Creatività aumentata: il futuro dell’arte passa dalla sinergia uomo-AI

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L’intelligenza artificiale sta rapidamente trasformando il panorama creativo, sollevando interrogativi profondi sul futuro dell’ingegno umano.

Strumenti avanzati come Kling AI 1.6 per la generazione di video ultra-realistici, Midjourney per l’arte digitale, Suno AI per la musica e modelli di linguaggio come ChatGPT e Claude per la scrittura stanno ridefinendo i confini tra uomo e algoritmo.

L’AI sostituirà o potenzierà i creatori umani?

Ma i modelli generativi sempre più avanzati sono destinati a sostituire i creators umani, siano essi artisti, scrittori e musicisti, o piuttosto ad amplificarne le capacità, rendendo la creatività più accessibile e democratica?

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Lo studio “Can AI Be as Creative as Humans?”

Un recente studio intitolatoCan AI Be as Creative as Humans?”, condotto da un team di ricercatori tra cui Haonan Wang della National University of Singapore, James Zou della Stanford University e Michael Mozer di Google DeepMind, affronta direttamente questa domanda, analizzando il potenziale creativo dell’AI in relazione agli esseri umani.

Il concetto di creatività relativa

Gli autori introducono il concetto di creatività relativa, spostando il focus dalla ricerca di una definizione assoluta di creatività a un approccio comparativo: piuttosto che stabilire se l’AI sia creativa in senso universale, lo studio valuta se essa possa eguagliare le capacità creative di un ipotetico essere umano.

I ricercatori si ispirano al Test di Turing, adattandolo al contesto creativo per affrontare le sfide e le soggettività insite nella valutazione della creatività. Proposto nel 1950 dal matematico e informatico Alan Turing, questo test è un criterio per determinare se una macchina può essere considerata intelligente. L’esperimento prevede che un giudice umano interagisca, tramite un’interfaccia testuale, con due interlocutori: un altro essere umano e una macchina. Se il giudice non è in grado di distinguere l’AI dall’essere umano sulla base delle risposte fornite, allora si può affermare che la macchina ha superato il test, dimostrando un comportamento intelligente.

L’approccio comparativo

Applicando questa logica alla creatività, i ricercatori non cercano di definire un concetto assoluto di creatività, ma piuttosto di verificare se un modello generativo possa produrre opere che, sottoposte a giudizio umano, risultino indistinguibili da quelle generate da un artista. Questo approccio consente di affrontare la natura soggettiva della creatività, trasformandola in un problema comparativo: invece di chiedersi se l’AI sia creativa in senso assoluto, si analizza se possa eguagliare le capacità creative di un ipotetico essere umano.

Il potenziale degli algoritmi avanzati

Attraverso un’analisi teorica, viene dimostrato che algoritmi avanzati possono raggiungere livelli di creatività comparabili a quelli umani, a condizione che vengano addestrati su un volume sufficiente di dati condizionati, ovvero non solo opere artistiche, ma anche le condizioni e i processi che hanno portato alla loro creazione. Questo significa che l’AI, invece di sostituire gli artisti, può emergere come un creatore virtuale, capace di generare risultati simili a quelli di un artista umano.

L’AI come catalizzatore della creatività

Questi risultati suggeriscono che i modelli generativi non devono essere visti come semplici strumenti che riproducono schemi preesistenti, ma come veri e propri catalizzatori della creatività, capaci di ampliare gli orizzonti artistici e democratizzare l’accesso alla produzione creativa su larga scala.

L’integrazione dell’AI nei processi creativi consente a individui senza una formazione artistica formale di esplorare nuove forme di espressione. Ad esempio, con strumenti come Midjourney, chiunque può creare opere d’arte digitali di alta qualità semplicemente fornendo descrizioni testuali. Allo stesso modo, Suno AI permette la composizione musicale senza una conoscenza approfondita della teoria musicale. E ancora, in attesa che Sora, il modello di OpenAI per la generazione di video da input testuali, sia accessibile anche in Europa, i modelli cinesi Kling e Minimax permettono a chiunque di generare brevi video di qualità incredibile.

Nuove forme di espressione

Eppure, nonostante le sempre più avanzate capacità di questi modelli, il ruolo umano rimane centrale nel processo creativo. L’AI può generare contenuti, ma la capacità di infondere emozione e significato restano prerogative umane. Con la riduzione dei costi di produzione, il ruolo umano diventa più quello di curatore, regista e narratore, integratore di contenuti generati artificialmente.

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Questo cambiamento implica che gli artisti del futuro non saranno definiti tanto dalla loro abilità tecnica, ma dalla loro capacità di guidare l’AI, filtrare il valore dal rumore e plasmare idee grezze in opere significative. Il vero talento risiederà nell’intelligenza con cui gli strumenti generativi verranno utilizzati, trasformando il ruolo del creativo in un architetto di senso, in grado di integrare il calcolo algoritmico con l’intuizione umana.



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