Trump, l’Ucraina e la Nato: il tentativo di Donald di far morire l’Ue rischia di diventare un suicidio per gli stessi Stati Uniti

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Ucraina: Trump sta buttando a mare 80 anni di politica americana verso l’Europa, e verso la Russia, decretando che gli alleati sono avversari e gli avversari partner. È un tentativo di far morire l’Ue che rischia di trasformarsi in un suicidio per gli Usa

Mentre la Casa Bianca prende Ucraina ed Europa a schiaffi e amoreggia con Vladimir Putin, i repubblicani del Congresso tacciono, e tacciono soprattutto al Senato, che ha un ruolo costituzionale nel monitoraggio della politica estera del presidente. Vari senatori del partito ora al governo erano presenti la settimana scorsa, come ogni anno, a Monaco per la 61esima Security Conference, celebrazione annuale dello spirito atlantico e delle glorie Nato. Hanno più che chiaramente fatto intendere di non essere d’accordo con Donald Trump su Nato, Europa, Ucraina, Putin. Ma il tutto a beneficio dell’uditorio, solo buone parole agli europei.

Trump, l’Ucraina e la Nato

Per rincuorarli, assicurando che superata la fase “turbolenta” tipica a tratti della scena politica americana le cose si aggiusteranno, purché gli europei mettano ordine nei loro bilanci strategici. Così ha detto Thom Tillis della North Carolina dilungandosi nello spiegare in un’intervista come la Nato non sia un patto fra amici, ma addirittura una famiglia, dove la solidarietà di sangue supera ogni dissidio. Non si può, ha poi aggiunto, essere per Putin sull’Ucraina e opporsi davvero a Xi Jinping su Taiwan, il mondo è piccolo e tutto si tiene. Vero, ma chi lo dice al momento agli americani da un pulpito repubblicano di Washington?

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Più tagliente ancora il collega e amico Roger Wicker, del Mississippi, presidente della Commissione Difesa, che ha giudicato “sbagliato” il discorso tenuto (alla Nato a Bruxelles, prima di raggiungere Monaco) dal nuovo capo del Pentagono Pete Hegseth, identificando nel giornalista Tucker Carlson, un ultra Maga vicinissimo a Trump, il probabile autore o ispiratore e aggiungendo che trattasi di noto “cretino”. Hegseth diceva, ritrattando in parte ma goffamente il giorno dopo, che l’Ucraina non entrerà mai nella Nato e che neppure tornerà ai confini prebellici.

Carlson sarà un fool, anzi lo è certamente per chi ne segue le strampalate teorie e sa della sua dichiarata ammirazione per Putin, ma ha avuto un ruolo decisivo nella scelta di J. D. Vance come vice presidente mentre suo figlio Buckley Carlson, 28 anni, è ora vice addetto stampa di Vance e probabile autore, si è detto a Monaco, dell’ancor più strabiliante discorso tenuto dal vicepresidente al meeting atlantico: Ucraina e Russia neppure menzionate, Europa accusata di autodistruzione per insufficiente democrazia visto che non lascerebbe piena libertà alle forze dissenzienti e sovraniste al suo interno, il tutto suggellato da un incontro con la leader di Afd, Alice Weidel. L’Europa poco democratica e la Russia invece una chiccheria.

Trump butta a mare 80 anni di politica Usa verso Ue e Russia?

Per ora fra i repubblicani a Washington ci sono solo perplessità inespresse mentre i democratici devono ancora trovare chi sappia risollevarli dalla sconfitta elettorale. E intanto Trump butta a mare 80 anni di politica americana verso l’Europa, e verso la Russia, decretando che gli alleati sono avversari e gli avversari partner. È un tentativo di far morire l’Unione europea che rischia molto di trasformarsi anche in suicidio degli Stati Uniti.

Lo dice per fortuna anche una voce insospettabile di partigianeria, il Wall Street Journal di Rupert Murdoch grande sostenitore di Trump, che prende le distanze, e con due sferzanti successive analisi dell’editorial board, schierando quindi tutta l’autorevolezza della testata, accusa prima Trump di avere in animo una “riabilitazione confusa e pericolosa” della Russia di Putin, fino al punto di essere pronto ad invitare il “collega” russo, colpevole di avere rotto ogni impegno e massacrato il popolo ucraino, negli Stati Uniti come ospite di riguardo, e poi di essere intento a un “proditorio abbandono” dell’Ucraina. “Come impostato al momento, l’apparente disperato desiderio del Signor Trump per un accordo è un rischio per l’Ucraina, per l’Europa, per gli interessi americani – e per la sua stessa Presidenza”. Il che equivale a dire che Trump non sa quello che sta facendo.

Trump, Mosca come partner?

Mosca come partner? Putin ha proclamato ai quattro venti l’obiettivo russo di porre fine al predominio americano nel mondo. Stagione finita, chiusa, ha detto e ripetuto. Ha dichiarato la fine del liberalismo, il trionfo delle nuove forze, Russia in primis, che spezzano i lacci creati dall’Occidente, la fine dell’Occidente stesso, e fa questo da quindici anni e soprattutto dalla nota intervista al Financial Times del luglio 2019. Che cosa vuole Putin? Ridimensionare gli Usa, spezzare il legame con l’Europa e quindi la Nato, dissolvere l’Unione Europea, una realtà che non doveva mai nascere secondo i piani postbellici di Mosca preparati nel 1944, e che gli storici 30 anni fa hanno potuto analizzare. L’Europa sarebbe il premio concesso da Trump a Mosca per il nuovo partenariato, con Mosca che da 200 anni sogna di estendere la sua influenza sino alla Manica. E con enormi danni, che Trump ignora convinto di incarnare un futuro radioso, per gli Stati Uniti.

Usa ed Europa a egemonia russa: cosa di dice la storia

Già un’altra volta, sia pure in circostanze e con protagonisti del tutto diversi e nonostante la netta opposizione dell’alleato Winston Churchill, l’America era pronta a convivere con un’Europa a egemonia russa, nell’ingenua e ipocrita fiducia che in 20 anni la Russia sovietica, raddolcita dall’Occidente, sarebbe cambiata. Franklin Roosevelt giustificava l’immenso impegno nella Seconda guerra mondiale, a fronte di un Paese incerto, non solo come l’inevitabile risposta a Pearl Harbour, ma anche come una crociata per un mondo nuovo, dove il partner privilegiato sarebbe stata la Russia di Stalin e non la Gran Bretagna ormai esausta e comunque colonialista e destinata a perdere il suo impero, anche per volontà americana. Questa era la linea di Roosevelt, in parte imposta da quello che sarebbe stato si pensava a guerra finita l’irriducibile isolazionismo americano. Pochi dissentivano perché era proibito a Washington fino a tutto il 44 parlare della vera realtà sovietica e tutti i rapporti in arrivo da Mosca che giudicavano irrealistica una partnership postbellica alle Nazioni Unite venivano affossati.

Roosevelt censurò personalmente anche un suo fidatissimo collaboratore, l’ex governatore della Pennsylvania George H. Earle III, mandato nel ’40 ambasciatore in Bulgaria e poi inviato speciale fino a tutto il 44 per l’area balcanica, e al quale Roosevelt aveva chiesto un rapporto definitivo sui massacri della foresta di Katyn e altri episodi simili nella Polonia spartita fra nazisti e stalinisti nel 39-40: erano stati i nazisti o i sovietici? I sovietici, rispondeva Earle per Katyn e collegati, con ampia indagine e documentazione. Poiché insisteva, dicendo che l’opinione pubblica americana doveva sapere, fu relegato manu militari a inizio 45 come vicegovernatore nelle isole Samoa, 16mila abitanti e oltre 3mila chilometri a nord della Nuova Zelanda. Da quel momento però Roosevelt, sia pure in grave ritardo, dette più ascolto a quanti, non molti, gli consigliavano prudenza, a fronte anche del comportamento sovietico in Polonia e altrove dal 44 in poi. Poco dopo il presidente moriva e il successore Harry Truman arrivò rapidamente alla conclusione che i Russia-scettici avevano ragione.

Trump, cosa può succedere ora?

Quelli attuali sono giorni cruciali, ma di segno opposto, quanto quelli del 1947 e del 1949-50 che videro il Piano Marshall, la nascita della Nato, e l’avvio con il primo voto per la Ceca (carbone e acciaio) della costruzione europea.

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Da ora in avanti non l’Unione europea, ma la Russia sarà il partner privilegiato dell’America”, ammonisce l’ex ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer, e lo ha detto prima che con il suo ultimo messaggio online Trump insultasse Zelenski, maltrattasse ancora una volta l’Europa e insistesse sulla Russia come affidabile controparte. La fine di un rapporto speciale atlantico, e se Trump insiste a questo si arriva, ha enormi implicazioni non solo strategiche ma anche economiche, visto che Nordamerica ed Europa hanno commerci, investimenti incrociati e legami finanziari senza confronti al mondo.

Troppa Storia è sempre indigesta e a volte fuorviante, ma senza conoscere selettivamente il passato, per quanto serve oggi a capire il presente, non c’è futuro. Si sa quale sarà, già al tavolo ucraino, la reazione di Mosca se come purtroppo inevitabile siamo ormai al riarmo europeo. La definiva nel 1944 Ivan Maisky, star della diplomazia sovietica e ambasciatore a Londra dal 1932 al 1943, che consegnava a Molotov nel gennaio del 44 la sua visione del futuro. L’obiettivo primo era per Maisky “… prevenire la formazione in Europa di ogni potere o combinazione di poteri con potenti eserciti”. Gli altri due strateghi della Russia postbellica furono l’ex ministro degli Esteri Maxim Litvinov e il giovanissimo ambasciatore a Washington, Andrei Gromyko. La raccomandazione dei tre fu alla fine di non solo disarmare totalmente e definitivamente la Germania (l’Italia venne considerata “irrilevante”), ma porre severi limiti anche alla Francia. Londra potenza di mare (ormai finanziariamente in ginocchio), e Mosca unica potenza di terra. Qui eravamo e qui siamo, con i russi.

Litvinov osservava anche che gli Stati Uniti avrebbero obiettato a un’Europa in parte sovietizzata e, gigantesca sfera di influenza, in parte sotto l’ombra di Mosca, ma che fanno loro nel continente americano? Definiva i discorsi sulla comunità atlantica “fantastici e irrealistici”. Trump ora sogna la bandiera americana su Canada – ridicolo – e su Groenlandia, molto difficile, ha già nel Golfo del Messico il suo mare nostrum ribattezzato, e sembra pronto a lasciar fare ai russi in Europa.

Trump, revisionismo boomerang?

“Il revisionismo di Trump – conclude Fischer -ha posto gli Stati Uniti su una strada di auto indebolimento o anche auto distruzione, a partire dalla distruzione dell’Occidente… Tutto questo non ha senso…”. L’Europa si è fatta troppe illusioni e perso troppo tempo. “Dobbiamo forse aspettare che i carri armati russi marcino verso Riga e verso Varsavia?”



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