Ci sono cani che mordono più degli altri, cani ‘pericolosissimi’ e sono le statistiche e la scienza a dirlo. Non è vero: partiamo da questo presupposto per iniziare a fare un sano ‘debunking’ su notizie che vengono trasferite di bacheca in bacheca sui social, soprattutto, e che invece non corrispondono a dati certi e verificati o a ricerche scientifiche esistenti.
In Italia, in particolare, non c’è un dato ufficiale sul numero di aggressioni a persone avvenute sul nostro territorio da parte dei cani. Non è mai stata fatta un’indagine in questo senso, tanto che a giugno scorso è arrivata la richiesta da parte del Ministero della Salute nei confronti degli assessorati regionali di comunicare “”tutti i dati a loro disposizione relativi a episodi di morsicatura e aggressione da parte di cani”.
La nota è stata inviata dal Capo Dipartimento One Health, Giovanni Leonardi, e non a caso. Il mese precedente, esattamente il 21 aprile 2024, si era consumata la tragedia della morte di un bambino di 13 mesi a Campolongo, frazione di Eboli, per il comportamento aggressivo di due Pitbull e altri episodi gravi, purtroppo, si sarebbero succeduti nel tempo fino ad arrivare a quello più recente che ha portato alla morte di una bimba ad Acerra sempre per un episodio di aggressività da parte del Terrier di tipo Bull di famiglia.
Per quanto riguarda invece la tipologia di cane, come ha sottolineato Laura Arena, veterinaria esperta di benessere animale su Kodami: “In letteratura scientifica, per quanto riguarda l’autore dell’aggressione, c’è una grande variabilità che non permette di definire in modo chiaro e univoco le razze principalmente coinvolte nelle aggressioni dirette a persone, siano esse in ambiente domestico o no”.
Partendo dunque dal presupposto che non ci sono numeri ufficiali che aiutino a mappare il nostro Paese in base a episodi di contrasto tra cani e persone, c’è qualcosa di molto importante invece che è stato accertato e verificato: i cani che mordono di più non sono quelli che non ci si aspetta che lo facciano, pensando agli episodi appunto più narrati dalle cronache.
Ciò che emerge infatti da diversi studi epidemiologici, svolti soprattutto negli Stati Uniti e nel Regno Unito, è che tra le razze principalmente coinvolte in episodi di morsicature ci sono prima di tutto il Pastore Tedesco e relativi incroci, i meticci, il Cocker, lo Spring Spaniel e anche e soprattutto i due Retriever per eccellenza che affollano le nostre case e città: il Golden e il Labrador.
Il riferimento al contesto statunitense, però, spesso trae in inganno nel voler spiegare la pericolosità di una razza relativamente all’appartenenza del cane, soprattutto quando si parla di Pitbull e altri Terrier di tipo Bull o incroci di questa tipologia definendoli come ‘i più pericolosi in assoluto‘. Fece molta polemica, infatti, proprio durante i concitati giorni in cui si susseguivano le notizie sulla morte del bimbo di Eboli, un post di Roberto Burioni che citava come fonte un report, e non uno studio, che viene spessissimo tirato in ballo quando si vuole dimostrare che sono questi i cani che causano il numero più alto di morti umane per il loro comportamento aggressivo.
Viene infatti estrapolato un grafico a torta che descrive le razze dei cani presenti negli Stati Uniti, preso da un sito di un’associazione che ha creato la statistica usando come fonte un’altra associazione che si chiama “Dogs Bite” e che “è un gruppo nazionale di vittime di morsi di cane che si impegna a ridurre gli attacchi gravi di cani”. Si tratta dunque di una fonte che ha una visione di parte, non scorretta ovviamente per chi ha subito conseguenze orribili, ma da cui non è possibile trarre solo alcune conclusioni. O, meglio, da cui bisogna anche valutare l’incidenza effettiva in base all’inclusione generica nella parola ‘Pitbull’ di incroci anche di questa tipologia e al dato di fatto che questi cani hanno sicuramente una potenzialità di offesa maggiore rispetto agli altri per la loro conformazione e le loro caratteristiche di razza.
Questi numeri, dunque, non sono validati da un articolo scientifico ma da una statistica fatta in base a una ricerca mirata che ci dice, fondamentalmente, che un’aggressione da parte di un Terrier di tipo Bull può esitare con più probabilità nella morte di una persona rispetto a un’aggressione da parte di un Chihuahua, in poche parole. Qualcosa, del resto, che appare evidente a tutti anche in assenza di questi grafici che rischiano poi di portare ad una ghettizzazione di questa tipologia di cani senza andare a fondo della questione, ovvero come noi ci poniamo nella relazione con loro e come li abbiamo selezionati e riflettere sul motivo per cui sono così tanto diffusi che è principalmente legato al volere acanto un animale che esteticamente viene scelto come status symbol da molte persone e famiglie. Senza alcuna conoscenza delle sue vocazioni e della sua personalità precipua poi.
Ritornando a numeri invece verificati, è molto interessante ricordare un articolo scientifico, questa volta, che è diventato una sorta di ‘manifesto’ per chi si occupa di etologia canina o giornalismo legato a una corretta informazione che voglia avere una funzione realmente divulgativa. E’ uno studio del 2018 in cui già si analizzavano proprio gli effetti negativi dovuti al far proliferare notizie non veritiere basate su – come recita lo stesso titolo dello studio – una “retorica latente basata sugli errori nella letteratura medica sui morsi di cane”.
I ricercatori nello studio hanno esaminato l’accuratezza dei resoconti dei medici sulle lesioni da morso di cane. Sono state esaminate ben 156 pubblicazioni, avvenute tra il 1966 e il 2015, in cui venivano diagnosticati casi dovuti a “morso di cane” o in cui era inclusa la definizione “cani pericolosi”. “L’analisi ha rivelato informazioni errate sulle interazioni uomo-cane, sul significato della razza e delle caratteristiche della razza e sulla frequenza delle lesioni correlate al morso di cane – scrivono i ricercatori – Le informazioni errate includevano errori fattuali evidenti, interpretazioni errate, omissioni, linguaggio carico di emozioni ed esagerazioni basate su statistiche fraintese o inaccurate o affidamento all’interpretazione da parte di terzi del significato di altri autori. Questi errori si sono raggruppati in uno o più espedienti retorici tra cui generalizzazione, catastrofizzazione, demonizzazione e differenziazione negativa. Costruendo la questione come un problema sociale, queste distorsioni ed errori, nonché gli espedienti retorici che li supportano, travisano la natura dei cani e sopravvalutano il rischio effettivo di morsi di cane”.
Come ultima riflessione aggiungiamo quanto emerso da uno studio che ha cambiato la prospettiva con cui affrontare questa tematica, andando ad analizzare il comportamento delle persone di riferimento di cani che erano stati protagonisti di episodi di morsicatura nei Paesi Bassi e non di questi ultimi in quanto definiti tali. Pubblicato su PlosOne nel marzo del 2023, lo studio evidenzia che ci sono almeno nove fattori in particolare che possono fungere da segnale di avvertimento per incidenti di morsi che sono più frequentemente prevalenti nel totale dei casi analizzati e che riguardano, appunto, il comportamento delle persone che ignorano questi aspetti. Nello specifico sono:
- la presenza di più cani in famiglia con la relativa disattenzione nel seguirli con la corretta diligenza singolarmente e in gruppo;
- Cani che girano in comunità umane senza persona di riferimento a seguito;
- Non occuparsi direttamente delle attività di accudimento del cane;
- Il non curarsi dell’obbligo di guinzaglio e museruola nei casi in cui è prevista quest’ultima;
- Lasciare il cane sempre solo, isolandolo o confinandolo ad esempio sempre in esterno;
- Abuso di sostanze da parte della persona di riferimento.
- Violenza sull’animale da parte della persona di riferimento.
- Aggressività della persona che è stata evinta da casi specifici avvenuti all’atto di confisca del cane.
- La persona di riferimento è stata denunciata per comportamenti antisociali.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link