Da Napoli all’Amazzonia, addio al chirurgo Di Salvo: «Salvò centinaia di bimbi»

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«Questa notte ho dovuto congedarmi da voi. Da questa vita che ho molto amato e in cui molto mi sono dato. Mi dispiace per gli errori che ho commesso, ma spero che, alla fine, il mio conto davanti al Signore risulterà abbastanza in positivo perché Egli possa accogliermi alle sue ginocchia». Comincia così il messaggio di addio che Enrico Di Salvo ha affidato alla sua pagina Facebook. La stessa pagina sulla quale – giorno dopo giorno – il professore ha compilato con precisione e senza sconti il diario di una malattia, la leucemia, che sapeva non gli avrebbe dato scampo: «Ho amato molto le cose e le persone belle, la poesia, i miei malati, gli ultimi della Terra e sopra tutto i miei figli e i miei nipotini, che – scrive ancora Di Salvo – sono stati il toccasana al mio spirito e il senso più profondo della mia esistenza in questi ultimi anni, in cui per fortuna ho imparato a liberarmi di tanto superfluo. Andare alla sostanza delle cose è stato andare incontro all’amore degli altri. Recuperare la grande lezione ricevuta dai miei genitori e dai miei Maestri, per i quali – aggiunge – ho conservato sincero affetto e gratitudine».

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Parla di “Maestri” e il riferimento non può che andare a Giuseppe Zannini e Mario Santangelo, capiscuola indiscussi della chirurgia napoletana che l’allievo diventato professore nominava e ricordava spesso con sentimenti di stima e di affetto. In rete c’è ancora una breve nota che il chirurgo napoletano inviò agli amici quando morì Santangelo: “Il compleanno di Mario – scriveva Di Salvo nel 2020 – coincideva con quello del mio primo figlio: il 30 marzo è sempre stato un giorno di affetto che li ha uniti per quarantaquattro anni. Mi piace continuare a festeggiare tutti e due, anche se Mario se n’è andato, per interrompere il suono cupo della sua assenza che i ricordi riempiono ma non leniscono». Di ricordi il professore Di Salvo, 76 anni – già ordinario di Chirurgia generale alla Federico II e direttore scientifico del Pascale dal 2002 al 2005 – ne ha lasciati parecchi, prova ne è la straordinaria quantità di messaggi di affetto e dolore sincero che si susseguono sui social in risposta al “post” di addio che Di Salvo sceglie di concludere con un auspicio: «Se in voi, come spero, ho lasciato qualche solco, non fate che si richiuda. E soprattutto mi auguro che venga proseguita la mia opera in Africa. Ci sono grandi religiosi, e laici, che spendono la propria esistenza per questo. Non lasciateli soli. E io starò con voi». Infine – e conclude – un pensiero a chi gli è stato sempre accanto: «Grazie Bianca e grazie Marinì, compagne della mia vita».

Morto il professore Enrico Di Salvo, l’ultimo messaggio su Facebook: «Questa notte ho dovuto congedarmi da voi»

Meriterebbe ben più di un ricordo l’impegno nell’Africa occidentale. L’avventura di Di Salvo in realtà prende il via in Amazzonia, nel 1996, data in cui alcuni operatori cominciano a occuparsi di curare tribù indigene isolate dal mondo dove in alcuni casi non era mai arrivata neanche un’aspirina. Enrico decide di fare parte della squadra e seguire il missionario Elio Sica nella foresta: è qui che, insieme con l’assistenza, nasce l’idea di avviare anche un progetto di formazione sanitaria per rendere, nei limiti del possibile, le popolazioni in grado di curarsi da sole. Insieme con un gruppo di volontari stabilisce di allargare il raggio di azione aggiungendo al piano di aiuti anche il Benin, poverissimo e senza alcuna assistenza sanitaria. Il chirurgo si rese rapidamente conto che da solo avrebbe potuto fare ben poco, da qui l’idea di coinvolgere decine di amici professionisti grazie ai quali, in tempi relativamente, brevi riuscì a mettere a segno una trentina di missioni. Ma è nel 2013 che con un gruppo di medici fonda l’associazione “Sorridi Konou Konou Africa Onlus” con l’obiettivo di dare di più, e meglio, nella cura degli ammalati e nelle opere sociali.

Ed è anche al suo impegno umanitario che fa riferimento il presidente dell’Ordine dei medici di Napoli che definisce il chirurgo “un faro di eccellenza”. «Il professor Di Salvo – scrive Bruno Zuccarelli – ha lasciato un segno indelebile nella medicina, per la sua instancabile attività didattica e clinica, e per il suo impegno nelle missioni in Africa e in Amazzonia. Attraverso queste esperienze, – aggiunge – ha portato assistenza e speranza a popolazioni in condizioni di estrema difficoltà, incarnando i valori di solidarietà e responsabilità etica che ispirano la nostra professione». Infine il ricordo del sindaco: «Sono scosso e addolorato per la scomparsa di Enrico Di Salvo. – scrive Gaetano Manfredi – Un grande amico oltre che collega, vero esempio per tutti noi. Ci mancherai».

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