Le Indagini Preliminari rappresentano la prima fase di un procedimento penale e hanno l’obiettivo di raccogliere elementi utili per stabilire se esistano i presupposti per esercitare l’azione penale. Ma come si svolgono? Chi le conduce? Quali sono i diritti dell’indagato? In questo articolo rispondiamo a queste domande per fare chiarezza su uno degli aspetti fondamentali del diritto processuale penale.
Cosa sono le indagini preliminari?
Le indagini preliminari sono quell’insieme di atti investigativi svolti dal pubblico ministero (PM) e dalla polizia giudiziaria per raccogliere prove in relazione a un reato. Lo scopo di questa fase è determinare se vi siano sufficienti elementi per sostenere l’accusa in giudizio o se, al contrario, il procedimento debba essere archiviato. Questa fase è cruciale anche per le indagini che si svolgono a Bergamo, dove numerosi casi vengono trattati con particolare attenzione dagli organi competenti.
Chi conduce le indagini preliminari?
Le indagini preliminari sono condotte dal pubblico ministero, che può avvalersi della polizia giudiziaria per l’acquisizione delle prove. Il PM ha il compito di raccogliere elementi a favore sia dell’accusa che della difesa, in conformità con il principio di imparzialità .
Quanto durano le indagini preliminari?
La durata delle indagini preliminari è regolata dall’art. 405 del Codice di Procedura Penale, secondo cui il PM deve concluderle entro sei mesi dalla data di iscrizione della notizia di reato. Tuttavia, nei casi più complessi, il termine può essere prorogato fino a un anno o anche più, a seconda della gravità del reato e delle necessità investigative.
Quali atti si svolgono durante le indagini preliminari?
Durante le indagini preliminari, il PM e la polizia giudiziaria possono compiere numerosi atti investigativi, tra cui:
- Interrogatori e sommarie informazioni: raccolta di dichiarazioni da parte di indagati, testimoni e persone informate sui fatti;
- Perquisizioni e sequestri: finalizzati a reperire prove materiali utili al procedimento;
- Intercettazioni telefoniche e ambientali: utilizzate nei casi più gravi per raccogliere elementi di prova;
- Accertamenti tecnici e perizie: effettuati su ordine del PM per chiarire dinamiche e circostanze del reato;
- Confronti e ricognizioni: strumenti per verificare l’identità dei soggetti coinvolti e accertare la fondatezza delle accuse.
Quali diritti ha l’indagato?
L’indagato ha una serie di diritti fondamentali garantiti dalla legge, tra cui:
- Il diritto di difesa, che gli consente di essere assistito da un avvocato sin dall’inizio del procedimento;
- Il diritto al silenzio, senza che ciò possa essere interpretato come ammissione di colpevolezza;
- Il diritto di accedere agli atti, sebbene in alcuni casi il PM possa disporre il segreto investigativo;
- Il diritto di presentare memorie difensive e di chiedere l’acquisizione di prove favorevoli.
Come si concludono le indagini preliminari?
Al termine delle indagini preliminari, il PM può decidere di:
- Richiedere l’archiviazione: se ritiene che non ci siano elementi sufficienti per sostenere l’accusa in giudizio;
- Formulare un’imputazione: nel caso in cui emergano prove concrete della responsabilità dell’indagato, il PM esercita l’azione penale chiedendo il rinvio a giudizio;
- Proporre riti alternativi: in alcuni casi è possibile definire il processo con riti speciali come il patteggiamento o il giudizio abbreviato.
Conclusione
Le indagini preliminari sono una fase cruciale del procedimento penale in cui vengono raccolti gli elementi probatori che determineranno il destino dell’indagato. È fondamentale conoscere i propri diritti e affidarsi a un avvocato penalista per garantire una difesa efficace sin dai primi atti investigativi. In città come Bergamo, dove il numero di procedimenti penali è in costante aumento, avere una strategia difensiva adeguata può fare la differenza.
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