Turismo sostenibile: in Italia il 19,5% della forza lavoro è occupato in ruoli green-driven

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Il settore dei trasporti è responsabile di circa un quarto delle emissioni totali di gas serra. Per questo, nel processo di transizione verso un futuro sostenibile, la mobilità deve essere ripensata. Lo rivela la nona edizione del White Paper sulla mobilità sostenibile pubblicato da Repower, gruppo attivo nel settore energetico e della mobilità sostenibile.

Il Green Deal Europeo

Il Green Deal Europeo costituisce il piano strategico dell’Unione per guidare la transizione ecologica. Salvo ripensamenti oggi non improbabili, l’Unione Europea ha stabilito che dal 2035 non sarà più possibile immatricolare nuove auto con motori endotermici, un passaggio cruciale del Green Deal per decarbonizzare i trasporti. La rivoluzione nel mercato dell’automotive, però, non può trascurare i desideri e i comportamenti dei consumatori.

I dati rivelano che: in Italia, il numero di auto intestate a giovani sotto i 25 anni è diminuito del 43% tra il 2011 e il 2021. Anche il numero di neopatentati è in calo. La diffusione di car sharing, piattaforme di noleggio a lungo termine e soluzioni multimodali come la Mobility as a Service (MaaS) stanno trasformando il modo in cui ci spostiamo. Su questo fronte, l’Italia ha a disposizione quasi 47 milioni di euro (40 nell’ambito del Pnrr e 16,9 milioni aggiuntivi stanziati dal Fondo Complementare) per il finanziamento di progetti di sperimentazione in ambito MaaS.

L’appeal dell’elettrico nelle aziende

Considerando tutte le tipologie di alimentazione, Motus-E rileva come nel 2024 in Italia le immatricolazioni di auto termiche da parte di privati si siano attestate al 58,5% del totale, mentre le flotte aziendali hanno coperto il 5,3% del mercato. Per quanto riguarda le auto elettriche, il 53,6% delle immatricolazioni è stato effettuato da privati, mentre le flotte aziendali hanno rappresentato l’8,4%. L’elettrico ha un maggiore appeal presso le aziende rispetto alle soluzioni termiche.

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Le flotte aziendali sono legate a doppio filo a un altro tassello importante per la costruzione di un più ampio mercato dell’auto elettrica in Italia: il mercato dell’usato, che per quanto ancora dominato da auto alimentate a benzina e a diesel, vede in lenta, ma continua crescita le opzioni elettriche (Ev) e ibride, che, secondo i dati di Carfax, rappresentano rispettivamente l’1 e il 5% dei veicoli usati acquistati.

Il turismo sostenibile genera nuove opportunità di lavoro

L’Italia nel 2023 ha totalizzato 447 milioni di presenze turistiche (dati Istat), classificandosi al terzo posto in Europa dopo Spagna e Francia. Il turismo è una risorsa economica fondamentale che ha contribuito al 18% del Pil nazionale nel 2024 (secondo i dati elaborati dall’Università Tor Vergata di Roma).

Il turismo sostenibile rappresenta un pilastro del sistema Paese e oggi ci sono le condizioni per elaborare un modello innovativo al fine di tutelare il patrimonio italiano e rispondere alle esigenze delle comunità locali e dei visitatori. Un elemento chiave è la gestione più equilibrata dei flussi turistici.

Il turismo sostenibile si sta dimostrando in grado di generare opportunità lavorative di qualità, inserendosi nel trend più ampio dei green jobs. In Italia, secondo un rapporto dell’Ocse del 2024, il 19,5% della forza lavoro è occupato in ruoli green-driven, con una quota del 13,7% riservata a occupazioni nuove o emergenti, mentre il 5,1% opera ancora in settori emission-intensive.

Tra i settori maggiormente coinvolti ci sono l’automotive e l’energia, dove stanno emergendo nuove figure professionali come il mobility manager, che si occupa di progettare soluzioni per ridurre l’impatto ambientale degli spostamenti. Altri ruoli ricercati sono gli installatori di colonnine di ricarica, gli specialisti in infrastrutture per la mobilità elettrica, gli analisti dei dati per la mobilità sostenibile e gli ingegneri per sistemi di guida autonoma che si candidano ad essere figure sempre più rilevanti nel futuro del settore automotive.

Le città digitali

Nel contesto della mobilità sostenibile italiana, il ruolo delle città come motori della trasformazione digitale appare cruciale. I risultati dell’ICity Rank 2024 – lo studio annuale di Forum PA sulla digitalizzazione dei 108 Comuni capoluogo italiani – evidenziano un Paese in fermento sul fronte della trasformazione digitale.

Otto città – Bergamo, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Modena, Roma e Venezia – emergono come leader indiscusse. Subito dietro, un gruppo di 30 centri urbani si colloca nella fascia degli “altamente digitalizzati”, con realtà come Brescia, Cagliari, Parma, Perugia, Reggio Emilia, Rimini, Torino e Trento che sfiorano la piena digitalizzazione. Questo progresso è trainato anche dai finanziamenti del Pnrr, che hanno accelerato l’adozione di tecnologie innovative, contribuendo a ridurre le differenze tra Nord e Sud e tra città di dimensioni diverse.

La guida autonoma

La guida autonoma rappresenta una delle applicazioni più ambiziose dell’Ia nella mobilità. I veicoli a guida autonoma, grazie a sensori Lidar (Light Detection And Ranging), telecamere e algoritmi di machine learning, sono in grado di analizzare milioni di dati al secondo per prendere decisioni in tempo reale. In Europa, è la Germania il Paese con la legislazione più avanzata, con il via libera dato nel dicembre 2024 alla commercializzazione dei primi modelli di auto a guida autonoma di livello 3, cioè con la possibilità, per il guidatore, di staccare le mani dal volante in alcuni tratti di strada, fino a una velocità di 95 chilometri all’ora.

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Con un contributo stimato al 3% delle emissioni globali di CO₂, il trasporto navale commerciale è al centro di numerose iniziative volte alla decarbonizzazione. La Cina si posiziona come leader nell’adozione di flotte navali elettriche, con Cosco che nel 2024 ha lanciato il più grande cargo full electric attualmente disponibile nel settore. Questa nave portacontainer, con una capienza di 700 container marittimi, è alimentata da una batteria di oltre 50.000 kWh, con la possibilità di configurare il numero di moduli batteria in base alla durata del viaggio.

In Europa, la Norvegia è leader nell’elettrificazione navale. Dopo il traghetto Medstraum (raccontato nel White Paper 2024), l’operatore Fjord ha annunciato che, a partire dal 2026, introdurrà quattro traghetti a motore elettrico di 120 metri di lunghezza.

In Italia, il 2024 ha visto l’istituzione di un fondo di 3 milioni di euro destinato alla sostituzione e alla rottamazione dei motori endotermici delle imbarcazioni, alimentati da carburanti fossili, con motori elettrici, nonché l’acquisto di un eventuale pacco batterie per l’impiego e l’installazione nelle unità da diporto.

Il trasporto aereo elettrico

Secondo le proiezioni dell’Icao (International Civil Aviation Organization), senza interventi incisivi, le emissioni dell’aviazione internazionale potrebbero raddoppiare o addirittura triplicare entro il 2050, raggiungendo valori compresi tra 1.300 e 1.800 Mt di CO2. Il trasporto aereo elettrico, sebbene ancora in larga parte sperimentale, rappresenta una delle promesse valide per un’aviazione più sostenibile.

A livello europeo, il programma Horizon Europe destina fondi significativi alla ricerca sull’aviazione sostenibile, con particolare attenzione allo sviluppo di tecnologie elettriche e a idrogeno. Nonostante il potenziale degli aerei elettrici, il settore deve affrontare numerose sfide. L’autonomia limitata li rende adatti principalmente a voli regionali, mentre lo sviluppo di infrastrutture di ricarica richiede ingenti investimenti.

I cinque luoghi comuni sull’elettrico

Anche in questa edizione Repower continua il lavoro di debunking per impostare un dibattito pubblico sulla mobilità sostenibile, facendo riferimento a dati e informazioni corrette. A partire dall’identificare i cinque luoghi comuni sull’elettrico.

Le auto elettriche hanno un costo iniziale generalmente più alto rispetto a quelle a combustione, ma risultano più economiche nel lungo periodo. I minori costi di gestione contribuiscono a compensare rapidamente l’investimento iniziale.

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Contrariamente alla credenza diffusa, l’Italia sta facendo significativi progressi nell’implementazione di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici (+28% di punti di ricarica pubblici rispetto al 2023). La rete delle colonnine su suolo pubblico è in continua crescita, così come quella di strutture alberghiere e ristoranti. Secondo i dati di Eviaggio, sono oltre 2.300 le strutture che offrono questo servizio ai turisti.

Il terzo luogo comune da sfatare è che le auto elettriche non hanno un’autonomia sufficiente a compiere grandi viaggi. Secondo l’elaborazione Motus-E su dati EV-Volumes, l’86% delle auto elettriche sul mercato garantisce un’autonomia adeguata per coprire oltre il 98% degli spostamenti quotidiani dei cittadini europei, come evidenziato da una ricerca del 2022 su 46.000 veicoli in 17 Paesi.

Dal 2015 al 2024, l’autonomia media delle auto elettriche in Europa è cresciuta del 91%, passando da 211 km a 400 km, con modelli che ora superano i 700 km.

I tempi di ricarica sono lunghi. La risposta in questo caso è: “dipende”. La durata della ricarica dipende da diversi fattori, ma grazie ai progressi nell’infrastruttura e nei veicoli stessi, i tempi sono sempre più ridotti e adatti a diverse esigenze. Le stazioni ultrafast permettono di ricaricare l’80% di una batteria da circa 75 kWh in tempi che vanno dai 18 ai 30 minuti. Anche per chi utilizza la ricarica domestica, con una Wall Box da 7,4 kW si può ricaricare completamente una batteria di dimensioni medie in poche ore e, per utilizzi prevalentemente cittadini, molte auto elettriche possono raggiungere una carica significativa con potenze più basse, come quelle delle colonnine da 22 kW.

Se fa freddo, le auto elettriche si scaricano subito. La realtà è diversa, riporta il White Paper, le batterie al litio subiscono una riduzione temporanea dell’autonomia alle basse temperature, ma con alcuni accorgimenti è possibile ottimizzarne l’efficienza. Studi come quelli di Recurrent, su oltre 10mila veicoli in tutti gli Stati Uniti, e Geotab, con 4.200 auto monitorate, dimostrano che, pur con perdite variabili (fino al 40% tra -1 e -7 °C e fino al 50% a -15 °C), l’autonomia resta sufficiente per la maggior parte degli utilizzi quotidiani.

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