ecco i suoi piani per il governo

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Il leader Cdu sta già lavorando al nuovo gabinetto: l’economia ai fedelissimi, gli affari sociali all’Spd. E intanto lancia messaggi all’Europa: «Dobbiamo difenderci da soli, il nuovo Trump è uno shock»

«Merz Attacks»: nella Berlino infreddolita che attende come in uno stato di trance le elezioni che potrebbero cambiare la storia della Germania – e dell’Europa, come minimo – i manifesti del movimento satirico “Die Partei” spiccano con forza tra le centinaia di poster elettorali che corrono lungo la Karl-Marx-Allee.

C’è il candidato cancelliere della Cdu/Csu ritratto come un alieno verde e gli occhi roteanti, tale e quale agli extraterrestri del film quasi omonimo, Mars Attacks. In effetti, per tutti i sondaggi Merz – spesso definito “l’anti-Merkel” per eccellenza – è il vincitore annunciato del voto, viaggiando la sua Cdu comodamente intorno al 30 per cento dei consensi. A dieci punti di distanza c’è il “moloch” dell’AfD, l’ultradestra di Alice Weidel, non si sa se sottostimata o no dagli istituti demoscopici alla luce della spinta dell’endorsement carico di milioni e milioni di follower da parte di Elon Musk.

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Appelli e allarmi

Fatto sta che nell’imminenza del voto la scena sembra riempita solo da Merz – tra appelli all’Ue e prese di distanze da Donald Trump, innanzitutto – a scapito soprattutto del cancelliere uscente, il socialdemocratico Olaf Scholz. Perché è evidente che Merz si muove già da capo del governo. Le voci che arrivano dalla Konrad-Adenauer-Haus, il quartier generale della Cdu, parlano chiaro: i fedelissimi di Merz sono già al lavoro a riformulare l’architettura dei vari ministeri, comprensivi di competenze e indirizzi. Il progetto, dicono fonti ben informati dell’inner circle del leader Cdu, è di dare al futuro governo una spiccata caratterizzazione economica.

Non solo: ben consapevole che il sudoku delle possibili coalizioni quasi certamente sarà un gioco molto arduo (per l’intreccio dei veti incrociati e dei rancori esplosi nelle ultime settimane, certo, ma anche per l’impatto violentissimo dell’uragano Trump sul mondo intero), Merz ha dato ai suoi l’ordine di evitare attacchi duri nei confronti delle altre forze politiche, in modo da lasciarsi tutto il possibile spazio negoziale. L’idea dell’uomo che quasi certamente siederà sulla poltrona che fu di Merkel e Adenauer è che i colloqui esplorativi con Spd e Verdi (e forse liberali, se riusciranno a superare lo sbarramento del 5 per cento, cosa attualmente tutt’altro che certa) partano il prima possibile.

L’obiettivo che i “merziani” filtrano all’esterno è chiaro: avere un governo nel pieno delle funzioni prima di Pasqua, cosa anch’essa non scontata in un paese che di norma impiega mesi per portare a compimento le trattative tra le forze politico ed elaborare un contratto di coalizione. «Merz vuole trattative ordinate e rapide», fanno sapere dalla Konrad-Adenauer-Haus.

Tra le innovazioni pensate dalle teste di cuoio politiche intorno al candidato cancelliere (con un passaggio da manager in Blackrock) ci sarebbe quella di conferire al ministero dell’Economia – occupato dai suoi fedelissimi – anche la competenza sul mercato del lavoro, mentre un nuovo dicastero per le infrastrutture si prenderà anche la gestione delle reti d’energia e del traffico. Un nuovo ministero allo Sviluppo digitale verrebbe invece affidato a un “esterno”, forse un tecnico. In questo piano, un ministero agli Affari sociali verrà offerto all’Spd.

«Merz ha capito che da quando Donald Trump è tornato alla Casa Bianca il mondo non è più quello che conoscevamo», confida a microfoni spenti un deputato cristiano-democratico di lungo corso. In quest’ultimo scorcio di campagna elettorale il leader della Cdu dispensa pensieri, allarmi e avvertimenti soprattutto in politica estera: «Dobbiamo prepararci alla possibilità che Trump non sosterrà più in modo incondizionato il dovere di una difesa reciproca», ha detto ieri in un’intervista. «Ed è per questo che è cruciale che gli europei compiano il maggior sforzo possibile per assicurarci che il continente europeo sia almeno capace di difendere se stesso».

Trauma Trump

In maniera ancora più netta Merz si esprime sulla traumatica svolta di Trump a proposito dell’Ucraina e di Zelensky, con annessa la rumorosa riabilitazione di Vladimir Putin: quello del presidente americano, così il candidato cancelliere, «è il classico capovolgimento tra vittima e autore del crimine». «È proprio la narrazione russa, è come la vicenda viene rappresentata da Putin: francamente sono scioccato che Trump l’abbia fatta sua». Pertanto è importante che «gli europei ora trovino rapidamente una strategia comune. Pietire un posto al tavolo dei negoziati non è la strada giusta. Dobbiamo avere il nostro peso in questa storia».

Addirittura, Merz evoca la possibilità che l’Europa possa assumere nelle proprie mani una propria forma di deterrenza nucleare. «Il governo francese ha già voluto affrontare il tema, ossia se la sicurezza nucleare di Gran Bretagna e Francia non possa essere presa in considerazione anche da noi». Merz superstar, insomma, con tanto di suggestione atomica. Tanto che Politico si spinge addirittura a ipotizzare che in prospettiva il cristiano-democratico tedesco abbia ambizioni ancora maggiori: quella di sfilare a Ursula von der Leyen la «corona d’Europa».

Intanto, però, le gare elettorali si fondano anche sul conteggio terra-terra delle percentuali conquistate nelle urne. Perché a Merz potrebbero rimanere poche alternative in quanto a future coalizioni: se, come sembra dagli ultimi sondaggi, il partito della sinistra, la Linke, riuscisse a superare la soglia del 5 per cento necessaria per stare al Bundestag, la probabilità di riuscire a formare una maggioranza composta da due soli partiti (la Grosse Koalition con l’Spd oppure, meno probabile, un’alleanza con i Verdi di Robert Habeck) si ridurrebbe notevolmente.

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A quel punto l’unico modo per costruire un solido argine al boom dell’ultradestra sarebbe un governo a tre, la cosiddetta “coalizione Kenya” (dai colori dei rispettivi partiti), ossia unione dei conservatori insieme a socialdemocratici e, appunto, Verdi. E qui le distanze sono, a tratti, veramente abissali. Un incastro difficilissimo da sciogliere. Anche per “l’alieno” Merz.

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