Tre anni dopo l’invasione russa dell’Ucraina il mondo è diverso, ma l’Europa resta priva di una propria difesa, ed è quindi spettatrice impotente delle decisioni altrui.
Donald Trump abbandona l’Ucraina, assume una posizione imperialista, sceglie la politica di potenza, con l’idea che le grandi potenze mondiali possano e debbano spartirsi il mondo in sfere di influenza. Dunque è pronto a cedere parte del territorio ucraino alla Russia, e vuole mettere le mani sulle terre rare e le materie prime dell’Ucraina, che dovrebbe così essere vittima insieme della Russia e degli USA.
Tutto ciò è possibile a causa della divisione dell’Europa, del fatto che tre anni dopo l’invasione russa ancora gli Stati membri non hanno deciso di creare una difesa europea. Una situazione imbarazzante, che mostra la debolezza e l’incapacità delle leadership nazionali europee ad affrontare il ritorno della guerra in Europa. Prigionieri di una mentalità nazionalista ottocentesca non accettano di condividere la sovranità sul piano della politica estera di sicurezza e difesa per poter finalmente contare qualcosa ed essere davvero sovrani.
Quando si dice che “l’Europa è un gigante economico, un nano politico e un verme militare”, in realtà si dice che L’Europa è forte e gli stati membri deboli. Perché laddove hanno accettato di condividere la sovranità, sul piano economico, siamo un gigante. Laddove la sovranità è rimasta nazionale, sulla politica estera di sicurezza e difesa, siamo nani e vermi che non contano nulla.
E così siamo spettatori invece che attori sul piano internazionale. Perfino rispetto a conflitti nelle nostre vicinanze, come in Ucraina o in Medio Oriente, in cui gli americani giocano sul tavolo negoziati e noi pagheremo i risultati di quei negoziati. Il messaggio di Trump è chiaro: lui deciderà il da farsi e noi dovremmo ripulire i cocci e pagare la ricostruzione dell’Ucraina e garantirne eventualmente la sicurezza, se vogliamo. Ma sapendo che eventuali truppe europee in Ucraina non saranno coperte dall’articolo 5 della NATO, cioè non potranno contare su un assicurazione di sostegno e sicurezza da parte degli Stati Uniti.
In questo quadro c’è una sola cosa da fare: l’unità politica dell’Europa, a partire da una difesa europea. Ogni altra iniziativa è velleitaria e mostra di non sapersi elevare all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte. Lo ha detto Zelensky alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco: serve un esercito europeo, serve l’unità europea. L’alternativa è la spartizione prima dell’Ucraina e poi dell’Europa.
Tutto questo è una manna per gli autocrati del mondo. L’economia russa è in grave difficoltà, l’esercito pure, tanto da dover chiedere soldati alla Corea del Nord. Putin probabilmente non è in condizioni di continuare la guerra ancora a lungo. Eppure Trump è pronto a dargli tutto con l’unico obiettivo di ridurre l’esposizione finanziaria e militare americana in Europa – un teatro ormai irrilevante da un punto di vista strategico per gli Stati Uniti – per potersi concentrare sul Pacifico, dove è in corso la vera sfida egemonica a livello mondiale tra Stati Uniti e Cina.
Tuttavia, questa scelta è miope. Perché una volta che gli americani mostrano di essere pronti ad abbandonare i loro alleati, nessuno più potrà fidarsi di loro, in Europa, nel Pacifico o in Medio Oriente. Questo porterà necessariamente a un riallineamento delle alleanze, e a un tentativo di riavvicinarsi alla Cina per evitare conflitti con essa, in un contesto in cui non si possa contare sul sostegno americano.
Il voltafaccia di Trump è un enorme regalo a tutti gli autocrati. Ed è coerente con l’ideologia imperialista all’esterno e autoritaria all’interno che caratterizza la sua amministrazione. Il tentativo di Trump di rovesciare l’equilibrio dei poteri negli Stati Uniti, di superare il meccanismo di checks and balances del sistema americano è palese. Contrariamente a quanto aveva detto durante la campagna elettorale, in cui sosteneva di non aver letto il Project 2025 della Heritage Foundation, è evidente che le mosse della seconda presidenza Trump sono esattamente l’implementazione a passo di carica del Project 2025. Che prevedeva appunto una trasformazione radicale del sistema istituzionale americano, allontanandosi dalle fondamenta liberal democratiche, e proponendo una politica estera imperialista. E questo a cui stiamo assistendo e abbiamo bisogno di prenderne atto il più rapidamente possibile- Gli europei devono smettere di mettere sempre la testa sotto la sabbia.
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