Il ministero dell’Economia è impegnato a cercare una soluzione rispetto all’Imu delle scuole paritarie, attraverso il recepimento con legge delle istruzioni da parte dell’amministrazione finanziaria. Leo ha anche anticipato che si sta lavorando ai chiarimenti per il versamento dell’Ici non pagata, tra il 2006 e il 2011, da parte degli enti non commerciali per immobili utilizzati in modo non esclusivo, misura che dovrebbe chiudere una procedure d’infrazione Ue.
Si tratta di due questioni che suscitano grandi timori nel mondo del non profit e delle istituzioni religiose, su cui il vice ministro dell’Economia, Maurizio Leo, non si è sottratto nel corso di un incontro promosso dall’Università pontificia Salesiana, tenutosi ieri a Roma e dedicato a «Il recupero del patrimonio immobiliare verso l’economia sociale».
Partiamo dall’Imu per le scuole paritarie, che pur essendo di proprietà privata costituiscono, insieme con gli istituti statali, il sistema pubblico di istruzione, come stabilisce in modo inequivocabile la legge voluta dall’ex ministro Luigi Berlinguer, la 62/2000, pensando che l’educazione è frutto di più voci, “alleanze” e integrazione.
Per superare la valutazione caso per caso il vice ministro Leo ha proposto di recepire in legge le istruzioni ai modelli Imu, agganciando l’esenzione al rispetto dei costi standard.
C’è poi il problema, complesso, del recupero dell’Ici 2006-2011. La legge anti infrazioni del 2024 ha precisato i destinatari: gli enti non commerciali soggetti all’obbligo di restituzione sono tutti quelli che nel 2012 o nel 2013, applicando le regole Imu/Tasi (in sostituzione dell’Ici), hanno dichiarato o, in ogni caso, versato una somma superiore a 50mila euro, anche in seguito a un accertamento del Comune.
Per Leo si può cercare di approfondire gli spazi – per gli anni contestati – collegati agli aiuti de minimis, fuori dal perimetro dell’aiuto di Stato contestato dalla Ue: in particolare, per quegli anni i limiti sono 200mila euro in un triennio, 500mila sempre nei tre anni per chi esercita servizi di interesse generale. Verrà dato un peso anche alla difficoltà da parte degli enti coinvolti – per un periodo così risalente – di trovare tutta la documentazione di prova.
Infine, nell’ambito delle delega fiscale, tra i vari dossier è già aperto quello relativo al governo delle scelte conseguenti l’autorizzazione europea rispetto ai regimi fiscali previsti dai decreti legislativi 112 e 117 del 2017, relativi all’impresa sociale e al Codice del Terzo settore. «La lettera dell’Unione europea – ha confermato Leo – dovrebbe arrivare a breve e si dovrebbe finalmente dare attuazione all’articolo 79 del Dlgs 117/17. Dobbiamo affrontare il tema del passaggio degli enti dalla commercialità alla non commercialità, una transizione che fa emergere plusvalenze per i patrimoni iscritti a bilancio. Possiamo scegliere tra un’imposta sostitutiva, che porterebbe gettito allo Stato, o la neutralità dell’operazione. La decisione verrà assunta tenendo conto delle compatibilità finanziarie per le casse dello Stato».
Le parole di Leo sulle scuole paritarie sono state accolte con un sospiro di sollievo da parte di Elio Cesari, presidente del Centro nazionale delle opere salesiane, che ha ribadito come i conti per le paritarie siano molto difficili, visto che gli studenti continuano a calare (oggi 700mila, negli anni ’70 erano due milioni) e i costi dell’offerta educativa continuano a salire.
Il ministero dell’Economia, insieme al Lavoro, costituisce uno dei punti di riferimento per il non profit. L’Economia è anche la cabina di regia per l’Action plan sull’economia sociale, voluto dall’Europa e che deve essere completato entro novembre. A coordinare i tavoli, il sottosegretario Lucia Albano: l’obiettivo è modulare lo sviluppo economico – con i vari attori – tenendo conto dei bisogni delle persone, investendo sugli interessi collettivi. Albano – durante il convegno – ha anche parlato dell’Osservatorio sul patrimonio immobiliare pubblico: si parte dalla consapevolezza dei numeri per cercare di valorizzare gli immobili e rispondere così alle esigenze sociali dell’abitare, di studenti, coppie e aziani. «Non si tratta solo di mettere a disposizione una casa, con risparmio di territorio e cercando di mitigare i consumi energetici. L’obiettivo è creare le condizioni per un abitare sostenibile, che guarda alla qualità della vita e delle relazioni». Parole, queste di Albano, in consonanza con quelle del cardinale di Bologna, Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana. La riflessione di Zuppi è partita dalla necessità di valorizzare il patrimonio della Chiesa, stando attenti a non cedere al rischio del profitto, trasformando i palazzi in resort o in magazzini del lusso. Occorre – ha detto Zuppi – che il patrimonio oggi inutilizzato o sotto impiegato sia convertito nel rispetto della finalità originaria, il bene della comunità. Un obiettivo ribadito da Luigi Gaetani, presidente della Conferenza italiana dei superiori maggiori, che ha invitato alla fedeltà sui carismi ”intangibili” dei beni, l’attenzione alla persone e ai più fragili. In questo senso ha sottolineato il valore della riforma del Terzo settore che costituisce, anche per le realtà religiose, un terreno di alleanze per attività rivolte a interessi generali.
Le congregazioni – ha detto – sono disponibili nel mettere a disposizione immobili nel segno della solidarietà, per esempio anche per studentati.
Di alleanze per far rifiorire territori oggi marginali ha parlato anche Nino La Spina, presidente delle Pro Loco d’Italia.
Per far marciare l’economia sociale, le azioni di valorizzazione dei patrimoni, ma anche per costruire presidi di socialità occorrono professionalità e competenze: un tema su cui è impegnata, anche in raccordo con università ed enti di ricerca Banca Intesa, come ha sottolineato Elisa Zambito, responsabile Education ed ecosistem per il gruppo.
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