Il governo ha rinviato di almeno un anno la riforma della disabilità. Le associazioni: “Vogliono affossarla”

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Doveva essere la legge epocale a sostegno delle persone con disabilità, suscitando grandi aspettative e speranze. La cosiddetta riforma delle Disabilità invece slitterà di almeno un anno e sarà resa operativa solo a partire dal primo gennaio 2027. È quanto stabilito dal voto alla Camera (165 voti sì, 105 contrari e 3 astenuti) con il decreto Milleproroghe. La conversione in legge era stata approvata anche dal Senato, quindi non occorrono ulteriori votazioni in Parlamento. Si tratta di una legge, pubblicizzata non poco dal governo Meloni, molto attesa dalle persone con disabilità e le loro famiglie perché mette nero su bianco la nuova valutazione multidimensionale per elaborare il Progetto di vita individuale e personalizzato, definisce la condizione di disabilità, introduce l’accomodamento ragionevole, riforma le procedure di accertamento dell’invalidità civile e disciplina normative inerenti alcuni fondamentali aspetti di vita delle persone in condizioni di fragilità. L’obiettivo della “storica” riforma è quello di rimuovere gli ostacoli ed attivare sostegni utili ad esercitare le libertà e i diritti civili e sociali nei vari contesti di vita, scelti liberamente proprio dalla persona con disabilità. Il decreto modifica l’attuale contesto normativo, in particolare la legge 104 del 1992, presentando anche aspetti ritenuti innovativi da diverse associazioni tra cui la Federazione italiana per i diritti delle persone con disabilità e famiglie (Fish) e la Federazione tra le associazioni nazionali delle persone con disabilità (Fand).

Il rinvio a sorpresa: nessuno era stato pre allertato – Tutto questo è stato rimandato di almeno 365 giorni e a subirne le conseguenze saranno, ancora una volta, proprio coloro che dovevano invece beneficiarne. Va rimarcato che nei giorni scorsi non ci sono state comunicazioni in tal senso da parte della ministra per le disabilità Alessandra Locatelli né dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità. Da quello che risulta a ilfattoquotidiano.it le associazioni che non sono state pre-informate in merito a questo rinvio e hanno ricevuto la notizia come una vera e propria doccia fredda. “Il cambiamento è iniziato e indietro non si torna”, aveva scritto Locatelli il 19 febbraio sul sito del ministero senza minimamente menzionare l’eventualità di uno slittamento della riforma. Solo 24 ore dopo viene invece ufficializzato il rinvio. Una notizia che getta nello sconforto e incertezza i diretti interessati. Oltre allo slittamento temporale è stato comunicato che aumenterà il numero delle province, se ne aggiungono altre 11 dal 30 settembre 2025 alle 9 già presenti dal 1 gennaio di quest’anno, dove sarà operativa la fase di sperimentazione del nuovo sistema previsto dal decreto legislativo n. 62 del 2024 che rende, in particolare, più semplice il sistema di accertamento dell’invalidità civile e introduce la nuova valutazione multidimensionale per la formulazione del Progetto di vita individuale e personalizzato.

Le reazioni del mondo associativo – Non sono mancate le fortissime critiche al rinvio. “Adesso basta, senza Riforma sulla disabilità non c’è futuro. La possibilità di ottenere il proprio Progetto di vita personalizzato e partecipato, è già posta sotto attacco, grazie ad una stravaganza legislativa che prevedeva un anno di sperimentazione. Ma le leggi non si sperimentano, si attuano”. A dirlo sono il Coordinamento nazionale contro la discriminazione delle persone con disabilità (PERSONE), il Movimento antiabilista e l’Unione nazionale delle associazioni per la salute mentale (UNASAM). “Questo dilazionare i tempi”, aggiungono, “tradisce la volontà di affossare la riforma: pare che il governo stia scegliendo di seguire gli interessi economici legati soprattutto al finanziamento delle strutture istituzionalizzanti anziché garantire i diritti delle persone con disabilità, rappresentate ai tavoli dagli stessi gestori di tali strutture. Se questa deriva verrà confermata dai fatti, lo riterremo direttamente e inequivocabilmente responsabile”.

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Sul tema interpellato da ilfattoquotidiano.it è Giovanni Barin, vice presidente di Genitori Tosti in Tutti i Posti: “Credo che il nodo sia, come sempre, sulle risorse economiche. Se ci fossero state o fossero state adeguate, la sperimentazione avrebbe avuto risultati tali che l’attivazione dall’anno prossimo sarebbe realtà. Serve una rilevazione onesta se la norma sia possibile o meno. Alla disabilità bisogna dare risposte certe. Senza prese in giro”. Esprime critiche anche Alessandro Chiarini, presidente del Coordinamento nazionale famiglie con disabilità (Confad) che fa parte dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità: “Sono stato purtroppo facile profeta perché in occasione della riunione dell’Osservatorio tenutosi a dicembre 2024 avevo segnalato le potenziali criticità della riforma e della complessità tecnico-organizzativa nel riuscire a mettere in cantiere la sperimentazione”. Chiarini dichiara “che il provvedimento legislativo che sposta di un anno l’applicazione definitiva della riforma è arrivato a bruciapelo, di queste circostanze non siamo stati avvisati”. Durissimo anche Fortunato Nicoletti, vice presidente di Nessuno E’ Escluso. “Doveva essere la legge rivoluzionaria che mirava a cambiare le vite delle persone con disabilità e delle loro famiglie, ma per saperlo dovremo aspettare ancora un altro anno, poi chissà non abbiamo certezze”, afferma Nicoletti. “Siamo stanchi di essere illusi”, aggiunge, “le aspettative per le nostre famiglie sono vitali e non possono essere puntualmente deluse e disattese o con norme bellissime senza finanziamenti adeguati o con leggi calate dall’alto che non vanno ad intercettare i reali bisogni”. Nel frattempo le persone con disabilità e le proprie famiglie? “Rischieremo di ritrovarci in un limbo legislativo e burocratico potenzialmente esplosivo. Non possiamo permettercelo” dice Nicoletti.

L’analista: “Comprensibile il rinvio dopo l’inizio fallimentare” – Carlo Giacobini, uno dei massimi esperti italiani in materia di legislazione sulle disabilità, a ilfattoquotidiano.it dice: “Ritengo comprensibile la scelta governativa, avallata dal Parlamento, di estendere a 24 mesi la sperimentazione preliminare alla riforma della disabilità. Una scelta di buon senso in considerazione del fallimentare avvio di quella che viene evocata come svolta epocale”. L’esperto sottolinea che mancano ancora alcuni decreti attuativi, mancano atti che le Regioni dovevano approvare entro fine 2024, manca l’effettivo completamento della formazione degli operatori, mancano quegli strumenti di indirizzo sia per la valutazione di base che quella dimensionale. “Molti territori brancolano nel buio”, afferma Giacobini, “non pochi poi i problemi operativi sul fronte della valutazione di base, quella che riguarda l’invalidità civile. Impensabile che una sperimentazione degna di questo nome, con questi presupposti, si possa concludere fra 10 mesi”. L’analista pone l’accento sulla questione delle risorse economiche. “Un rinvio dei diritti? Il diritto al Progetto di vita? Un diritto che è finanziariamente condizionato dai quattrini disponibili. È dal 2000 (legge 328) che chiunque può chiedere un Progetto individualizzato e può continuare a farlo. L’unica condizione che non cambia e che non cambierà è appunto il limite delle risorse disponibili”, fa notare Giacobini. “Diventeremo bravissimi a scrivere Progetti di vita in salsa ICF, ma le risorse rimarranno uguali” denuncia. “Anche l’ampliamento della sperimentazione in altre province è comprensibile e dovuta per essere effettivamente credibile e vagamente rappresentativa. Il problema è che in quelle province assieme alla sperimentazione entrano in vigore anche un buon numero di nuovi articoli che riguardano la valutazione di base, cioè invalidità civile e disabilità (legge 104/1992), con un impatto non da poco sui cittadini e sui servizi (INPS incluso)”, termina l’analista.



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