Svitlana (in fondo, seconda da sinistra) e sua sorella Nadiia (in fondo, seconda da destra) con i loro sei figli nella loro nuova casa vicino a Sumy, in Ucraina.
© UNHCR/Oleksii Barkov
Quasi 11 milioni di ucraini hanno dovuto abbandonare le proprie case dall’inizio dell’invasione su vasta scala nel febbraio 2022.
Tuttavia, grazie al supporto dell’UNHCR, molti continuano ad avere una straordinaria resilienza, affrontando le difficoltà per ricostruire le proprie vite.
La guerra in Ucraina continua a devastare il Paese, portando distruzione, vittime e stravolgendo ogni aspetto della vita quotidiana. Case e comunità vengono ridotte in macerie, mentre milioni di persone vivono nell’incertezza e nella paura costante. Eppure, nonostante le perdite, gli ucraini trovano la forza di resistere, adattarsi e ricostruire il proprio futuro.
Le sorelle Nadiia Gryshyna e Svitlana Kartashova sono rimaste senza casa e senza risorse dopo essere state costrette a fuggire a causa dell’intensificarsi degli attacchi nei pressi del loro villaggio di Velyka Rybytsia, sul fiume Psel, nel nord-est dell’Ucraina, a soli 5 chilometri dal confine con la Russia.
Le due sorelle, entrambe madri sole con sei figli, vivevano in case vicine, sulla stessa strada e coltivavano la terra nei dintorni. Per anni sono riuscite a resistere ai combattimenti, fino all’estate scorsa, quando la guerra è arrivata alle loro porte e il pericolo è diventato imminente.
Quando un proiettile ha colpito la casa di Nadiia, frantumando le finestre e danneggiando porte e tetto, lei e sua sorella hanno scelto di restare e riparare i danni con il supporto di Proliska, un’organizzazione partner locale dell’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
Due settimane dopo, una potente esplosione ha scosso le loro case. “Tutto è iniziato alle 4 del mattino, proprio mentre mi preparavo per andare al lavoro”, racconta Svitlana, 36 anni. “Ho detto a Nadiia che dovevamo evacuare i bambini perché la situazione sarebbe solo peggiorata.”
“Il nostro villaggio è troppo vicino alla linea del fronte: ogni giorno subivamo bombardamenti”, aggiunge Nadiia, 33 anni. “Era troppo da sopportare. Questa volta abbiamo capito che dovevamo salvare i bambini. Restare non era più un’opzione.”
L’organizzazione partner dell’UNHCR, Proliska, ha evacuato Nadiia, Svitlana e i loro sei figli – che avevano tra gli 8 e i 15 anni – in minibus verso la città di Sumy. Hanno portato con sé solo i documenti di identità e pochi oggetti personali. “L’evacuazione è stata molto difficile per noi”, racconta Nadiia. “Ci manca tantissimo la nostra casa, ci manca la sensazione di essere a casa, di ritrovarci in giardino per bere un caffè e chiacchierare.”
Una sofferenza senza fine
Tre anni dopo l’invasione russa su vasta scala dell’Ucraina – e undici anni dall’inizio della guerra nell’est e dall’occupazione della Crimea – attacchi, e distruzione, continuano a essere una realtà quotidiana. Tutti sono colpiti, vivono nella paura del prossimo attacco e nell’incertezza sul futuro.
Si stima che negli ultimi tre anni 10,6 milioni di ucraini siano stati costretti ad abbandonare le proprie case – alcuni, come Nadiia e Svitlana, si sono trasferiti in altre zone del Paese, mentre altri sono fuggiti e sono rifugiati in Europa e oltre. Circa un terzo della popolazione che vive ancora in Ucraina – 12,7 milioni di persone – ha bisogno di assistenza umanitaria. Con il proseguire della guerra, la sofferenza continua senza sosta.
Nel 2024, l’offensiva terrestre e gli attacchi aerei della Russia contro diverse aree di confine – inclusa Sumy – hanno costretto altre persone alla fuga, circa 200.000 solo nella seconda metà dello scorso anno, secondo le autorità locali.
Una possibilità per ricominciare
Dopo aver evacuato le sorelle a Sumy, l’UNHCR ha fornito loro assistenza in denaro contante per acquistare beni di prima necessità come cibo e medicinali e ha trovato loro una sistemazione in un centro comunitario – edifici pubblici riadattati in Ucraina per ospitare gli sfollati – oltre a distribuire coperte, materassi e kit igienici. “La cosa più importante è che siamo insieme e al sicuro”, dice Svitlana.
Le Nazioni Unite e i le organizzazioni partner stanno facendo appello per raccogliere 3,32 miliardi di dollari per finanziare la risposta umanitaria e l’assistenza ai rifugiati, per sostenere 8,2 milioni di persone tra quelle più colpite dalla guerra, sia in Ucraina che oltre i suoi confini.
L’UNHCR ha bisogno di 550 milioni di dollari per il suo lavoro all’interno dell’Ucraina, che comprende l’assistenza alle persone sfollate per trovare alloggio, oltre al supporto di emergenza e psicosociale per le famiglie colpite direttamente dalla guerra.
“Non è il momento di dimenticare i milioni di ucraini che sono stati costretti a lasciare le loro case tanti anche il loro Paese”, ha dichiarato l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi, dopo una recente visita nella regione di Sumy, dove ha incontrato Nadiia, Svitlana e altre persone che sono state costrette a fuggire.
Anche durante un conflitto, e soprattutto dopo essere stati costretti a fuggire per mettersi in salvo, la vita deve essere più che una semplice sopravvivenza. Lo scorso mese, Nadiia e Svitlana hanno compiuto un passo cruciale verso un nuovo inizio, trasferendosi con i loro figli in una casa prefabbricata di produzione ucraina, situata in un insediamento costruito dall’UNHCR insieme alle autorità locali in un villaggio a sud della città di Sumy.
“Adoriamo la nostra nuova casa”, racconta Svitlana, felice di avere di nuovo un bagno privato, riscaldamento, elettricità e mobili.
Con altre quattro famiglie già presenti e altre cinque in arrivo, una comunità stabile e resiliente sta iniziando a formarsi. “Non possiamo tornare [al nostro villaggio] perché le nostre case sono distrutte, ma ora abbiamo un posto dove possiamo ricostruire le nostre vite”, dice Svitlana.
Nadiia aggiunge: “Come famiglia, abbiamo la possibilità di ricominciare dopo tutto quello che abbiamo passato.”
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