I giudici smentiscono Meloni anche sui balneari

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Il Tar Liguria ha disapplicato la norma del decreto Salva Infrazioni che proroga per l’ennesima volta le concessioni balneari, perché in contrasto con le regole europee. Un accordo tra l’Italia e la Commissione europea circa la proroga stessa non può prevalere su tali regole

Quando, nel settembre scorso, con il decreto Salva Infrazioni, il governo aveva disposto l’ennesima proroga alla durata delle concessioni balneari fino al settembre 2027, avevamo avanzato dubbi sulla legittimità della decisione.

Giorgia Meloni aveva fondato il decreto su un accordo con la Commissione europea, per cui i balneari potevano stare tranquilli ancora per qualche anno. Su queste pagine sottolineammo che un eventuale benestare di Bruxelles a una nuova proroga non avrebbe potuto consentire l’elusione della direttiva Bolkestein, come interpretata dai giudici amministrativi.

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Nei giorni scorsi il Tar della Liguria (sentenza n. 183) ha confermato la tesi che avevamo sostenuto. L’accordo con la Commissione europea, in base a cui il governo ha reputato di disporre la proroga in questione, non autorizza il mancato rispetto delle regole europee da parte dell’Italia.

La storia

Nel novembre 2021, l’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato aveva disposto che le concessioni demaniali marittime, già beneficiarie di molte proroghe automatiche, cessassero i loro effetti al 31 dicembre 2023 e che le previsioni di ulteriori proroghe ex lege fossero considerate da giudici e organi amministrativi come non esistenti.

Le nuove assegnazioni sarebbero dovute avvenire mediante selezioni imparziali e trasparenti, ai sensi della direttiva Bolkestein. Il termine del 31 dicembre 2023 fu recepito dal governo di Mario Draghi nella legge annuale per la concorrenza 2021, adottata nell’agosto 2022, salvo che «ragioni oggettive» impedissero la conclusione delle gare, per cui la scadenza poteva essere differita a fine 2024.

Ma il governo di Giorgia Meloni, in sede di conversione del decreto Milleproroghe per il 2023, spostò rispettivamente al 2024 e al 2025 i termini fissati da Draghi, con la motivazione che fosse necessario effettuare una mappatura delle spiagge. Si trattava di un espediente, stigmatizzato anche dalla Commissione Ue. Dal marzo 2023, una serie di sentenze hanno stabilito che la proroga voluta da Meloni andasse disapplicata, in conformità alla decisione del 2021 del Consiglio di Stato.

Nonostante ciò, il governo ha sancito una nuova proroga, che solo formalmente pare non automatica, essendo finalizzata a «consentire l’ordinata programmazione delle procedure di affidamento», da avviare entro il 30 giugno 2027. Di fatto, la norma del Salva Infrazioni offre ai Comuni l’ennesima via di fuga, lasciandoli liberi di scegliere tra proroga e gare. Inoltre, nel caso in cui le concessioni in essere scadano senza che l’ente locale abbia indetto una gara, la proroga scatta comunque automaticamente. E la mancata definizione da parte del governo dei criteri per il calcolo dell’indennizzo ai concessionari uscenti di fatto costringe i comuni ad attenderne la definizione, mediante decreti attuativi, prima di procedere alle procedure di affidamento competitive, con conseguente rinnovo nel frattempo delle concessioni esistenti.

I Tar

Già lo scorso dicembre il Tar Liguria (sentenza n. 869) aveva disapplicato, per contrasto con il diritto europeo, la norma del Salva Infrazioni sulla proroga delle concessioni, e nel gennaio 2025 lo stesso aveva fatto il Tar Campania (sentenza n. 365).

L’ultima pronuncia del Tar Liguria si segnala perché non solo disapplica nuovamente tale norma, ma sottolinea pure che, per evitare le procedure di messa a gara, «non vale invocare un accordo tra lo Stato italiano e la Commissione europea, secondo cui le Amministrazioni avrebbero l’obbligo di prorogare le concessioni balneari sino al settembre 2027: e ciò sia perché non risulta esistente un documento scritto racchiudente tale patto, sia in quanto, in ogni caso, un simile accordo non potrebbe prevalere sul dictum della Corte di Giustizia». Quest’ultima ha infatti stabilito che il rinnovo automatico delle concessioni viola il diritto dell’Unione.

Di fatto, un’intesa meramente verbale tra l’Italia e Bruxelles esiste. L’ha confermato, dopo la sentenza del Tar Liguria, un portavoce della Commissione Ue. Ma la normativa italiana non può legittimare una proroga al 2027: le gare vanno fatte quanto prima. E, infatti, la procedura d’infrazione per violazione della Bolkestein, avviata dalla Commissione nel 2020, resta tuttora aperta.

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Le regole europee non possono essere distorte con interpretazioni dettate da convenienza: ancora una volta i giudici l’hanno reso palese. E non perché essi siano ostili all’esecutivo Meloni, ma perché il rispetto del diritto è ciò che deve prevalere. Almeno fino a quando il diritto avrà un qualche valore.

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