esperti da tutte le province si confrontano su cambiamento climatico, vite e paesaggio – Giornale Nord Est

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Sono oltre 26mila le aziende che in Veneto si occupano di uva e che negli ultimi anni hanno dovuto fare i conti con siccità, bombe d’acqua e problematiche fitosanitarie. Numerosi gli effetti del cambiamento climatico che hanno richiesto l’intervento di agronomi e forestali, per far fronte a nuove strategie con l’obiettivo di mantenere in salute le uve dal campo alla cantina.

Una situazione delicata che è stata oggetto di approfondimento del Convegno di oggi, venerdì 21 febbraio, “Cambiamento climatico, vite e paesaggio. Il ruolo dell’agronomo dal vigneto alla cantina” organizzato dalla Federazione Regionale Ordini dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali del Veneto.

La provincia di Treviso, quella di Padova, comprensiva dei Colli Euganei, e la Provincia di Verona sono i tre principali territori oggetto di analisi, con un focus sulla sostenibilità, sul paesaggio e le tecniche colturali.
Si tratta del primo appuntamento di una rassegna pensata con cadenza annuale per fare il punto sull’andamento della viticoltura in Veneto.

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Dai dati di Veneto Agricoltura, sono 103.504 ettari di superficie vitata in Veneto, 74,72% bianco e 25,28% rosso. Dall’ultima vendemmia, la Regione si conferma il traino del Made in Italy del settore con il 37% sul totale dell’export nazionale con una tenuta del prezzo medio (+2%) sui tre principali mercati: Stati Uniti, Germania e Regno Unito.

Il 68,12% dell’uva raccolta nella vendemmia 2024 appartiene ai vigneti DOC, -2% circa rispetto al biennio precedente, 2021/2022; poco più di 4 mila gli ettari a biologico. Una certificazione che si fa fatica a mantenere a causa di eventi climatici improvvisi sempre più ricorrenti come l’aumento delle temperature e violente piogge che stanno mettendo a dura prova le uve.

Padova e Colli Euganei

Nella provincia di Padova sono 8.509 circa gli ettari di superficie vitata, di cui 24% rossi e 76% bianchi con 3.852,16 ettari a Glera, l’uva del prosecco. In calo del 5,8% rispetto lo scorso anno l’andamento del biologico che risulta difficile da mantenere a causa del cambiamento climatico e dell’aumento delle temperature, criticità diffusa a livello regionale.
“Il problema maggiore nella zona di Padova e dei Colli Euganei è la siccità, in generale l’andamento meteo non regolare – sottolinea Gianluca Carraro, presidente Consorzio di Tutela Vini Colli Euganei -. Da registrare periodi prolungati di maltempo che non hanno consentito una difesa efficace da Peronospora. Inoltre, viene rilevato un aumento a macchia d’olio della Flavescenza dorata”.

Treviso

42.235 ettari è la superficie vitata della Provincia di Treviso con 1.123 ettari di biologico prevalentemente a Glera (40% circa), l’uva del prosecco; in percentuale minore Pinot grigio 15%, Merlot 5% e Chardonnay 5%. Secondo le stime della vendemmia 2024, sono stati prodotti circa 5 milioni ettolitri di vino.

Nel complesso l’andamento della viticoltura nella provincia di Treviso è positivo anche se nel corso dello scorso anno abbiamo avuto a che fare con anomalie critiche – sottolinea Renzo Trevisin. In alcuni areali, la qualità delle uve e il mantenimento del biologico sono stati messi a dura prova dallo sviluppo di alcune malattie che persistono anche quest’anno: in particolare, la Peronospora”.

Nonostante la criticità della Peronospora, riscontrata anche nelle altre Provincie Venete, il bilancio fitosanitario della scorsa annata rimane stabile e quello di quest’anno fa ben sperare segnando una leggera flessione della Flavescenza dorata, una delle malattie più temute dai viticoltori. Occhio anche alle Tignole, piccoli insetti infestanti che necessitano di attenti monitoraggi e adeguati piani di difesa.

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Verona

Sono 30.491 gli ettari di superficie vitata nella provincia di Verona prevalentemente a bacca bianca (52,71 %) e in misura leggermente minore a bacca nera in 47,29 %: “Il cambiamento climatico mette a dura prova la vite coltivata nella Provincia di Verona – spiega Lorenzo Tosi. In particolare, le piogge persistenti di maggio e giugno e le alte temperature registrate la scorsa estate hanno costretto i tecnici a un duro impegno per garantire comunque la buona qualità delle uve”.



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