“Troppa concorrenza sleale. Servono soldi a tutela del Made in Italy”

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“L’agricoltura europea sta attraversando una fase decisiva, con la commissione europea che, finalmente, riconosce molte delle battaglie portate avanti da Coldiretti. Tuttavia, senza un adeguato bilancio destinato alla Politica agricola comune (Pac), il rischio è che queste intenzioni restino solo sulla carta”. È una soddisfazione a metà, quella manifestata da Coldiretti Rimini, dinanzi al cambio di rotta manifestato a livello europeo. 

“Non possiamo che valutare positivamente il cambio di approccio che il commissario Hansen e il vicepresidente Fitto introducono in questa nuova visione strategica, recependo molte delle istanze della nostra organizzazione – sottolinea il presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini -. Ora dovranno seguire fatti e proposte concrete, a cominciare dall’annunciata semplificazione che faccia una volta per tutte della Pac un vero sostegno al reddito di chi produce”.

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Attualmente, spiega l’associazione, la Pac rappresenta circa il 30% del bilancio dell’Unione Europea, per un totale di 386,6 miliardi di euro destinati al settore agricolo nel periodo 2021-2027. Di questi, oltre il 70% è dedicato ai pagamenti diretti per il sostegno al reddito degli agricoltori. “La loro eventuale redistribuzione metterebbe a serio rischio la tenuta dell’intero comparto, in un contesto già gravato dall’aumento dei costi di produzione e dalla concorrenza sleale dei prodotti esteri”, sottolinea Coldiretti.

“I nuovi obiettivi, seppur buoni, rischiano di non essere attuabili senza un budget adeguato e dedicato con cui realizzarli – aggiunge il segretario generale, Vincenzo Gesmundo -. A questo proposito, come Coldiretti siamo fortemente contrari all’ipotesi che prevede l’unificazione dei fondi Pac con quelli della coesione da gestire in maniera estremamente flessibile da parte del singolo Stato membro. Tale ‘despecializzazione’ delle risorse finanziarie destinate al settore agricolo potrebbe rappresentare l’anticamera, nel breve-medio periodo, per un trasferimento di queste risorse ad altri settori, e quindi la fine della Pac”.

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Oltre alle politiche europee, Coldiretti sottolinea di mantenere altissima l’attenzione sulla tutela del Made in Italy, “sempre più minacciato dall’arrivo di prodotti esteri a basso costo che alterano il mercato e danneggiano gli agricoltori italiani”. “Solo nel 2023 – spiegano -, l’Italia ha importato oltre 700 milioni di chili di olio d’oliva dall’estero, con una crescita del 49% rispetto all’anno precedente. Gran parte di questo prodotto arriva da Spagna e Tunisia, ma spesso finisce sugli scaffali come ‘italiano’ per via di normative poco chiare”.

“Non possiamo permettere che il nostro mercato venga inondato da prodotti di dubbia provenienza che danneggiano la filiera italiana e ingannano i consumatori – commenta Guido Cardelli Masini Palazzi, presidente di Coldiretti Rimini -. Oggi più che mai serve una politica di controlli più rigida alle frontiere, un’etichettatura chiara e trasparente e il principio di reciprocità negli accordi commerciali, per evitare che l’agricoltura italiana venga penalizzata da concorrenza sleale”.

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Gli fa eco Alessandro Corsini, direttore di Coldiretti Rimini: “Chiediamo interventi immediati per garantire ai nostri agricoltori un prezzo equo, contrastare il dumping commerciale e potenziare i controlli doganali per bloccare l’ingresso di prodotti che non rispettano gli stessi standard qualitativi e normativi richiesti ai produttori italiani”.

Oltre alla difesa della Pac e del Made in Italy, Coldiretti Rimini ribadisce la necessità di una maggiore trasparenza nel mercato agroalimentare e di un sostegno concreto alle imprese agricole, costrette a far fronte all’incremento dei costi di produzione. “Il settore agricolo è fondamentale per la sicurezza alimentare dell’Europa e per l’economia italiana, con oltre 1,3 milioni di imprese agricole attive e un valore complessivo della produzione di 64 miliardi di euro l’anno – conclude Cardelli Masini Palazzi -. Non possiamo permettere che politiche miopi o la mancanza di risorse mettano a rischio tutto questo”.

 

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