«L’ho fatta bere un po’, per compagnia. Lei rideva, stava al gioco. Era d’accordo, era chiaro. Sì, ho avuto un rapporto con lei. E allora?! L’avrei abusata?! Macché, rideva, ci stava! Le donne adesso fanno così: prima ci stanno e poi ti accusano di stupro».
Questa è la reazione che molti uomini hanno se accusati di violenza sessuale quando la donna è sotto gli effetti dell’alcol. In realtà, questa è una delle situazioni più frequenti, meno considerate e perciò più insidiose della sottomissione chimica. Il termine descrive la somministrazione “alla vittima di sostanze psicoattive, a scopo criminale, al fine di commettere un crimine o un reato”, secondo la definizione dell’Agenzia nazionale francese per la sicurezza dei medicinali (ANSM France).
La sostanza psicoattiva più conosciuta a questo scopo è l’acido gamma-idrossibutirrico (gamma-hydroxybutyric acid, GHB), noto come droga dello stupro, perché causa anche amnesia retrograda. Il suo uso è più raro di altre sostanze non percepite come psicoattive, alcol in testa.
«Perché avere un rapporto sarebbe un crimine, se lei ha bevuto?», dicono in molti. Lo è, se non c’è consenso. Da parte della donna, in un rapporto eterosessuale. Ma anche dell’uomo, o della donna, in un rapporto omosessuale. «E come si valuta il consenso? Se lei ride e ci sta, è chiaro che era d’accordo!»; «Ma quali sostanze psicoattive Aveva solo bevuto un po’».
L’alcol è invece una sostanza potentemente psicoattiva, in quanto è in grado di alterare lo stato di coscienza, di giudizio, la capacità di valutare le situazioni, di scegliere il comportamento più idoneo all’autoprotezione da rischi e pericoli: non solo di violenza ma anche dei rischi alla guida, con tutti i disastri quotidiani che ne conseguono. Effetti e rischi crescono con l’aumento della quantità bevuta. Eppure l’alcol non viene percepito come sostanza psicoattiva, né viene insegnato ai giovani (e meno giovani) a considerarla tale. Né viene detto che nelle donne questi effetti di alterato stato di coscienza sono più rapidi e gravi, rispetto agli uomini, perché le donne hanno geneticamente meno della metà dell’enzima alcol-deidrogenasi, che metabolizza ed elimina l’alcol.
È un problema in crescita: negli ultimi dieci anni l’uso di alcol è aumentato di ben il 27,5% nelle giovani donne contro il 9,5% dei giovani uomini (Istituto Superiore di Sanità, aprile 2024). Molti i rischi per la donna, ancor più se è giovane, perché il suo sistema nervoso immaturo è più vulnerabile agli effetti nefasti dell’alcol. Genitori e insegnanti dovrebbero ben educare e allertare sull’autoprotezione, di cui la lucidità mentale, figlia della sobrietà, è la prima potente garante. Un silenzio assordante dalle conseguenze pesanti.
Altre sostanze psicoattive includono le droghe, fra cui la sottovalutata cannabis. E i farmaci, tra cui benzodiazepine, sonniferi, oppiacei: potenti sostanze psicoattive, usate anche con finalità di stupro, come è emerso con la tragica vicenda di Gisèle Pelicot, violentata da 83 uomini nell’arco di 9 anni, dopo che il marito le somministrava a sua insaputa questi farmaci mescolati nel dolce o nel gelato al lampone. La donna veniva abusata (e filmata) in stato di completa incoscienza, grado estremo di sottomissione chimica, finalizzato ad annullare la sua coscienza, la sua volontà, la sua possibilità di opporsi, e anche la sua memoria. La donna lamentava confusione mentale, perdita di memoria (temeva di avere un inizio di Alzheimer), dolori pelvici, ma nessuno dei medici più volte consultati aveva mai pensato a questa possibilità. Per inciso, noi medici non siamo affatto preparati a riconoscere i segni di sottomissione chimica. Eppure avremmo una prova certa: l’analisi chimica dei capelli, che serbano precisa e indiscutibile memoria delle sostanze assunte, anche mesi o anni prima, oltre che dei livelli di cortisolo e di stress subito.
Nel caso della signora Pelicot, il marito stupratore è stato scoperto per caso, nel corso di indagini perché colto a filmare le parti intime di donne al supermercato. Da lì è emerso l’orrore, documentato dai filmati e postato su internet. Un caso estremo, si dice. E che tuttavia aprirci gli occhi sui diversi tipi di sottomissione chimica e sulle sue conseguenze. Rischio di infezioni a trasmissione sessuale, anche molto serie. Rischio di gravidanze non volute, nelle donne in età fertile: nessun stupratore usa il profilattico, perché in quella visione perversa, e perciò distruttiva, la sottomissione di quel corpo da dominare, usare e umiliare, deve essere completa e non protetta «perché sei una preda nelle mie mani». Visione perversamente eccitante proprio perché la donna è in stato di incoscienza. E rischi sessuali gravi, immediati e tardivi, per la donna. Meriterà approfondirli, perché i costi in salute sono seri.
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Ultimo aggiornamento: 09:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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