Udine, Friuli Venezia Giulia – Immagina un lago cristallino incastonato tra le montagne, circondato dal silenzio dei boschi e da quello del cielo. Un luogo che per millenni ha custodito una biodiversità straordinaria, offrendo rifugio a specie rare e vulnerabili. Qui, nel cuore della Zona di Speciale Conservazione Conca di Fusine, il lupo e l’orso si muovono silenziosi tra gli alberi svolgendo il loro ruolo di super predatori, il gallo cedrone danza nei corteggiamenti primaverili e le acque fredde ospitano specie delicate, legate a un ecosistema perfetto, ma fragile. Ora immagina questa quiete e questo equilibrio invaso da migliaia di persone, palchi, casse e rifiuti. È davvero questo il prezzo della musica?
Dal 19 al 26 luglio 2025, i Laghi di Fusine ospiteranno il No Borders Music Festival, un evento che promette di fondere arte e natura e che ospiterà artisti del calibro di Ben Harper, Mika e Jovanotti, che non contento delle critiche ricevute dopo il Jova Beach Party per i suoi concerti nelle spiagge più naturalizzate d’Italia ha deciso di continuare a invadere la natura con la sua musica. Questa volta però niente patrocini da parte di associazioni ambientaliste e allevamenti di polli – che combo!
Questa volta per raggiungere il Jova si potrà andare solo in bicicletta. Una trovata di marketing geniale questo “Jovanotti Bike concert”, visto che è già sold out con prevista partecipazione di oltre 5.000 spettatori. Un’idea affascinante sulla carta: musica immersa nel verde e “sostenibilità” come parola d’ordine, se non fosse che la natura non è un palco e il silenzio della foresta è uno spazio non da riempire, ma da proteggere.
LA LEGGE È STATA RISPETTATA PER AUTORIZZARE IL NO BORDERS MUSIC FESTIVAL?
Ecco perché il Coordinamento Italiano Tutela Ambienti Naturali dai Grandi Eventi – composto da 55 associazioni nazionali, enti scientifici e organi ambientalisti – ha appena inviato all’Autorità responsabile della Regione Friuli Venezia Giulia una richiesta di accesso agli atti per sapere se il Comune di Tarvisio, nell’autorizzare il programma del No Borders Music Festival, abbia acquisito l’obbligatoria dichiarazione di incidenza ambientale non significativa.
Secondo la normativa vigente, eventi di questa portata richiedono obbligatoriamente una Valutazione di Incidenza Ambientale (VIA). Questa procedura serve a verificare che la manifestazione non comprometta l’integrità dell’area protetta né lo stato di conservazione degli habitat e delle specie presenti. Solo se tale valutazione conferma l’assenza di impatti negativi, l’amministrazione comunale potrà concedere l’autorizzazione all’evento.
Trattandosi di un evento di grandi dimensioni in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico, è inoltre necessario rispettare quanto stabilito dal D.M. n. 459/2022 sui Criteri Ambientali Minimi. Questo decreto prevede, tra le altre cose, l’obbligo di uno studio di incidenza ai sensi dell’articolo 5 del D.P.R. n. 357/1997. Inoltre è richiesta l’autorizzazione paesaggistica da parte della Regione, che potrebbe dover acquisire anche il parere vincolante della Soprintendenza.
Qualora queste disposizioni non venissero rispettate, gli organizzatori potrebbero incorrere in gravi conseguenze legali. In particolare, potrebbero configurarsi reati come la distruzione o il deterioramento di habitat protetti (art. 727-bis c.p.), delitti colposi contro l’ambiente (art. 733-bis e 452-quinquies c.p.) e violazioni del Codice del Paesaggio (D.lgs. n. 42/2004, art. 181, c. 1), con le relative sanzioni. Inoltre, l’eventuale autorizzazione illegittima da parte dell’Amministrazione Comunale o Regionale potrebbe comportare responsabilità penali per favoreggiamento reale (art. 379 c.p.). Infatti, secondo il D.P.R. n. 357/1997 (art. 5, c. 8, modificato dal D.P.R. n. 120/2003, art. 6, c. 1), l’autorità competente deve acquisire preventivamente la Valutazione di Incidenza prima di approvare un intervento in un sito protetto.
UN ECOSISTEMA A RISCHIO: GLI EFFETTI SULLA FAUNA SELVATICA
Ciò che rende i Laghi di Fusine un paradiso naturale è anche ciò che li rende estremamente vulnerabili. Qui sono presenti 17 habitat e 28 specie di interesse comunitario, molte delle quali classificate come prioritarie dalla Rete Natura 2000 dell’Unione Europea. Per gli animali selvatici un evento di questa portata è un trauma. I suoni amplificati, le luci artificiali, il continuo movimento di persone e mezzi possono avere conseguenze devastanti sulla fauna locale.
Per animali come lupi e orsi, già sottoposti a forti pressioni antropiche, il rumore e l’afflusso di persone sono uno stress enorme e questi disturbi possono obbligarli a spostarsi, aumentando il rischio di scontri con l’essere umano o di investimenti stradali. Gli orsi in particolare sono molto sensibili alla presenza umana e potrebbero abbandonare temporaneamente l’area, con gravi conseguenze sulle cure parentali in atto in quel periodo dell’anno.
Molte specie di uccelli della zona, come il gallo cedrone, hanno bisogno di quiete per riprodursi e allevare i piccoli. Il disturbo causato dal festival potrebbe portare alla fuga dei genitori dai nidi, lasciando le uova o i pulli esposti ai predatori o alla morte per freddo e fame. Inoltre, il continuo calpestio di migliaia di persone può distruggere tane e habitat, alterando il delicato equilibrio ecologico della zona anche per rettili ed invertebrati, non meno importanti per l’equilibrio dell’ecosistema.
L’INQUINAMENTO INVISIBILE: NON SOLO RUMORE
Oltre al disturbo sonoro, un evento di questa portata lascia dietro di sé un impatto ambientale spesso sottovalutato, ad esempio generando inquinamento acustico. Il passaggio di migliaia di persone poi compatta il terreno, impedendo alle radici di ricevere ossigeno e acqua. Questo fenomeno, noto come compattazione del suolo, può portare alla morte della vegetazione locale e facilitare l’erosione del terreno.
Anche se l’organizzazione prevede l’accesso esclusivamente a piedi o in bicicletta, i mezzi di supporto per allestimenti, trasporto di materiali e gestione logistica saranno inevitabili. Questi veicoli possono aumentare l’inquinamento atmosferico e acustico, oltre a disturbare la fauna. E nonostante le isole ecologiche, un evento con migliaia di persone genera inevitabilmente rifiuti: bicchieri di plastica, mozziconi di sigaretta, confezioni alimentari possono finire nei corsi d’acqua o essere ingeriti dagli animali selvatici, con effetti letali.
Per gli animali selvatici un evento di questa portata è un trauma
GREENWASHING O VERA SOSTENIBILITÀ?
Gli organizzatori del No Borders Music Festival si difendono dichiarando che l’evento sarà “ecologico e sostenibile”, con misure come l’uso di materiali riciclabili, l’assenza di plastica monouso e la promozione di mezzi di trasporto alternativi. Ma basta davvero? Non possiamo più accettare il compromesso tra intrattenimento e distruzione ambientale. Se vogliamo davvero rispettare la natura dobbiamo cambiare prospettiva: non basta mitigare l’impatto, bisogna evitare di crearlo. La musica non può diventare un alibi per lo sfruttamento degli ecosistemi più fragili. Abbiamo a disposizione palazzetti, piazze, teatri, fabbriche abbandonate e luoghi in cui ci sarebbe davvero bisogno di una riqualificazione.
Perché invadere i pochi spazi di natura rimasti? È così che vogliamo avvicinare le persone alla natura? Invadendola? Un festival può durare una settimana, il danno può durare per sempre. Questa non è una battaglia contro la musica. Nessuno nega la bellezza di un concerto all’aperto, il potere della cultura, l’emozione di un grande evento. Ma non possiamo più accettare che la natura paghi il prezzo del nostro divertimento. Vogliamo davvero che i luoghi più preziosi del nostro pianeta diventino l’ennesimo sfondo per eventi di massa? Oppure possiamo immaginare un nuovo modo di vivere la cultura, che non si basi sullo sfruttamento indiscriminato della natura?
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