ARABIA SAUDITA, armi e programmi della Difesa. Crescenti capacità missilistiche di Riyadh

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L’argomento è stato affrontato nel dettaglio da Fabian Hinz, ricercatore per la difesa e l’analisi militare presso l’International Institute for Strategic Studies (ISS), in un recente articolo https://www.iiss.org/online-analysis/missile-dialogue-initiative/2025/02/riyadhs-silent-ballistic-missile-surge/. In esso viene riferito come l’Arabia Saudita abbia avviato lo sviluppo delle proprie capacità nel settore dei vettori terra-terra a lungo raggio a partire dagli anni Ottanta, una iniziativa indotta dalla proliferazione e a impiego di missili su scala regionale nel Golfo Persico, in particolare nel corso della guerra tra l’Iran e l’Iraq di Saddam, nonché alla dimostrata capacità israeliana di effettuare attacchi aerei a lungo raggio altamente efficaci.

PRIMI PASSI DI RIYADH NEL CAMPO MISSILISTICO

Nel 1988, Riyadh si approvvigionò di missili balistici a raggio intermedio DF-3 (CH-SS-2) dalla Cina Popolare e, allo scopo di implementare la forza basata su tali sistemi, la Royal Saudi Strategic Missile Force (RSSMF) fece costruire quattro basi sotterranee presso al-Hariq, al-Sulayyil, Raniyah e al-Watah. Si trattava di vettori a propellente liquido aventi una discreta gittata, seppure evidenziassero limiti operativi, poiché richiedevano una complessa preparazione al lancio che comportava notevoli tempi di approntamento, oltre al fatto che erano imprecisi. Negli anni seguenti, sempre dai cinesi, Riyadh tentò dunque di dotarsi di vettori a propellente solido maggiormente precisi. Al tempo (2007) si parlò di DF-21 (CH-SS-5) nel 2007, ma i sauditi potrebbero avere acquistato anche altri sistemi d’arma della categoria.

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LA BASE DI AL-NABHANIYAH

La base militare segreta di al-Nabhaniyah, struttura completata nel 2024 su commissione del Ministero della Difesa saudita, date le sue peculiari caratteristiche parve indicare un suo impiego a fini missilistici, Infatti, all’osservazione degli analisti della materia, gli accessi alle gallerie ricalcarono il medesimo modello della base della RSSMF di al-Sulayyil. Ben presto nove edifici divennero visibili anche presso il RSSMF Center and School a Wadi al-Dawasir, un sito inclusivo di un edificio di trenta metri di altezza destinato probabilmente alla manutenzione e all’addestramento all’impiego dei DF-3. A esso, alcuni anni dopo venne aggiunto un altro edificio più basso di dodici metri, che si ritenne funzionale allo schieramento di un nuovo sistema missilistico maggiormente compatto. Un terzo grande edificio realizzato nel 2021 riveste una funzione ancora poco chiara, forze si tratta di un centro operativo o di supporto della RSSMF.

L’ATTIVISMO DEGLI AL-SAUD

La continua dinamica di sviluppo della RSSMF costituisce un segnale della possibile modernizzazione ed espansione della componente missilistica della Difesa saudita, questo malgrado Riyadh al riguardo sia (ovviamente) elusiva. Una eccezione a questa dimensione di segretezza è derivata da un rapporto divulgato nel 2022 di Intercept, che citando una fonte dell’intelligence statunitense. In esso si affermava che l’Arabia Saudita stava pianificando nuove acquisizioni di missili balistici dalla Cina Popolare nel quadro del programma “Crocodile”. Analoghe incertezze ammantano i programmi e le strategie di Riyadh nel campo dell’assemblaggio e/o della produzione locale di vettori balistici, questo anche alla luce dell’agenda saudita Vision 2030, mediante la quale viene conferita priorità allo sviluppo di una base industriale di difesa nazionale. Al riguardo, il principe ereditario Muhammad bin Salman al-Saud ha sottolineato come almeno una produzione locale parziale costituirà un requisito vincolante alla base di tutte le acquisizioni di hardware militare, un approccio estendibile ai sistemi missilistici balistici.

DETERRENZA OPPURE CONCRETO IMPIEGO IN TEATRO?

L’Arabia Saudita ha realizzato un impianto di produzione di propulsori a propellente solido presso la base missilistica di al-Watah, fatto che ha portato l’intelligence statunitense a indicare cla possibile produzione di missili balistici grazie all’assistenza sino popolare, questo però in assenza di particolari relativi agli specifici sistemi che Riyadh intenderebbe assemblare o produrre. L’apparente non impiego di vettori balistici nella guerra che i saudita combattono contro Ansarullah (gli Houthi yemeniti) sarebbero indice del fatto che tali sistemi d’arma svolgerebbero attualmente una funzione di deterrenza strategica, più che quale capacità di combattimento, con un loro futuro eventuale impiego soltanto in caso di crisi.



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