Immunità parlamentare, da privilegio dei re a garanzia per tutti

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L’immunità politica è un principio fondante delle democrazie moderne e una conseguenza della separazione dei poteri; lo scopo è proteggere i parlamentari eletti da eventuali attacchi giudiziari arbitrari e motivati da finalità eversive. In sostanza si configura come una forma di garanzia dell’equilibrio democratico. Ma non sempre è stato così, al contrario nel mondo antico l’immunità era strettamente connessa allo status sociale e determinava una chiara condizione di privilegio e non un diritto universale.

È il caso dell’antica Roma in cui le famiglie patrizie o nobiliari che detenevano una grande influenza politica ed economica spesso godevano di immunità dalle leggi ordinarie e soprattutto dai tributi fiscali. I membri dell’ élite romana, che avevano ruoli di governo o possedevano terre, non erano obbligati a pagare le imposte come invece era d’obbligo per i membri della plebe.

Anche i magistrati erano esentati dalla giurisdizione ordinaria nel senso che non potevano essere perseguiti per le loro azioni durante il mandato tranne in casi estremi come nel reato di “lesa maestà”. Persino i soldati in servizio attivo non potevano essere sottoposti a procedimenti legali ordinari, se non in casi di crimini gravi. Inoltre, i generali romani, che erano tra i funzionari più potenti dell’impero, godevano di un’ulteriore protezione che li esentava da qualsiasi responsabilità legale durante il loro comando militare. Esisteva anche una forma di “immunità religiosa”, prerogativa di sacerdoti e vestali protetti dalle leggi ordinarie in virtù della sacralità della loro funzione.

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Nel Medioevo, la nozione di immunità si estende con l’istituzione e il consolidamento del potere ecclesiastico. La Chiesa cattolica, in particolare, gode di una protezione speciale. I chierici, ad esempio, erano esentati dalla giurisdizione civile e penale dei tribunali laici, un privilegio che divenne una parte fondamentale del corpus giuridico medievale. Il diritto canonico, infatti, stabiliva una netta separazione tra giustizia religiosa e civile.

Un caso significativo si ebbe durante il pontificato di Papa Innocenzo III, che, all’inizio del XIII secolo, amplia i diritti di immunità per il clero, in particolare per i vescovi e gli abati. Questo contribuisce a consolidare l’influenza della Chiesa sulla politica e sulle leggi dei regni cristiani, creando una gerarchia che poneva il potere spirituale al di sopra delle leggi terrene.

Dopo il Rinascimento, la nozione di immunità acquisisce un significato centrale nella formazione delle monarchie assolute: i sovrani vengono elevati a un livello quasi divino. È il filosofo francese Jean Bodin che nel suo trattato Les Six Livres de la République (1576), teorizza il concetto di sovranità assoluta,

con l’idea che il monarca fosse al di sopra della legge e non potesse essere perseguito o giudicato. L’esempio esempio più lampante riguarda la Francia di Luigi XIV, il Re Sole, che governò dal 1643 al 1715. Durante il suo lunghissimo regno, il monarca non poteva venire incriminato da nessun tribunale, in quanto era considerato l’incarnazione dello Stato stesso, «l’état c’est moi».

È con la Rivoluzione Francese del 1789, che l’idea di immunità subisce una trasformazione radicale, quasi un rovesciamento. La dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino (1789) sancisce il principio di uguaglianza davanti alla legge, riducendo notevolmente le applicazioni degli antichi privilegi riservati a clero e nobiltà.

Nel XIX e XX secolo, con l’affermarsi dei regimi parlamentari, si definisce il principio dell’immunità parlamentare come lo intendiamo noi oggi. Un passaggio emblematico fu la British Parliamentary Immunity, che a partire dal XVII secolo stabilì che i membri del Parlamento non potessero essere arrestati durante le sessioni parlamentari, a meno che non fossero accusati di crimini gravi. La protezione degli individui dal sistema legale ordinario fu motivata dal principio che l’indipendenza del legislatore fosse essenziale per un governo democratico.

L’evoluzione storica della nozione di immunità mostra un movimento graduale verso una maggiore responsabilizzazione dei poteri politici, sia nazionali che internazionali. Mentre in epoche passate l’immunità era spesso uno strumento di protezione per i potenti, oggi essa è soggetta a un bilanciamento tra le esigenze di giustizia e la protezione dell’indipendenza delle istituzioni politiche. Gli sviluppi contemporanei, come quelli legati alla Corte Penale Internazionale, stanno cercando di ridurre l’impunità politica, ma restano ancora significative controversie sulla sua applicazione in ambiti nazionali e internazionali. La sfida futura consisterà nel garantire un equilibrio che tuteli i diritti fondamentali senza compromettere l’efficacia delle funzioni politiche e governative.



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