“Restiamo sulla rotta. C’è lo stesso obiettivo, ma vogliamo raggiungerlo meglio e più velocemente e per questo dobbiamo ridurre la complessità. Parlate con le aziende”. Così parlava poche settimane Ursula von der Leyen a proposito del Green Deal, il progetto verde a dir poco talebano che rischia di mettere definitivamente in ginocchio imprese e famiglie europee. Fortunatamente il buonsenso sta prendendo il sopravvento e si stanno registrando delle modifiche a quell’impostazione integralista che rischia di affossare il Vecchio Continente. L’ultima novità riguarda la carbon tax.
Come emerso da una bozza del pacchetto omnibus in arrivo mercoledì come parte della semplificazione della cosiddetta carbon tax, Bruxelles propone di rinviare di un anno, al 2027, l’attuazione del Meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere (Cbam) e di esentare dai suoi vincoli i piccoli importatori di merci. Entrando nel dettaglio delle modifiche, la Commissione europea intende spostare la data di inizio della vendita dei certificati Cbam al 2027 e introdurre una soglia a 50 tonnellate di prodotto per anno civile entro la quale le aziende, ad eccezione di elettricità e idrogeno, possono essere esentate dall’acquisto dei certificati di carbonio.
La proposta della Commissione europea si muoverebbe nella direzione auspicata dal governo guidato da Giorgia Meloni, tra i primi a muoversi in Europa per invocare una revisione della carbon tax. Il meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere è già in vigore nella sua fase transitoria da ottobre 2023 applicandosi solo ai settori di cemento, ferro e acciaio, alluminio, fertilizzanti, elettricità e idrogeno. La fase definitiva dovrebbe entrare in vigore a partire dal 2026, ma nella proposta di semplificazione l’obbligo di acquisto dei certificati entrerà in vigore soltanto a partire da febbraio 2027 per dare alle aziende più tempo per adeguarsi.
Ricordiamo che il Meccanismo di aggiustamento del carbonio alle frontiere (Cbam) obbliga le aziende europee all’acquisto di certificati di CO2 relativi ai prodotti importati dai Paesi terzi in maniera speculare a quanto già viene fatto all’interno dei confini Ue tramite il mercato europeo del carbonio (l’Ets). Come evidenziato dall’Ansa, la Commissione Ue assicura nel documento che “la soglia fissata esenterà la stragrande maggioranza degli importatori dagli obblighi previsti” dal Cbam “mantenendo” tuttavia integro l’obiettivo di ridurre le emissioni facendo pagare i grandi importatori.
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La proposta di Bruxelles di posticipare l’obbligo di acquisto dei certificati per dare maggiore respiro alle imprese europee. L’obiettivo del Cbam è garantire che i prodotti importati rispettino gli stessi standard ambientali richiesti all’interno del Vecchio Continente attraverso l’Ets, ossia il mercato europeo del carbonio, mettendo la parola fine allo spostamento della produzione in Paesi con regolamentazioni ambientali meno severe.
Come anticipato, la linea dell’Italia è quella che sta esprimendo la Commissione
europea. Recentemente il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha incontrato a Parigi il suo omologo francese, Marc Ferracci. Entrambi avevano lanciato un appello rivolto a Bruxelles, come riportato dal Mimit: “I nostri Paesi condividono la necessità di rivedere subito il Cbam per garantire la competitività della nostra industria nella sfida della decarbonizzazione“. Inoltre, sempre come evidenziato in precedenza, lo slittamento sulla carbon tax seguirebbe un’altra stangata per il Green Deal di timmermansiana memoria, ossia lo spostamento di un anno della normativa contro la deforestazione.
L’appuntamento è fissato per il 26 febbraio, quando verrà espressa la posizione ufficiale del governo europeo. Domani, infatti, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen accenderà i riflettori su tre proposte: due mirate a portare avanti il Green Deal (il Clean Industrial Deal e l’’Affordable Energy Action Plan) e una mirata a proporre un dietrofront.
Una cosa è certa: le ultime elezioni europee hanno spostato lo spettro politico verso destra e il Green Deal non avrà vita facile come un tempo. L’approccio alla crisi climatica è mutato e bisognerà tenere conto delle istanze – di buonsenso – di chi non è integralista come Verdi e compagnia cantante. Il rinvio della carbon tax sarebbe un importante passo in avanti…
Franco Lodige, 25 febbraio 2025
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