Destra contro i rifugiati, ma la Germania non può farne a meno: così cresce la cultura della paura

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L’immigrazione è stato il tema centrale della campagna elettorale tedesca. Anche in questo la Germania sta diventando sempre di più un Paese europeo ‘normale’: in crisi economica, con un partito populista di estrema destra in crescita e l’impellente necessità di indebitarsi.

Il ‘la’ alla campagna anti-migranti viene dato già agli inizi di dicembre, quando cade il regime di Bashar-al-Assad in Siria. Migliaia di siriani festeggiano a Berlino e in tutto il Paese. Solo due giorni dopo, però, arriva una prima doccia fredda. L’esponente dei cristiano-democratici della Cdu, Jens Spahn, ex ministro della sanità dell’ultimo governo Merkel, dichiara che a questo punto i siriani possono tornare a casa. E che il governo potrebbe, per esempio, dare mille euro e un volo gratis di sola andata per tutti quelli che siano intenzionati a rimpatriare.

A una settimana di distanza il candidato cancelliere della Cdu Friedrich Merz corregge un po’ il tiro: “Un terzo dei siriani, quelli che lavorano in Germania, può naturalmente rimanere, ne abbiamo bisogno. Ma due terzi di loro non lavorano e sono principalmente giovani uomini. Di questi molti possono e devono tornare in Siria, specialmente quelli che non si vogliono integrare”. Merz allude a un numero che ritorna spesso nei dibattiti sul futuro dei siriani in Germania: 500mila. L’Agenzia Federale per il lavoro ha reso noto che circa 500mila siriani vivono attualmente del reddito di cittadinanza. La metà del milione circa di siriani che vivono in Germania, di cui però 160mila hanno ottenuto la cittadinanza tedesca.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Secondo i cristiano-democratici e l’estrema destra di AfD, ora che Assad è caduto, chi non lavora dovrebbe tornare a casa. Anche se non è chiaro a nessuno se il nuovo governo riuscirà a garantire il rispetto dei diritti umani o se il Paese potrà essere di nuovo sicuro a breve. Il problema è che il numero 500mila viene usato in modo fazioso, senza spiegare cosa ci sia veramente dietro. I siriani in Germania sono circa un milione, certo. Ma – come spiega l’Agenzia federale per il lavoro – solo 700mila circa sono in età lavorativa. Gli altri sono troppo giovani o troppo vecchi per lavorare. Il 46% dei siriani in età lavorativa (circa 300mila) effettivamente lavora e sono soprattutto maschi, contrariamente a quanto affermato dal candidato cancelliere Merz. A sette anni dal loro arrivo il 73% dei maschi siriani ha trovato un lavoro, una percentuale vicina al tasso di occupazione dei maschi tedeschi, che è attorno all’80%.

Se si guardano i dati dell’Agenzia federale, ad abbassare le percentuali di occupazione sono le donne. Che hanno mantenuto i loro ruoli tradizionali all’interno della famiglia e hanno meno probabilità di avere precedenti esperienze lavorative. Le donne si occupano in larga parte della famiglia, spesso hanno figli piccoli e hanno in media una conoscenza della lingua e un’istruzione inferiori rispetto ai maschi. Il tasso di occupazione delle donne siriane in Germania è solo del 29%, mentre la media per le donne tedesche è del 77%.

Tornando ai 500mila che percepiscono il reddito di cittadinanza, quindi, in maggioranza si tratta di donne e più della metà ha meno di 25 anni. Molti, poi, sono arrivati da poco e non hanno nemmeno potuto cominciare le procedure per trovare lavoro. E come dimostra l’Agenzia Federale per il lavoro, più a lungo i rifugiati rimangono in Germania, più è probabile che trovino un’occupazione. Quindi si tratta di un numero destinato a ridursi con il tempo. E i tempi sono lunghi anche a causa della burocrazia tedesca.

500mila è quindi un numero che in campagna elettorale viene presentato come granitico dalla destra ma in realtà è molto liquido. Comprende anziani che non possono lavorare, giovani che sono arrivati da poco e non sono ancora riusciti a cercare lavoro, donne che sono a casa con i bambini. Non sono per forza fannulloni che “non vogliono integrarsi” e che lo Stato mantiene a spese dei contribuenti, senza alcun vantaggio per il Paese, come vorrebbero far credere il partito di estrema destra AfD o anche i cristiano-democratici della Cdu.

C’è poi un’altra analisi che è importante citare. E viene dall’IW, l’Institut der deutschen Wirtschaft, l’Istituto dell’Economia tedesca. Un centro di ricerca che viene finanziato dalla Confindustria tedesca e considerato vicino alla Cdu. L’analisi dell’IW spiega che il ritorno dei rifugiati siriani in patria potrebbe avere un impatto negativo sull’economia tedesca e aumenterebbe la carenza di lavoratori qualificati. Almeno 80.000 siriani sono infatti impiegati nei cosiddetti ‘Engpassberufen’, professioni con carenza di personale. Solo per fare un esempio, 6.000 di loro sono medici ed esercitano soprattutto in zone rurali, spesso le stesse zone in cui il partito di estrema destra AfD spopola e prende tra il 30% e il 40% alle elezioni. Senza di loro e senza altri medici stranieri, soprattutto rumeni e russi, molte zone rimarrebbero scoperte dall’assistenza medica. In alcune regioni rurali, la percentuale di medici stranieri tra i nuovi assunti nelle cliniche è ormai dell’80%.

“Alla luce della carenza di lavoratori qualificati, la politica dovrebbe offrire una prospettiva di permanenza sicura in Germania”, continua l’Istituto IW. In realtà, al di là della retorica anti-migranti e i proclami per acchiappare voti, le imprese, gli ospedali, gli ambulatori, gli asili hanno disperatamente bisogno di personale. E quindi alla fine la politica, nei fatti, dovrà continuare ad accettare gli immigrati. Un comportamento schizofrenico, a livello politico, che conosciamo bene in Italia.

Purtroppo però seminando contro l’immigrazione, anche in Germania, il Paese che fino ad oggi è stato uno tra i più accoglienti in Europa, si sta diffondendo una cultura dell’intolleranza, del sospetto, della paura. Con un governo che, come si prevede, sarà guidato dalla destra dei cristiano-democratici e l’agenda politica sull’immigrazione che continuerà ad essere dettata dal partito di estrema destra AfD (all’opposizione), questa cultura continuerà ad essere alimentata. Gli immigrati saranno accettati per ragioni economiche. Ma si sentiranno sempre meno benvenuti, tuttalpiù tollerati. E’ una situazione che in Italia conosciamo già da almeno 25 anni.

Vuoi saperne di più sulla campagna elettorale tedesca? Segui il Podcast ‘Alexanderplatz’ di Mauro Meggiolaro e Alessandro Ricci su Spotify



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