della Cgil Puglia, Gigia Bucci: “Pancia a terra tutti e tutte siamo chiamati a un impegno straordinario per questi referendum. Questo Governo ha così paura della democrazia, teme la forza delle persone quando si uniscono, si organizzano, che lavorano per tenere separato voto delle amministrative da quello dei referendum. Loro che ogni giorno provano invece a dividere, a mettere le persone contro: giovani contro anziani, lavoratori contro pensionati, italiani contro immigrati”. Una propaganda tossica che “va denunciata, parlando con le persone, spiegando loro che vogliono solo difendere il proprio potere”, ha sottolineato Bucci. “I referendum sono una forma di potere diverso, utile a cambiare le cose, potere della democrazia e della partecipazione contro chi predica autoritarismo e non sopporta il dissenso sociale. Allora i referendum, così come il prossimo voto per le Rsu nei settori pubblici, devono essere momenti di impegno trasversale, perché interessa tutti, per riportare democrazia nei luoghi di lavoro e far contare i lavoratori. Per migliorare le condizioni di lavoro e di vita di chi è costretto a un lavoro precario o non può reclamare diritti di cittadinanza pur essendo nato qui, vivendo qui, lavorando qui, studiando qui, solo perché magari figlio di stranieri. Cinque Sì ai referendum per un Paese migliore e più giusto”.
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