Se pensiamo che l’infallibilità papale sia una specie di superpotere in stile Marvel, con il Papa che si sveglia la mattina e decide cosa sia verità assoluta tra un caffè e un’Ave Maria, siamo fuori strada. E no, non esiste un “mantello dell’infallibilità” custodito nei sotterranei del Vaticano accanto al Santo Graal e a qualche misterioso manoscritto segreto. La festa della Cattedra di San Pietro ci dà la possibilità di parlare dell’infallibilità papale. L’infallibilità non è una bacchetta magica che trasforma ogni parola papale in oro dogmatico. E non può essere usata come una carta jolly per zittire ogni critica o spegnere il dibattito teologico. Se fosse così semplice, la storia della Chiesa sarebbe stata una lunga e noiosa lista di monologhi papali, invece di un vivace dialogo tra santi, teologi e persino qualche eretico di passaggio. Anzi, si tratta di un concetto molto più sobrio e un tantino meno cinematografico di quanto si pensi. Eppure, continua a essere uno di quegli argomenti che provoca reazioni degne di una finale di Coppa Italia: tifo acceso e qualche metaforico “cartellino rosso” lanciato da una parte all’altra della barricata, che diventa enfaticamente divisivo, per citare un lettore.
Iniziamo col chiarire il nocciolo della questione: l’infallibilità papale, definita ufficialmente con la Pastor Aeternus da Pio IX nel 1870, non significa che il Papa* – un qualsiasi papa – non possa sbagliare. Non riguarda la sua vita personale, le sue opinioni politiche, le sue abitudini. L’infallibilità riguarda solo e soltanto quelle dichiarazioni fatte ex cathedra, ovvero quando il Papa parla come Pastore universale della Chiesa de fide et de moribus ovvero su questioni di fede e di morale, con l’intenzione di definire in modo vincolante una verità per tutti i fedeli, come specificato dal capitolo IV della Pastor Aeternus. In oltre due millenni di storia, questo è successo pochissime volte. Gli esempi più noti? La proclamazione dell’Immacolata Concezione e quella dell’Assunzione che poi diremo meglio. In realtà, queste due sono le uniche definizioni dogmatiche proclamate ex cathedra dall’istituzione formale dell’infallibilità nel Concilio Vaticano I. Tutto il resto — prediche, interviste, encicliche, tweet papali, libri — non rientra in questo ambito. Ma quindi Papa è infallibile? Se si, come e quando? Sì e no. Se si limitasse a definire dogmi di fede ex cathedra, lo sarebbe. Ma la maggior parte dei suoi interventi non rientra in questo contesto. Le sue interviste televisive, i suoi discorsi pubblici, i suoi gesti simbolici sono importanti, certo, ma non sono dogmi. Papa Benedetto XVI, nel suo insediamento in San Giovanni in Laterano, disse sul ministero petrino che: “Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge. Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell’obbedienza verso Cristo e verso la Sua Parola. Egli non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente sé stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo”. Criticar non significa negare l’infallibilità papale. Significa semplicemente esercitare quel sano spirito critico che la stessa Chiesa riconosce come parte del discernimento cristiano, come lo stesso Papa Francesco nell’Esortazione Apostolica Amoris Laetitia al n. 3 dice: “Non è utile pretendere che tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali siano risolte con interventi del magistero. […] Naturalmente, nella Chiesa è necessaria una unità di dottrina e di prassi, ma ciò non impedisce che esistano diversi modi di interpretare alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da essa derivano.”
Qui Papa Francesco sottolinea l’importanza del discernimento comunitario e personale, riconoscendo che il dibattito e la riflessione critica sono parte integrante della vita della Chiesa.
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La Cattedra è – diciamolo ancora una volta – simbolo della potestà di insegnamento, che è una potestà di obbedienza e di servizio, affinché la Parola di Dio – la sua Verità – possa risplendere tra di noi, indicandoci la strada. E qui ci fermiamo… per ora. Ma ammettiamolo: pensavate davvero che l’infallibilità papale fosse tutta qui? Come se bastasse un articolo per svelare uno dei concetti più fraintesi della storia della Chiesa?. Abbiamo sfatato qualche mito: no, il Papa non è una specie di Gandalf del Vaticano che brandisce il bastone dell’infallibilità gridando “Tu non puoi passare!” a chi osa dissentire. No, non c’è un “pulsante dogmatico” nascosto sotto la sedia papale che attiva verità assolute mentre lui sorseggia un caffè. E soprattutto, no, non si può giocare la carta dell’infallibilità per zittire chi solleva domande scomode. Se fosse così semplice, la teologia sarebbe noiosa quanto leggere il manuale d’istruzioni di un tostapane. Preparatevi a un viaggio tra concili turbolenti, schiaffi epici e contraddizioni che non fanno crollare la Chiesa, ma la rendono viva, pensante, e umana. La verità non ha bisogno di superpoteri per essere affascinante. Basta un po’ di fede, qualche buona domanda e, naturalmente, una sana dose di ironia, nulla di bellicoso.
Iniziamo col chiarire il nocciolo della questione: l’infallibilità papale, definita ufficialmente con la Pastor Aeternus da Pio IX nel 1870, non significa che il Papa* – un qualsiasi papa – non possa sbagliare. Non riguarda la sua vita personale, le sue opinioni politiche, le sue abitudini. L’infallibilità riguarda solo e soltanto quelle dichiarazioni fatte ex cathedra, ovvero quando il Papa parla come Pastore universale della Chiesa de fide et de moribus ovvero su questioni di fede e di morale, con l’intenzione di definire in modo vincolante una verità per tutti i fedeli, come specificato dal capitolo IV della Pastor Aeternus. In oltre due millenni di storia, questo è successo pochissime volte. Gli esempi più noti? La proclamazione dell’Immacolata Concezione e quella dell’Assunzione che poi diremo meglio. In realtà, queste due sono le uniche definizioni dogmatiche proclamate ex cathedra dall’istituzione formale dell’infallibilità nel Concilio Vaticano I. Tutto il resto — prediche, interviste, encicliche, tweet papali, libri — non rientra in questo ambito. Ma quindi Papa è infallibile? Se si, come e quando? Sì e no. Se si limitasse a definire dogmi di fede ex cathedra, lo sarebbe. Ma la maggior parte dei suoi interventi non rientra in questo contesto. Le sue interviste televisive, i suoi discorsi pubblici, i suoi gesti simbolici sono importanti, certo, ma non sono dogmi. Papa Benedetto XVI, nel suo insediamento in San Giovanni in Laterano, disse sul ministero petrino che: “Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge. Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell’obbedienza verso Cristo e verso la Sua Parola. Egli non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente sé stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo”. Criticar non significa negare l’infallibilità papale. Significa semplicemente esercitare quel sano spirito critico che la stessa Chiesa riconosce come parte del discernimento cristiano, come lo stesso Papa Francesco nell’Esortazione Apostolica Amoris Laetitia al n. 3 dice: “Non è utile pretendere che tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali siano risolte con interventi del magistero. […] Naturalmente, nella Chiesa è necessaria una unità di dottrina e di prassi, ma ciò non impedisce che esistano diversi modi di interpretare alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da essa derivano.”
Qui Papa Francesco sottolinea l’importanza del discernimento comunitario e personale, riconoscendo che il dibattito e la riflessione critica sono parte integrante della vita della Chiesa.
La Cattedra è – diciamolo ancora una volta – simbolo della potestà di insegnamento, che è una potestà di obbedienza e di servizio, affinché la Parola di Dio – la sua Verità – possa risplendere tra di noi, indicandoci la strada. E qui ci fermiamo… per ora. Ma ammettiamolo: pensavate davvero che l’infallibilità papale fosse tutta qui? Come se bastasse un articolo per svelare uno dei concetti più fraintesi della storia della Chiesa?. Abbiamo sfatato qualche mito: no, il Papa non è una specie di Gandalf del Vaticano che brandisce il bastone dell’infallibilità gridando “Tu non puoi passare!” a chi osa dissentire. No, non c’è un “pulsante dogmatico” nascosto sotto la sedia papale che attiva verità assolute mentre lui sorseggia un caffè. E soprattutto, no, non si può giocare la carta dell’infallibilità per zittire chi solleva domande scomode. Se fosse così semplice, la teologia sarebbe noiosa quanto leggere il manuale d’istruzioni di un tostapane. Preparatevi a un viaggio tra concili turbolenti, schiaffi epici e contraddizioni che non fanno crollare la Chiesa, ma la rendono viva, pensante, e umana. La verità non ha bisogno di superpoteri per essere affascinante. Basta un po’ di fede, qualche buona domanda e, naturalmente, una sana dose di ironia, nulla di bellicoso.
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