Elezioni in Germania, vince Merz: l’analisi del Presidente IAI

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Affluenza record all’82,5% e un risultato che conferma le previsioni emerse dagli ultimi sondaggi. In Germania, come da copione, i cristianodemocratici dell’Unione Cdu-Csu di Friedrich Merz vincono le elezioni con il 28,5% delle preferenze; l’estrema destra dell’Afd guidata da Alice Weidel raddoppia i consensi arrivando al 20,8% e l’Spd, con il 16,4%, registra la performance peggiore della sua storia. Anche Die Linke sfiora il raddoppio con l’8,8% mentre i Verdi scendono all’11,6 %, portando il leader Robert Habeck a ritirarsi dalla guida del partito. I liberali di Christian Lindner e la sinistra populista (Bsw) di Sarah Wagenknecht non raggiungono invece la soglia del 5% e rimangono fuori dal Bundestag. Lindner ha già annunciato che lascerà la politica. “Se l’azione del nuovo governo sarà incisiva ed efficace, il rischio che Afd possa rafforzarsi ulteriormente verrà ridimensionato”, spiega a Fortune Italia il presidente dell’Istituto Affari Internazionali, Michele Valensise.

Presidente, per iniziare guardiamo al contesto. Che Paese è quello che è andato al voto ieri?
Un Paese in difficoltà politica, come emerso per il cattivo funzionamento della precedente coalizione di governo: l’alleanza tripartitica, infatti, non è stata considerata all’altezza delle risposte che ci si attendeva. Ma anche una Germania alle prese con la crisi economica che si protrae ormai da due anni. Gli effetti della recessione si sono fatti sentire.

Dopo la sconfitta di liberali e populisti di sinistra si va verso la ‘Grosse Koalition’, l’alleanza a due tra Cdu e Spd.
I tempi per formare la coalizione, nell’interesse della Germania ma anche dell’Europa, dovrebbero essere brevi. Non sorprende che Merz abbia dato un’indicazione preliminare parlando proprio in questo senso. Il programma dell’alleanza lo vedremo in seguito, ma ci sono delle priorità dalle quali è difficile che il nuovo governo possa prescindere.

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Quali sono?
Innanzitutto il rilancio dell’economia e misure adeguate per il lavoro. E poi le questioni relative alla sicurezza, compresa la regolamentazione dell’immigrazione illegale. Questa si pone come una priorità anche alla luce dei gravi attentati che hanno colpito la Germania negli ultimi mesi. E che hanno toccato un nervo scoperto nell’opinione pubblica. 

Temi su cui l’Afd ha costruito il suo ampio consenso. Secondo lei cosa potrebbe significare, per il futuro della democrazia tedesca, escludere il partito di Weidel dal governo?
I valori dell’Afd sono invisi alle altre forze politiche tedesche, tanto che non c’è nessuno in Germania disposto a collaborare con l’estrema destra di Weidel. Altro conto è l’agenda, fatta di priorità ed esigenze specifiche, sulla quale Afd ha costruito il suo consenso crescente. Si tratta di temi economici, del lavoro e della sicurezza: questioni con cui i vincitori dovranno necessariamente confrontarsi per rilanciare la Germania sulla via della crescita e della fiducia. E forse anche per ridurre il consenso, in parte frutto di una certa  insoddisfazione degli elettori, di cui in questo momento l’Afd gode.

Lasciare l’estrema destra all’opposizione non potrebbe rafforzarla?
I rischi in politica ci sono sempre. In questo caso molto dipenderà dall’incisività e dall’efficacia dell’azione del nuovo governo. Se le sue risposte saranno adeguate e soddisfacenti, le possibilità di un’ulteriore crescita dell’Afd saranno ridimensionate.

L’Spd ha registrato la performance peggiore della sua storia.
È un risultato amaro per un partito storico in Germania. All’interno del quale, però, mi sembra sia subito partita una riflessione da parte dei dirigenti. A riprova di questo c’è l’intenzione di Scholz di lasciare il vertice del partito e il suo annuncio che non sarà disponibile a far parte della delegazione di partito che tratterà per la costituzione del governo. Insomma, il colpo è stato avvertito. 

Che significato ha il risultato del voto tedesco a livello europeo?
Il cancelliere in pectore Merz ha detto più volte che vuole impegnarsi per un ruolo più attivo della Germania nel quadro europeo rispetto all’ultimo periodo, restituendo al Paese la sua capacità di proposta e di iniziativa. Vista la matrice culturale e politica del leader della Cdu è da prevedere che si muoverà effettivamente in quella direzione. In Europa, negli ultimi tempi, si è sentita la debolezza della Germania e questo non è stato un bene per i tedeschi né per gli europei. Ci potremo quindi trovare in una fase di rilancio dell’iniziativa tedesca, vedremo poi più esattamente in quali aree e con quali formule. Ma l’attenzione del nuovo governo per l’Europa sarà un punto fermo.



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