Ordigno danneggia la Seajewel, indagini proseguono. Dal Governo per ora silenzio – Savonanews.it

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Setacciamento delle telecamere, analisi sui pesci e sulla scatola nera, raccolta delle testimonianze dell’equipaggio e nuovi ulteriori controlli sullo scafo.

Proseguono senza sosta le indagini sulla petroliera Seajewel attraccata al campo boe Sarpom tra Savona e Vado Ligure che da ieri sono passate dalla Procura di Savona alla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Genova guidate dal Procuratore Nicola Piacente.

Insieme alla Sostituta Monica Abbatecola si occupa del coordinamento delle attività investigative sulla nave, battente bandiera maltese, colpita nella notte tra venerdì 14 e sabato 15 febbraio da due ordigni che hanno danneggiato circa un metro e mezzo dello scafo come hanno potuto appurare i sommozzatori della Marina del Comsubin.

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Il fascicolo è passato da un modello 45 (atti non costituenti notizia di reato) ad un naufragio aggravato da finalità terroristiche. Escludendo quindi di fatto l’incidente. Ad occuparsi direttamente delle indagini sono la Digos di Genova e la Capitaneria di Porto di Savona.

Da capire in questo momento quando e dove gli ordigni sono stati posizionati sulla nave. Se in Algeria dove la Seajewel è partita, molto difficile, o se invece direttamente sul litorale savonese (nel caso sarebbe particolarmente inquietante). Per questo le immagini delle telecamere presenti sul litorale potrebbero fare chiarezza. Pare sia stata esclusa l’ipotesi di un ordigno teleguidato.

Nel frattempo il greggio presente a bordo pare sia stato scaricato nella notte con un’altra nave petroliera, la “Seacharm”, in attesa da qualche giorno di collegarsi alle tubazioni Sarpom che a sua volta, come sembra, che dovrà essere a sua volta controllata dai sommozzatori. 

La Seajewel era già finita nel mirino di alcune inchieste giornalistiche sulle cosiddette “flotte ombra” della Russia, quelle petroliere che, con triangolazioni sospette attraverso Stati extra UE, aggirano le sanzioni per trasportare illegalmente greggio russo verso il mercato europeo. Secondo “Ukrainska Pravda”, questa nave avrebbe più volte fatto scalo a Novorossijsk, il porto russo sul Mar Nero, per poi ripartire verso la Turchia e successivamente dirigersi in Europa.

Secondo i giornalisti ucraini, avrebbe più volte fatto spola tra porti di Federazione Russa e Turchia. Una rotta simile a quella della Ursa Major, il tanker affondato nelle acque spagnole lo scorso Natale, un evento che oggi sembra acquisire nuovi significati.

Un caso quindi internazionale che sta portando il mondo politico a interrogarsi. In prima battuta a presentare un’interrogazione parlamentare è stata Azione, seguita a ruota dal Partito Democratico.

Il silenzio però della presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero dell’Interno e delle Infrastrutture e dei Trasporti, probabilmente disposto in attesa di avere nuovi ulteriori sviluppi dell’indagine (che comunque sta già dando risposte), non sta convincendo le opposizioni che si aspettano di avere risposte su un “giallo” che rischia di minare la stabilità non solo nazionale.

Anche perché i recenti precedenti delle esplosioni che si sono verificate nella nave “Ursa Major” mentre attraversava il 23 dicembre scorso lo stretto di Gibilterra (14 i marittimi salvati, due i dispersi) e nella petroliera Koala (nessuna vittima) ormeggiata in Russia, fanno sì che l’attenzione debba rimanere alta. 

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“Secondo quanto riportato dalla stampa nazionale, nella notte di venerdì 14 febbraio la petroliera Seajewel battente bandiera maltese, proveniente dall’Algeria, e ormeggiata al largo delle coste liguri tra Savona e Vado Ligure è stata interessata durante le fasi di scarico del greggio da alcune esplosioni che ne hanno danneggiato anche lo scafo; dalle prime ricostruzioni della Capitaneria di Porto, le esplosioni non risultano essere legate alle operazioni di scarico del petrolio, ma sarebbero dovute ad un ordigno o da un residuato bellico, infatti dalle indagini è emerso che la falla nello scafo aveva le lamiere ritorte verso l’interno, facendo comprendere che la causa della lacerazione dell’acciaio è stata esterna e non interna – viene specificato nell’interrogazione che verrà presentato dal deputato Ettore Rosato di Azione ed inviata ai due Ministeri e alla presidente Giorgia Meloni – secondo alcune dichiarazioni rese agli organi di stampa, il personale specializzato, che sovrintendeva le operazioni ha constatato alcune anomalie nelle procedure di discarica decidendo, di concerto con la Capitaneria di Porto, per motivi precauzionali, di interrompere le stesse, e questo ha permesso di non registrare sversamenti in mare in conseguenza delle esplosioni; al momento, alla luce di quanto fin qui emerso, non può escludersi che le esplosioni siano state frutto di un’azione di sabotaggio o di un atto terroristico ed infatti la vicenda è seguita anche dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo di Genova; la nave in questione, infatti, risulta essere comparsa all’interno di alcune inchieste giornalistiche sulla cosiddetta «flotte ombra» russa; secondo il quotidiano online Ukrainska Pravda, la nave era una delle petroliere intercettate nel Mar Nero a trasportare il petrolio russo dal porto di Novorossiysk verso l’Europa, in Romania, in violazione alle sanzioni imposte dall’Unione europea e sarebbe pertanto tra le imbarcazioni sotto indagine dalla Procura antifrode europea”.

“Negli ultimi anni, la nave Seajewel avrebbe attraccato altre volte in Italia, e il nostro Paese assieme alla Turchia risulta essere quello dove la petroliera è stata segnalata più spesso, mentre dallo scoppio della guerra in Ucraina, la nave sarebbe stata in Russia circa sei volte; i precedenti episodi riportati dalla stampa, come quello del mercantile russo Ursa Major affondato nel Mar Mediterraneo a seguito di una esplosione in sala macchine, suggeriscono che vi siano stati altri incidenti simili, sollevando interrogativi sulla sicurezza marittima e sul controllo delle imbarcazioni che attraversano le acque italiane – viene puntualizzato nell’interrogazione parlamentare – in quella circostanza, infatti, secondo alcune ricostruzioni, sarebbero state posizionate sulla carena delle cariche esplosive magnetiche classificando quell’incidente come un atto terroristico; qualora quanto riportato fosse confermato, vi sarebbero gravi implicazioni per la sicurezza nazionale: risulta altresì urgente chiarire se esistano evidenze che le imbarcazioni della cosiddetta “flotta ombra” siano state monitorate preventivamente e se siano stati adottati protocolli specifici per il loro transito nelle acque territoriali italiane; è evidente che la presenza di navi potenzialmente coinvolte in traffici non trasparenti o in operazioni di elusione delle sanzioni internazionali potrebbe rappresentare un rischio per la sicurezza e la legalità dei traffici commerciali nel Mediterraneo”.

Viene chiesto “di quali elementi disponga circa le cause delle esplosioni avvenute sulla petroliera Seajewel; se risulta al governo che la petroliera in argomento sia una delle navi che compongono la cosiddetta “flotta russa fantasma” coinvolta nel trasporto di greggio dalla Russia all’Europa in violazione alle sanzioni internazionali; in caso affermativo, se il Governo abbia individuato, per quanto di competenza, responsabilità specifiche rispetto all’eventuale mancato controllo della nave prima del suo ingresso nelle acque italiane e se siano previsti provvedimenti per il rafforzamento della sicurezza portuale e marittima anche al fine di impedire la violazione delle sanzioni”.





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