Monza: Monsignor Alberto Torriani è stato ordinato vescovo in Duomo

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Il sacerdote, per anni nella parrocchia San Biagio di Monza e vice preside delle scuole parrocchiali, è stato ordinato vescovo: è il nuovo arcivescovo di Crotone-Santa Severina dove farà il suo ingresso il 30 marzo

  L’ordinazione 

La celebrazione eucaristica si è svolta sabato nel Duomo di Milano e ha visto l’ordinazione episcopale di monsignor Alberto Torriani, scelto l’11 dicembre da Papa Francesco come Arcivescovo della Diocesi di Crotone-Santa Severina, Diocesi in cui farà il suo ingresso ufficiale il prossimo 30 marzo.

A presiedere la celebrazione è stato l’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, affiancato dai vescovi con-consacranti monsignor Michele Di Tolve, Vescovo ausiliare di Roma e Rettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore, e monsignor Paolo Martinelli, Vicario Apostolico dell’Arabia Meridionale, già Vescovo ausiliare a Milano. Sull’altare anche altri venti presuli, dieci dei quali provenienti dalla varie Diocesi della Calabria.

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Hanno partecipato alla Messa, oltre ai familiari, anche molti studenti del Collegio arcivescovile San Carlo, di cui don Alberto è stato rettore dal 2017 a oggi. Con loro i fedeli delle varie comunità in cui Torriani ha svolto il proprio ministero presbiterale e una rappresentanza proveniente dalla nuova Diocesi.

Prima della benedizione finale, monsignor Torriani ha letto un commosso messaggio di ringraziamento.

«Grazie alla Chiesa – ha detto tra l’altro -, a quella Ambrosiana e a quella di Crotone-Santa Severina che mi accoglie come vescovo. Grazie al Santo Padre, soprattutto in questi giorni di apprensione per la sua salute: in lui vedo l’uomo di Dio e nei suoi gesti la conseguenza della sua appartenenza a Dio. Ci basta questo per essere bravi preti, bravi vescovi… o semplicemente uomini e donne capaci di desiderio. Grazie a tutti voi bimbi, ai voi ragazzi/e, a voi giovani e a voi famiglie e colleghi conosciuti nelle stagioni dei primi entusiasmi del ministero fino a quelle della maturità. Dagli amici di Novate, poi a Monza e a Gorla Minore, poi a Milano al Collegio San Carlo e in Parrocchia al Rosario. In questi ‘luoghi’ del cuore ho imparato a condividere la gioia, quella vera, quella che non sbiadisce, quella che è segno di un incontro con Chi della vita ha la pretesa di essere il senso e il compimento di ogni desiderio».

La sua storia

Nato nel 1971 a Bollate (in provincia di Milano), ordinato sacerdote nel 2000 dall’allora Arcivescovo di Milano, Cardinale Carlo Maria Martini, Alberto Torriani è stato Vicario parrocchiale nella Parrocchia di San Biagio di Monza e successivamente della Comunità pastorale “Ascensione del Signore”.

A Monza è stato anche responsabile della Pastorale giovanile della città dal 2003 al 2011. Ha svolto una lunga esperienza nel mondo della scuola, prima come assistente e vicepreside delle Scuole parrocchiali San Biagio di Monza, dal 2011 al 2016 come Rettore del Collegio Rotondi di Gorla Minore (in provincia di Varese) e dal 2017 come Rettore del Collegio Arcivescovile San Carlo di Milano.

L’omelia di monsignor Delpini

“E adesso che cosa facciamo? Ecco come sono i discepoli dopo i fatti della morte e risurrezione di Gesù: sono ancora meno di prima. Erano dodici, si trovano e sono la metà di quelli chiamati da Gesù per essere i suoi amici. E adesso che cosa facciamo? Abbiamo vissuto momenti esaltanti e momenti drammatici, momenti di popolarità e momenti di ostilità. Ma adesso? Che cosa facciamo? Erano pescatori e, dopo tante vicende entusiasmanti e sconcertanti, tornano a pescare: cioè non sanno che altro fare. Vanno a pescare e non prendono niente: sono un fallimento. È una immagine piuttosto desolante della Chiesa: ridotta a pochi, incerta e smarrita su ciò che si deve fare. Inconcludente e inefficace. Forse la Chiesa di oggi si riconosce nello smarrimento? Forse si deve riconoscere il fallimento di tante buone intenzioni che ispirano proposte, iniziative, pratiche tradizionali? Sono in molti oggi a interpretare il momento di Chiesa che siamo vivendo come quel mattino lungo la spiaggia del mare di Tiberiade. In che cosa abbiamo fallito? Perché siamo diventati pochi? Perché siamo smarriti? Perché le persone di Chiesa chiamate ad essere pescatori di uomini non pescano niente?”

Ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù

“In questa situazione di smarrimento Gesù è presente come uno sconosciuto. Come in tutti i racconti delle manifestazioni pasquali, Gesù si rende presente e non viene riconosciuto. Ogni momento della storia della Chiesa è segnato da questo rischio: Gesù è presente, ma i discepoli non lo riconoscono. I discepoli si impegnano, fanno molte cose, fanno molti discorsi, fanno molti tentativi: vivono, insomma, come se Gesù fosse un ricordo, una assenza. Forse per questo nella Chiesa ci sono segni di stanchezza, di scoraggiamento, di smarrimento”.

Il discepolo che Gesù amava

“È il discepolo amato che riconosce Gesù e aiuta Pietro e gli altri a riconoscerlo. Quale percorso di fede ha compiuto il discepolo che Gesù amava? È stato sotto la croce. Ha ricevuto la parola ultima del Crocifisso. Ha preso nella sua casa Maria, la madre di Gesù. È stato introdotto al mistero della morte che diventa principio di vita, del finire che diventa inizio, della sconfitta che diventa compimento. Perciò è colui che riconosce la presenza di Gesù e sa che senza di lui non si può fare nulla. Chi dimora in Gesù, invece, porta molto frutto”.

Il vescovo.

“Così si può descrivere la missione del Vescovo: colui che riconosce Gesù e aiuta i fratelli e le sorelle a riconoscerlo. La comunità cristiana e anche la comunità civile chiedono al Vescovo molte cose, lo desiderano presente in molte manifestazioni, lo applaudono e lo circondano di onore, di molte attenzioni, lo ritengono responsabile di tutto quello che avviene nella Diocesi e quindi lo assediano con richieste e non gli risparmiano le critiche. Tutto questo fa parte del ruolo. Ma nella verità il Vescovo ha solo una cosa da fare: stare sotto la croce, entrare nel compimento della rivelazione di Gesù e così riconoscerlo e aiutare gli altri a riconoscerlo: è il Signore!”



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