Il medico accusato di falso dalla procura presiede la conferenza stampa al Gemelli

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«Gli inglesi dicono tocco legno, noi diciamo tocco ferro, ognuno si tocca quello che vuole. Il vero rischio è che i germi passino nel sangue» ha detto Sergio Alfieri parlando ai giornalisti al Policlinico Gemelli venerdì 21 febbraio 2025 alle ore 17.30. Abbiamo guardato la Conferenza Stampa con un anziano porporato davanti al computer e la reazione è stata emblematica. Ma andiamo per step. 

La Conferenza Stampa è stata un vero e proprio disastro.
Matteo Bruni ha semplicemente presentato i medici e si è defilato. A prendere la scena è stato Sergio Alfieri, medico chirurgo che aveva già operato il Papa in passato ed è a capo dell’equipe del Policlinico Gemelli che lo sta curando. Insieme a lui anche Luigi Carbone, il quale è vice direttore del Servizio di Sanità ed Igiene dello Stato della Città del Vaticano. 

Sergio Alfieri ha occupato completamente la scena con un atteggiamento che ha infastidito non pochi cardinali all’interno delle sacre mura. «Questo pensa di essere al bar?» commenta un porporato guardando la diretta Youtube. Non solo Alfieri ha un modo di fare arrogante e maleducato ma è anche un personaggio che non ha un buon rapporto con la Verità. Scelta pessima, quindi, quella della Sala Stampa. Se in queste ore i “giornalai” continuano a diffondere fake news, far parlare un uomo che è accusato dalla Procura di Roma di falso insieme ad altri sei colleghi e in almeno 29 casi affermava di essere in sala operatoria ma invece non vi era, è un suicidio mediatico. 

La conferenza stampa è iniziata con un elogio di Massimiliano Strappetti che nessuno ha richiesto ad Alfieri. «Il Papa ha capito che chi sta sempre con il paziente è l’infermiere. L’infermiere insieme al medico decide la terapia». In realtà, e Alfieri dovrebbe saperlo visto che a processo ci finisce proprio perché fa le cose un po’ alla ndo cojo cojo, il medico decide la terapia e l’infermiere la somministra. Se ci sono due figure con addirittura due corsi di laurea diversi un motivo ci sarà? 

Sono interessanti, inoltre, le considerazioni che Sergio Alfieri fa in merito ai bollettini che, ci tiene a precisare, «sono tutti firmati da me e dal dottor Carbone. Tutta l’equipe si confronta e il Papa ci dice cosa pubblicare. Ci ha detto di non nascondere nulla». Detto da uno che è accusato di aver dichiarato il falso è tutto dire. Il problema, però, è che le persone come Alfieri hanno quella sicumera che li annebbia e non gli fa neppure guardare la realtà in faccia. 

I bollettini che sono “firmati dai medici” sono in realtà questi. Come mai nel 2023, quando proprio Alfieri operò il Papa, i bollettini venivano pubblicati cosi? Non vorrà forse dire Alfieri che è lui che firma il comunicato mattutino: «Il Papa si è alzato». Studiare 10 anni per scrivere questa roba qui è più umiliante di affermare il falso e finire a processo. 

«Il Santo Padre mantiene il suo buon umore. Ci sono dei giorni in cui non abbiamo niente da comunicare, capite che ci sono dei giorni in cui siamo anche noi in attesa di risultati degli esami»
ha detto Alfieri. Appunto, perché fare bollettini quando non è necessario? Solo per placare la Stampa? Addirittura oggi la RAI, con i suoi eccellenti vaticanisti che scambiano il polpaccio degli angeli con l’avambraccio, ha riferito che al Gemelli hanno fatto accesso Ghirlanda e Parolin. Circostanza del tutto falsa ed inventata.
Lo abbiamo già scritto: le comunicazioni non devono rispondere alle smanie dei giornalai. Tenere nel Dicastero per la Comunicazione dei personaggi come Andrea Tornielli che hanno sempre scritto fesserie sui propri blog letti da nessuno porta a ragionare con la mentalità del “bisogna pubblicare per rispondere”. Si pubblica se si ha qualcosa da dire, altrimenti si tace. Invece, in questi giorni hanno solo pubblicato bollettini al fine di placare le domande. 

«Il Papa non è fuori pericolo. Una infezione così importante, con tanti microbi in un signore che ha 88 anni, è in carrozzina. Le terapie non è sempre facile bilanciare. Per farlo respirare metti un po’ di cortisone che però ti fa abbassare le difese immunitarie, ti fa alzare la glicemia ed è un terreno per le infezioni….non è un lavoro semplice. Non è fuori pericolo. In questo momento comunque non è in pericolo di vita. Poco fa è andato dalla sua stanza in cappella a pregare». 


«Mi sono piegato su di lui per dirgli che la degenza non sarà una settimana e lui mi ha detto scherzando “si vuole confessare?”. Mi ha dato l’assoluzione e io me la sono presa l’assoluzione». Qualcuno spieghi ad Alfieri che, non solo bisogna dichiarare di essere dove si è e se non si è in sala operatoria non bisogna dire il contrario, ma anche che c’è differenza fra una benedizione e una assoluzione. 

«Il Papa legge, firma documenti»
ha spiegato Alfieri. Inoltre, ha chiarito che tutta la prossima settimana, e probabilmente anche di più, il Papa resterà al Gemelli. 

Ad Ignazio Ingrao, esperto di avambracci RAI, Alfieri ha risposto con fare maleducato: «Ma secondo lei noi possiamo decidere se il Papa fa l’Angelus o no? Noi siamo medici». Alle altre domande ha risposto in modo sfacciato: «Lei vuole sapere se io ho fatto bene oppure no il mio lavoro le volte precedenti».

Il medesimo porporato davanti al computer nel suo appartamento ha detto: «Ma è consapevole che sta facendo una conferenza stampa nella quale parla delle condizioni cliniche di un PAPA?»

Luigi Carbone, a precisa domanda, ha risposto: «Le terapie non sono state cambiate ma sono state potenziate». Ciò che affermano i bollettini, che Alfieri ha riferito di aver firmato lui stesso, non è questo. Il 15 febbraio si legge: «La terapia è stata leggermente modificata in base agli ulteriori riscontri microbiologici». Il 18 febbraio si legge: «che ha richiesto un’ ulteriore terapia farmacologica». Quindi la terapia è stata modificata oppure no? Sempre il 18 si legge: «L’infezione polimicrobica, insorta su un quadro di bronchiectasie e bronchite asmatiforme, e che ha richiesto l’utilizzo di terapia cortisonica antibiotica, rende il trattamento terapeutico più complesso». Significa che è stata aggiunta rispetto a quella ospedaliera «iniziata» il 14, come afferma sempre il bollettino. Le cose iniziano a non tornare e Alfieri non è conosciuto per essere un uomo della Verità, a quanto pare. 

In merito all’assenza di foto del Papa – sulla quale noi concordiamo con il fatto che bisogna rispettare la privacy – fanno sorridere le affermazioni di Alfieri: «Ma se voi portate in ospedale una nonna di 80 anni, come starà? In vestaglia? Con il pigiama? Cosa facciamo, mandiamo la foto del Papa con il pigiama sui giornali?». 

Il cardinale che continua a guardare la diretta si gira, ci guarda divertito e dice: «Perché? Non lo abbiamo già visto nelle peggiori condizioni a Santa Marta fotografato da Tizio e Caio? Il video di Enzo Fortunato che fra poco lo riprende anche in mutande? Anche di Giovanni Paolo II avevamo le foto quando era a letto. In realtà lui non vuole farsi vedere in difficoltà, lo ha detto più volte anche in riferimento alla carrozzina». Effettivamente, Alfieri forse passa il suo tempo a fare dei corsi di romanesco e non segue ciò che accade qui dentro ma forse è necessario essere un po’ realisti. 

«La parte cronica non guarirà, la parte acuta sarà risolta. Quella meno acuta sarà gestita da Strappetti e Carbone» 
ha spiegato Alfieri. 

«Può capitare che questi germi che oggi sono localizzati nelle vie respiratorie e nei polmoni, se per sciagura questi germi dovessero passare nel sangue qualsiasi paziente avrebbe una sepsi. Una sepsi con i suoi problemi respiratori e la sua età potrebbe essere davvero difficile ad uscirne. Gli inglesi dicono tocco legno, noi diciamo tocco ferro, ognuno si tocca quello che vuole. Il vero rischio è che i germi passino nel sangue». Il cardinale si è alzato innervosito ed ha detto: «Questo è il risultato di anni in cui attorno al Papa c’è chi dice “stronzate”, “frociaggine” e tutta una serie di parolacce e volgarità inascoltabili. È vergognoso e non se ne può più!».

Non si può che essere d’accordo. Alfieri ha dato dimostrazione di quanto sia inadeguato a presentarsi in pubblico. 



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