Il consorzio Messina-Catania che si occupa del raddoppio ha spiegato: “Nessun problema per la salute”. Il Pd chiede maggiore chiarezza e certezze. Si apre la questione tir e viabilità
MESSINA – Villaggio Unrra, Contesse e il caso del presunto inquinamento derivante dal deposito della terra portata a Messina dagli scavi del raddoppio ferroviario a Nizza, dov’è stato trovato l’arsenico. Il Consiglio comunale, convocato su richiesta di Raffaele Rinaldo dal presidente del Consiglio Nello Pergolizzi, si è finalmente tenuto con l’obiettivo di fare chiarezza sulla domanda principale: c’è o non c’è un pericolo per gli abitanti della zona? A partecipare sono stati diversi interlocutori, tra cui il sindaco Federico Basile, il deputato regionale Giuseppe Lombardo, che ha evidenziato la quesitone diversi mesi fa, il vicepresidente della II municipalità Giovanni Danzi, il consorzio Messina-Catania lotto nord che materialmente sta portando avanti i lavori, l’Asp e l’osservatorio ambientale del raddoppio ferroviario Giampilieri-Fiumefreddo, con Salvo Puccio nella doppia veste di componente e di direttore generale del Comune di Messina.
Assenti, però, tre protagonisti della vicenda: Rfi, Italferr e Arpa. È stato Pergolizzi a spiegare di non aver ricevuto notizie prima di far esporre a Rinaldo la questione, in qualità di primo firmatario e in rappresentanza di tutti i consiglieri che hanno sottoscritto la delibera. “Vogliamo delle risposte che possano fare chiarezza – ha spiegato il consigliere di ‘Con De Luca per Basile’ -. Ringrazio tutti i colleghi che hanno voluto controfirmare la richiesta, visto il tema importante. Si parla di benessere dei cittadini e non vogliamo fare polemica, ma è giusto ci sia chiarezza e risposte. Da sempre diciamo che abbiamo la monorotaia dei Borboni e che vogliamo le opere che possano portare benessere al territorio. Ma bisogna farle senza intaccare il benessere e la salute dei cittadini. Lì abbiamo un deposito di circa 50mila mq che parte da Villaggio Unrra e si estende per tutto Contesse. Rfi in questo deposito ha depositato e stoccato tutta la terra di scavo prelevata dai cantieri del raddoppio. Il 22 ottobre del 2024 l’onorevole Pippo Lombardo ha presentato un esposto alla Procura per un presunto quantitativo di arsenico in questi luoghi degli scavi. Il limite di legge dell’arsenico in un centro abitato è di 20 milligrammi per chilo, che può salire a 50 nelle zone residenziali, ma se sale a 100 è già normale avere paura e sospetti, soprattutto perché i cittadini non hanno avuto notizie. Dopo questo esposto è intervenuta la magistratura in una parte di cantiere, con 20mila mq di cantiere sotto sequestro. Le segnalazioni che ci sono arrivate parlano di decine di tir nel villaggio Unrra. Sappiamo tutti che c’è una sola via d’accesso e uscita e che ci sono orari specifici per l’ingresso dei mezzi pesanti. Dopo i sigilli della magistratura i camion si sono fermati, ma poi hanno ripreso e sono tornate le segnalazioni. Sono coperti da teloni e non sappiamo se ci sia o meno altra terra. Su alcuni giornali è uscita la notizia che stanno portando materiale per un depuratore da costruire. La prima domanda: ci dicono che pulirà l’acqua derivante dagli scavi di Giampilieri per la galleria Scaletta, è vero? E perché non farlo direttamente lì? E soprattutto: come possiamo rassicurare i cittadini? Inoltre ci è stato segnalato dai cittadini che i camion entrano in questo cantiere e uscendo si portano dietro terra e polvere. Abbiamo visto se queste polveri sono dentro la soglia di qualità dell’aria? Senza contare che con il vento queste polveri vengono trasportate in giro”. La preoccupazione di Rinaldo è soprattutto legata alla salute dei cittadini, alla sicurezza dei lavoratori e alle verifiche su aria, suolo e acqua: “Sappiamo bene come funziona il ciclo dell’acqua. La preoccupazione dei cittadini è alta. Tante associazioni si stanno occupando di raccolte firme e si sono mosse sul territorio”.
Il primo a parlare tra gli ospiti è stato il sindaco Federico Basile: “Attendiamo anche noi alcune risposte rispetto a un problema che il Comune conosce. Il 16 dicembre con una nota protocollata abbiamo chiesto di sapere, rispetto a questo deposito temporaneo, diverse cose come la qualità del terreno, acque meteoriche, piano d’intervento emergenza e inquinamento e tutto quanto detto dal consigliere Rinaldo. La richiesta è stata fatta al consorzio Messina-Catania lotto nord. Nel giro di poco è arrivato il sequestro e abbiamo chiesto una documentazione con le stesse richieste. I fari li abbiamo accesi dopo le lamentele di chi vive in quella zona: non si dovevano avere questi disagi. L’amministrazione ha chiesto la stessa chiarezza che chiedete voi oggi”.
Il consorzio: “L’arsenico non si propaga con le polveri”
L’ingegnere Antonio Puleo del consorzio Messina-Catania lotto nord, l’impresa esecutrice dei lavori: “È stata evidenziata una presenza di arsenico superiore ai limiti e noi stessi abbiamo comunicato agli enti il superamento, prima del 22 ottobre citato precedentemente. Noi stessi abbiamo proposto di fare analisi nei materiali depositati nelle aree di stoccaggio per verificare che non ci fossero superamenti dei limiti. Abbiamo fatto con l’Arpa una campagna di analisi molto approfondita. Il materiale deve essere gestito in questi casi come rifiuto. Ma deve essere chiaro che non si tratta di un rifiuto pericoloso e ha livello di arsenico largamente inferiore ai limiti. Le concentrazioni di cui si parla sono 50 microgrammi, per essere precisi. Ma l’arsenico non si propaga con le polveri, è stoccato in un’area impermeabilizzata e asfaltata, e avevamo iniziato anche lo smaltimento presso impianti idonei sia in Sicilia sia in Calabria. Poi è intervenuto il sequestro. Noi abbiamo fatto istanza per riprendere le attività di smaltimento. Ciò che ci preme sottolineare è che questo materiale non deve generare preoccupazione nella popolazione perché non può creare problemi alla salute tramite le polveri e non si può infiltrare nella falda. Capisco comunque che abbiamo la richiesta di informazioni e ci fa piacere poter dare riscontro a queste domande”. Di fatto questa è praticamente l’unica risposta che si avrà in tutto l’arco della seduta.
L’Asp “mai tirata in ballo”
La dottoressa Caruso, capodipartimento di prevenzione dell’Asp di Messina, ha poi sottolineato un aspetto importante relativo al ruolo della stessa azienda: “Non è mai arrivato da noi un progetto perché è partito direttamente approvato dal ministero”. E il dottor Natale Lombardo, responsabile del dipartimento tutela della Salute, inquinamento ambiente e idriche dell’Asp, ha sottolineato che “non abbiamo avuto alcuna segnalazione di problemi di salute collegati a questo deposito”. Ma l’Asp ha anche spiegato di non essere stata coinvolta nella fase preparatoria del progetto e di non essere “mai stata tirata in ballo”.
Lombardo: “Fermare i lavori”
Tra gli ospiti anche il deputato regionale di Sud chiama Nord Giuseppe Lombardo che ha ringraziato i consiglieri per aver chiesto il Consiglio comunale e ha attaccato i protagonisti della vicenda: “L’abbiamo scoperto per caso il 16 di ottobre quando il consorzio ha scritto ad Arpa che erano state superate queste soglie e per questo chiedevano come gestire il materiale”. E ancora: “Ci dobbiamo porre il problema della salute, delle polveri sottili, ma anche della viabilità visto che quando si partirà tra qualche mese con l’altro cantiere ci saranno oltre 300 mezzi pesanti che dovranno passare dal villaggio Unrra per la galleria di Giampilieri. Parliamo di 2mila 500 tonnellate al giorno di materiale. Non sono i cittadini del villaggio a dover fare questi conti sulla loro pelle. Bisogna fermare i lavori finché non si troverà una viabilità adeguata, e non perché non vogliamo l’opera ma perché dobbiamo tutelare la vivibilità e la salute dei cittadini”.
Argomenti condivisi anche dal vicepresidente della seconda municipalità Giovanni Danzi, che ha ripercorso quanto fatto in questi mesi. Poco prima a parlare è stato anche Salvo Puccio, nel doppio ruolo di direttore generale e componente dell’osservatorio ambientale del raddoppio ferroviario Giampilieri-Fiumefreddo, che ha assicurato “che si sta approfondendo la questione della viabilità, rapportandoci direttamente con gli enti in questione. Sono aspetti, tutti, già sollevati al consorzio”.
Il Pd all’attacco: “Disagi così, figurarsi col Ponte”
È stato per il Pd a passare all’attacco, con Felice Calabrò e Antonella Russo a chiedere risposte sulla sicurezza, sulla viabilità e sulla salute. La consigliera Russo in particolare ha dato i voti ai protagonisti, e tra promossi (solo l’onorevole Lombardo) e bocciati (tutti gli altri), ha parlato di “uno scarica barile che non fa bene alla città, togliere questo materiale da una parte e scaricarlo dall’altra parte. Anche l’onorevole Marino del Pd ha fatto un’interrogazione parlamentare in merito al ministro della Salute”. Ma soprattutto entrambi hanno sottolineato come “quello che stiamo assaggiando è un miliardesimo rispetto a quello che proveremo quando si partirà col Ponte. Questo è solo un antipasto o un aperitivo di quello che succederà. Non si possono avere posizioni ondivaghe anche sul Ponte. Ci vuole chiarezza e serve mettere prima di ogni cosa la salute dei cittadini”.
Il dibattito è stato serrato e i consiglieri si sono ripromessi di stilare un documento condiviso da presentare come mozione durante la prossima seduta, da votare e con cui chiedere risposte e, forse, anche la sospensione dei lavori per i motivi sviscerati nel pomeriggio. Il Pd nella parte finale dei lavori, con Alessandro Russo, ha evidenziato la delusione per un consiglio “a ranghi così ridotti” su un tema così importante come la salute dei cittadini: “Qui nessuno deve mettere o voler mettere bandierine e basta. Oggi ci troviamo ognuno a dover dire: perché non ci rispondono? E veniamo ad apprendere che il sindaco, massima autorità sanitaria della città, a dicembre e a gennaio ha scritto e ricevuto risposte non pienamente soddisfacenti. Ma perché non si è scapicollato in questi mesi a pretendere dalla grande impresa risposte che avrebbero già motivato oggi la sospensione dei lavori? E dovremmo farlo noi oggi? C’è una concezione che mi fa paura, quella secondo cui l’opera pubblica debba decidere del territorio attraverso balletti di responsabilità e discussioni che non portano a una certezza. Questa terra messa lì è sì o no un problema di salute pubblica? Nessuno ci ha risposto. Oggi abbiamo avuto un muro di gomma davanti. L’idea è che io metto i soldi, io realizzo, e tu territorio stai zitto? Oggi nessuno sta contestando l’opera che è necessaria eccome, ma le modalità vanno discusse e la salute deve essere tema di dibattito sempre e comunque. È successo la stessa cosa durante le commissioni Ponte, con i dipartimenti mai coinvolti per le opere sul territorio. Ma come possiamo gestire una grande opera del genere se non riusciamo ad avere una risposta a una cosa simile? Quello che succede oggi succederà moltiplicato per mille con il ponte nei prossimi mesi. Ribadisco allora la nostra richiesta: presidente Pergolizzi, si faccia interprete di tutti noi nell’investire gli organi oggi assenti e si ottenga una risposta chiara sul pericolo, sì o no, per la salute pubblica. Se non arrivano le risposte la mozione da proporre è di immediata sospensione di accatastamento di quelle terre”.
La vicenda è tutt’altro che chiusa. I consiglieri hanno promesso di tornare sul tema e attendono le documentazioni richieste. La mozione si farà, ma soltanto se sarà condivisa da tutti e sempre alla ricerca di una risposta chiara sulla salute delle persone. Il tema della viabilità quando partirà il cantiere di Giampilieri, inoltre, andrà affrontato nuovamente, soprattutto perché centinaia di camion al giorno lungo la SS114 rischiano di intasare un traffico già congestionato in tutta la zona sud.
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