Mafia, confessione a sorpresa di Emiliano Francavilla: “Quello ha sparato a mio nipote, volevo vendicarmi”

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Una confessione inattesa ha scosso l’aula della Corte d’Appello di Bari nel processo per il tentato omicidio del costruttore Antonio Fratianni, sventato dagli investigatori il 26 giugno 2022. Emiliano Francavilla, ritenuto uno dei capi della batteria Sinesi-Francavilla della “Società Foggiana”, ha ammesso il movente dietro l’agguato fallito: la vendetta per l’attentato subito dal fratello maggiore Antonello Francavilla e da suo figlio minorenne, entrambi feriti gravemente a colpi di pistola il 2 marzo dello stesso anno a Nettuno.

La confessione del boss

Francavilla, 44 anni, già condannato a 12 anni di carcere in primo grado e attualmente detenuto al 41 bis nel carcere di L’Aquila, ha scelto di rendere dichiarazioni spontanee durante la prima udienza del processo d’appello. “Ammetto i fatti storici; quanto successo è per quanto accaduto a mio nipote. Fratianni gli ha sparato in testa, nonostante lo conoscesse. Mio nipote è come un figlio per me. Mi sembra strano che un padre di famiglia possa fare una cosa del genere”, ha dichiarato davanti ai giudici.

Oltre a lui, anche gli altri imputati – Giovanni Consalvo (35 anni, condannato a 8 anni e 8 mesi), Antonio e Mario Lanza (condannati rispettivamente a 8 anni e 8 mesi e 7 anni) e Giuseppe Sonnino (10 anni e 8 mesi) – hanno ammesso le proprie responsabilità, limitandosi però a brevi dichiarazioni. La loro difesa ha quindi ritirato l’istanza di assoluzione, chiedendo una riduzione delle pene.

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L’agguato sventato dalla squadra mobile

Secondo la ricostruzione dell’accusa, Fratianni doveva essere assassinato al suo rientro a Foggia, dopo aver trascorso la domenica a Brindisi. Il commando armato, composto da Emiliano Francavilla, Antonio Lanza e Giuseppe Sonnino, era pronto ad agire nei pressi del casello industriale dell’A14, attendendo il passaggio dell’auto del costruttore. Mario Lanza e Consalvo, invece, erano appostati in un casolare vicino all’autostrada con il compito di segnalare l’arrivo del bersaglio.

Ma il piano fallì grazie all’intervento della squadra mobile e della Direzione Distrettuale Antimafia, che quella mattina riuscirono a mettere in salvo Fratianni, evitare il suo rientro in città e intercettare i sicari. La “Fiat 500” usata dal gruppo criminale venne inseguita, riuscì inizialmente a dileguarsi, ma fu fermata qualche ora dopo con Sonnino alla guida.

Fratianni parte civile, ma sotto processo a Velletri

Nonostante il suo ruolo di vittima nel processo di Bari, Antonio Fratianni è contemporaneamente sotto processo a Velletri, accusato dalla Dda di Roma di essere un collettore di somme illecite per il clan Francavilla e di aver tentato di uccidere Antonello Francavilla e suo figlio. L’imprenditore, fermato il 2 agosto 2022, si proclama innocente e sostiene di essere stato vittima di un tentativo di estorsione: secondo lui, Antonello Francavilla avrebbe preteso da lui un milione di euro, un appartamento e un locale commerciale.

Le intercettazioni e le rivelazioni del testimone di giustizia

A supportare l’accusa, oltre alle intercettazioni ambientali, ci sono anche le dichiarazioni di Domenico Solazzo, ex dipendente di Fratianni e oggi testimone di giustizia. L’uomo ha raccontato di aver ricevuto l’ordine da Emiliano Francavilla di piazzare un GPS sotto l’auto del suo datore di lavoro per monitorarne gli spostamenti. Inoltre, avrebbe saputo da Michele Ragno (assolto in primo grado) che il clan aveva deciso di vendicare l’attentato subito da Antonello Francavilla e da suo figlio.

Guerra di mafia e ridefinizione dei poteri nella “Società Foggiana”

Secondo la Dda di Bari, l’agguato sventato si inserisce in un contesto più ampio: una vera e propria guerra di mafia per ridefinire gli equilibri criminali della Società foggiana. Il tentativo di omicidio di Fratianni sarebbe stato un atto punitivo per il mancato pagamento di 600mila euro che l’imprenditore avrebbe dovuto restituire al clan.

Ora, alla luce delle confessioni, la prossima udienza sarà dedicata alla requisitoria del procuratore generale Pasquale De Luca, con le richieste di condanna, seguite dalle arringhe di parte civile e difesa.

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