I manager del TPL puntando sull’idrogeno, ma sono preoccupati dalle carenze infrastrutturali secondo una ricerca di IMI

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 


In Europa, e nello specifico in Italia, i mezzi per il trasporto pubblico locale a idrogeno iniziano ad essere una realtà (è di pochi giorni fa la presentazione del primo bus di TPER a Bologna), ma la maggior parte dei manager del settore è preoccupata dalla capacità della rete di alimentazione delle infrastrutture di rifornimento, al momento del tutto inadeguata.

Il dato emerge dalla ricerca ‘The Road Ahead’, commissionata dal gruppo britannico IMI – di cui fa parte l’azienda italiana IMI Remosa, che produce elettrolizzatori nel suo nuovo stabilimento sardo – nell’ambito della quale sono stati intervistati oltre 300 professionisti senior del trasporto pubblico in mercati chiave europei.

L’Italia è stata inclusa nella ricerca insieme a Germania e Regno Unito perché queste nazioni hanno già delineato piani di riduzione delle emissioni del trasporto pubblico come parte delle loro strategie di settore più ampie per raggiungere la neutralità delle emissioni di CO2.

Microcredito

per le aziende

 

Sebbene tutte i Paesi intervistati condividano preoccupazioni riguardo alle connessioni alla rete, il 96% dei rispondenti italiani ha dichiarato di aver già investito in veicoli a idrogeno e infrastrutture di rifornimento, o di avere intenzione di farlo nei prossimi due anni. Questo nonostante solo il 26% degli intervistati italiani abbia confermato di avere accesso a infrastrutture permanenti per la distribuzione di l’idrogeno, dimostrando – secondo gli estensori del dossier – un chiaro problema nell’adozione della molecola come combustibile nel trasporto pubblico del Belpaese.

“Tra le industrie hard to abate italiane, il trasporto pubblico è ben posizionato per beneficiare della transizione all’idrogeno” ha dichiarato Andrea Pusceddu, Direttore dello Sviluppo Commerciale per l’Idrogeno di IMI. “Tuttavia, ci sono poche ricerche pubblicamente disponibili che raccolgano le opinioni di coloro che sono coinvolti nel settore. Questo è qualcosa che volevamo risolvere, soprattutto considerando che il settore del trasporto pubblico richiede meno energia rispetto alle industrie energivore ed è meno probabile che benefici di progetti di decarbonizzazione su larga scala come il SouthH2 Corridor. I nostri risultati evidenziano la fiducia che il settore ha nei veicoli a idrogeno e nel rollout delle infrastrutture associate, nonostante le preoccupazioni riguardo alle connessioni alla rete. Con molti stakeholder che ancora non hanno accesso alla tecnologia di rifornimento, la generazione in loco tramite elettrolisi decentralizzata potrebbe aiutare, colmando il divario tra produzione e utenti finali, consentendo alle reti di trasporto di testare i veicoli senza aspettare la creazione di una rete pubblica di stazioni di rifornimento”.

La ricerca identifica inoltre un’opinione condivisa tra i colleghi italiani, britannici e tedeschi: che sia, cioè, necessario un maggiore finanziamento governativo per promuovere l’adozione dell’H2 per decarbonizzare le flotte di trasporto pubblico. I rispondenti italiani sono più propensi a sostenere questa opinione, con l’85% che ha sottolineato la necessità di più finanziamenti, rispetto all’83% e al 78% rispettivamente per Regno Unito e Germania.

“Un adeguato supporto finanziario è vitale in un settore pubblico che riceve finanziamenti governativi”, conclude Pusceddu. “Gli stakeholder del trasporto sono sotto pressione per garantire il miglior rapporto qualità-prezzo, dimostrando al contempo un chiaro percorso verso la neutralità carbonica. Con finanziamenti insufficienti e strutture di rifornimento e produzione di idrogeno soggette a lunghi tempi di costruzione, le organizzazioni devono esplorare diverse strategie per alimentare le loro flotte”.

Sempre secondo il manager di IMI, questa potrebbe essere una situazione potenzialmente critica, specie in un settore che potrebbe non avere tutte le necessarie competenze interne sulle fonti di energia alternative: “Tale mancanza di familiarità viene evidenziata nella nostra ricerca, dove la conoscenza tecnica è stata citata dall’88% degli intervistati come un fattore importante quando si ordinano nuovi veicoli. Tuttavia, lascia aperta la possibilità di lavorare più da vicino con gli sviluppatori di elettrolizzatori su piccola e media scala (come la sessa IMI; ndr). Questo potrebbe minimizzare i rischi e consentire ai gestori del trasporto italiano di dimostrare il valore del trasporto a idrogeno, un vantaggio importante dato che i veicoli sono già stati ordinati”.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

Source link