Papa Francesco all’Angelus: “proseguo fiducioso il ricovero al Policlinico Gemelli”. Tre anni di guerra in Ucraina, “ricorrenza dolorosa e vergognosa per l’umanità” (S.C.)

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“Da parte mia, proseguo fiducioso il ricovero al Policlinico Gemelli, portando avanti le cure necessarie; e anche il riposo fa parte della terapia! Ringrazio di cuore i medici e gli operatori sanitari di questo Ospedale per l’attenzione che mi stanno dimostrando e per la dedizione con cui svolgono il loro servizio tra le persone malate”. E dal decimo piano del nosocomio romano filtrano notizie un po’ più rassicuranti, anche se il Papa continua ad usare i naselli dell’ossigeno ad alto flusso: non ci sono state altre trasfusioni, mangia normalmente, non è intubato in nessun modo. Intanto continuano gli esami clinici e stasera, intorno alle 19, è previsto un aggiornamento su come sono andati per dare modo ai risultati di rientrare e ai medici di vederli. Insomma le condizioni descritte ieri sembrano aver riguardato una crisi rientrata.

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Le uniche dichiarazioni ufficiali sulla salute di Papa Francesco, che non riceve visite, è il laconico comunicato vaticano rilasciato alle ore 8: “La notte è trascorsa tranquilla, il Papa ha riposato”. Difficile trarne una previsione attendibile per quanto accadrà nelle prossime ore, ma certo il tempo gioca a favore di una guarigione, trattandosi di complicazioni, potenzialmente anche molto gravi, di un’affezione bronchiale, poi evoluta in polmonite bilaterale, che dunque la terapia antibiotica dovrebbe debellare.

Nel messaggio scritto che ha sostituito l’appuntamento tradizionale delle 12 per l’Angelus, Francesco ha ricordato inoltre che “si compie domani il terzo anniversario della guerra su larga scala contro l’Ucraina: una ricorrenza dolorosa e vergognosa per l’intera umanità!”: parole molto forti che manifestano la preoccupazione del Pontefice che ha rinnovato la sua “vicinanza al martoriato popolo ucraino, vi invito a ricordare le vittime di tutti i conflitti armati e a pregare per il dono della pace in Palestina, in Israele e in tutto il Medio Oriente, in Myanmar, nel Kivu e in Sudan”.

Sul tema della guerra come male assoluto, il Papa ha insistito oggi anche nell’omelia letta a suo nome dall’arcivescovo Rino Fisichella in occasione del Giubileo dei Diaconi. “Un mondo dove per gli avversari c’è solo odio è un mondo senza speranza, senza futuro, destinato a essere dilaniato da guerre, divisioni e vendette senza fine, come purtroppo vediamo anche oggi, a tanti livelli e in varie parti del mondo. Perdonare, allora, vuol dire preparare al futuro una casa accogliente, sicura, in noi e nelle nostre comunità”. Nel testo il Pontefice ha sottolineato tre aspetti del diaconato: il perdono, il servizio disinteressato e la comunione. “Per crescere insieme, condividendo luci e ombre, successi e fallimenti gli uni degli altri, è necessario saper perdonare e chiedere perdono, riallacciando relazioni e non escludendo dal nostro amore nemmeno chi ci colpisce e tradisce”, ha scritto Bergoglio. E il diacono, investito in prima persona “di un ministero che lo porta verso le periferie del mondo, si impegna a vedere – e a insegnare agli altri a vedere – in tutti, anche in chi sbaglia e fa soffrire, una sorella e un fratello feriti nell’anima, e perciò bisognosi più di chiunque di riconciliazione, di guida e di aiuto”.
Rivolgendosi ai “fratelli Diaconi” – 23 quelli che hanno ricevuto il Ministero – li ha esortati a svolgere “il lavoro gratuito” accompagnandolo “il più possibile con un sorriso, senza lamentarvi e senza cercare riconoscimenti, gli uni a sostegno degli altri, anche nei rapporti con i Vescovi e i presbiteri”. “Il vostro agire concorde e generoso – precisa – sarà così un ponte che unisce l’Altare alla strada, l’Eucaristia alla vita quotidiana delle persone; la carità sarà la vostra liturgia più bella e la liturgia il vostro più umile servizio”. Infine il Papa chiede al diacono “la gratuità come fonte di comunione. Dare senza chiedere nulla in cambio unisce, crea legami, perché esprime e alimenta uno stare insieme che non ha altro fine se non il dono di sè e il bene delle persone”.

“È così che si costruisce la comunione: dicendo al fratello e alla sorella, colle parole, ma soprattutto coi fatti, personalmente e come comunità: ‘per noi tu sei importante’, ‘ti vogliamo bene’, ‘ti vogliamo partecipe del nostro cammino e della nostra vita’. Questo fate voi: mariti, padri e nonni pronti, nel servizio, ad allargare le vostre famiglie a chi è nel bisogno, là dove vivete. Così la vostra missione, che vi prende dalla società per immettervi nuovamente in essa e renderla sempre piu’ un luogo accogliente e aperto a tutti, è una delle espressioni più belle di una Chiesa sinodale e ‘in uscita”. “Apostoli di perdono, servitori disinteressati dei fratelli e costruttori di comunione” sono i diaconi nella gratuità, ha concluso il Papa.

Sante Cavalleri



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