(Teleborsa) – La Commissione Europea continua a mettere in mora e deferire l’Italia per l’abuso dei contratti a termine, in particolare nella scuola dove vengono ogni anno scolastico assunti a tempo determinato più di 200 mila precari: l’ultima notizia, di queste ore, riguarda una petizione presentata lo scorso autunno da parte di oltre cinquanta supplenti – per chiedere la reintroduzione in Italia del doppio canale di reclutamento, con utilizzo in contemporanea delle graduatorie di merito dei concorsi ordinari e di quelle per titoli ed esperienza (GPS) dove sono collocati i precari storici – ha all’esame della Commissione per le Petizioni del Parlamento Europeo.
“Il problema del precariato, già oggetto di diverse procedure d’infrazione da parte dell’UE, non solo non è stato risolto, ma – scrive la stampa specialistica – è stato aggravato dall’introduzione di nuove normative che penalizzano ulteriormente i docenti con contratti a tempo determinato. La recente riforma del sistema di reclutamento e formazione iniziale dei docenti, che prevede nuovi percorsi abilitanti e modalità concorsuali riviste, non ha eliminato l’abuso dei contratti a termine, ma lo ha di fatto incentivato, creando condizioni di lavoro ancora più precarie e discriminatorie”.
Anief, che segue le procedure d’infrazione da parte dell’UE, sollecitate dallo stesso giovane sindacato, ricorda che la Commissione Europea il 19 aprile 2023 ha mandato all’Italia un parere motivato col quale contesta nuovamente la mancata attuazione della Direttiva Ce n.99/70 nel settore pubblico scolastico; da comunicazioni ufficiali a ciò è seguito, il 3 ottobre scorso, il deferimento della contestazione di infrazione INFR(2014) 4231 alla Corte di Giustizia UE da parte della stessa commissione; le motivazioni sono ascrivibili alla violazione di alcuni principi della Direttiva UE 70/CE del 1999, in particolare sulla mancata previsione di misure per la prevenzione degli abusi dei contratti a termini, per la sanzione e la violazione del principio di parità di trattamento economico e giuridico tra personale a tempo determinato e indeterminato. Su questo ultimo punto, la Commissione ha deferito l’Italia in Corte di Giustizia europea e a ha avviato una nuova procedura di infrazione 2277/2024 con messa in mora sulla disparità di trattamento economica e giuridica del personale precario.
ll governo Draghi sul PNRR ha concordato con la Commissione sul reclutamento con il decreto legge 30 aprile 2022, n. 36 ulteriori misure urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) prevedendo tre concorsi (come il Governo Renzi con la Legge 107/15) da svolgere entro il 2026 per assumere 70 mila docenti: la prima procedura è in corso di svolgimento, la seconda per infanzia e primaria è stata avviata con le prime prove avviate proprio questa settimana e con la metà dei posti banditi che rimarrà deserta, in particolare su sostegno, per mancanza di aspiranti.
“È evidente – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – che la soluzione di batterie di concorsi riservati straordinari e ordinari non è la risposta alla misura di prevenzione che già per Corte Costituzionale e Cassazione italiana nel 2016 era rappresentata dal doppio canale di reclutamento, con la stabilizzazione del 50% degli idonei dei concorsi e il 50% docenti abilitati inseriti nelle GaE. Oggi, invece, molti idonei del concorso 2020 non sono inseriti nelle graduatorie di merito come gli idonei dei concorsi PNRR. Inoltre, laddove le GaE siano esaurite, bsi procede con l’utilizzo delle Gps, le graduatorie provinciali per le supplenze, soltanto per i posti di sostegno”.
“Vale la pena ricordare – continua Pacifico – che per legge i risarcimenti per abuso dei contratti sono perseguibili soltanto attraverso il ricorso al giudice: soltanto negli ultimi due anni abbiamo fatto restituire 26 milioni di euro a quasi 10 mila ricorrenti precari o ex precari”.
Ad esempio, la mancata stabilizzazione dei docenti costa cara allo Stato italiano: dopo il risarcimento record deciso alla vigilia di Natale dal Tribunale di Torino, di quasi 74 mila euro, all’inizio del 2025 è stato il giudice del lavoro di Perugia a condannare l’amministrazione scolastica al pagamento di una somma di 41 mila euro, sempre a causa delle reiterazione immotivata dei contratti,
Alcuni mesi fa, Anief ha pubblicato un manifesto in cui ricorda le battaglie fatte dalla sua fondazione e aveva chiesto, con un emendamento al decreto Salva Infrazioni, delle precise modifiche per attuare il principio di non discriminazione tra personale precario e di ruolo, quindi per estendere il doppio canale di reclutamento alle graduatorie di tutti gli idonei e a quelle delle supplenze. Nel frattempo, dopo quasi tre lustri di lotte per convincere lo Stato italiano a stabilizzare i precari e garantire la parità di trattamento e risarcirli adeguatamente, giusto un mese fa Anief ha ottenuto dal nostro Governo il raddoppio dell’indennizzo per mancata immissione in ruolo fino 24 mensilità recuperabili per l’abuso dei contatti a tempo determinato.
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