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“Abitare, vivere la montagna, non sfruttarla”. Questo il motto dei Villaggi Montani certificati dal Club Alpino Italiano, un progetto lanciato alla fine del 2024 a Venezia negli Stati Generali del Turismo Outdoor. E che con l’ingresso lo scorso 15 febbraio di Amandola e Cansano, rispettivamente nelle Marche e in Abruzzo, si allarga dalle Alpi all’Appennino.
Amandola, porta d’accesso per i Monti Sibillini
Amandola (che il sito ufficiale dei Villaggi chiama erroneamente Monte Amandola) è uno dei borghi più apprezzati del versante marchigiano del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Il centro storico conserva portici e belle architetture in cotto, tra cui spiccano le chiese di Sant’Agostino (o santuario del Beato Antonio) e di San Francesco. Nonostante i soli 550 metri di quota, Amandola è un passaggio obbligato per chi sale verso la montagna da Macerata, da Fermo e dalla costa dell’Adriatico. Le strade che raggiungono le frazioni di Garulla Superiore e Inferiore, e di Campolungo, danno accesso ai sentieri del Monte Amandola e del Monte Castel Manardo.
Dalle vicine Montefortino e Montemonaco si raggiungono le spettacolari valli dell’Infernaccio e dell’Ambro, e i sentieri che salgono al Monte Vettore, 2476 metri, e delle altre vette più elevate del massiccio. Passando da Sarnano si sale verso l’altopiano del Ragnolo e Pintura, di grande interesse estivo e invernale.
A differenza di altri centri della zona, la popolazione e l’amministrazione di Amandola hanno appoggiato fin dall’inizio l’inclusione del territorio nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
Il paese, duramente colpito dal sisma del 2016, ha dimostrato negli anni scorsi vitalità e spirito di rivincita, anche grazie al progetto culturale Sibillini Romantici e al rilancio del Museo del Paesaggio. Si raggiunge da Amandola anche il Grande Anello dei Sibillini, un trek di 120 km, diviso in 9 tappe, che è stato leggermente modificato dopo il terremoto.
Cansano, a tu per tu con la Maiella
Cansano, 835 metri, offre un’atmosfera diversa da Amandola. Sul paese si affacciano le vette della Maiella, e le vicine dorsali boscose del Monte Rotella e del Pizzalto. La severa architettura in pietra calcarea del borgo è quella tipica dell’Abruzzo interno. Da vedere le chiese del Santissimo Salvatore, di San Rocco e di San Nicola di Bari, le rovine del castello dei Conti di Palena, e le rovine della città italica e poi romana di Ocriticum, che si raggiungono in auto o a piedi dal centro. Tocca la stazione di Cansano la linea ferroviaria Sulmona-Carpinone-Isernia, oggi percorsa dai convogli storici della cosiddetta Transiberiana d’Abruzzo.
A rendere Cansano importante nella logica dei Villaggi Montani del CAI è la sua posizione, all’incrocio delle strade che provengono da Sulmona, da Campo di Giove, da Pacentro e da Pescocostanzo attraverso il Bosco di Sant’Antonio, con i suoi faggi secolari. Bastano brevissimi trasferimenti, da Cansano, per raggiungere i sentieri del Monte Amaro, del Monte Rotella e del Pizzalto.
Passa dal paese una variante del Sentiero della Libertà, utilizzato tra il 1943 e il 1944 da antifascisti ed ex-prigionieri per raggiungere le aree dell’Abruzzo già liberate dagli Alleati. Tra i profughi di quei giorni era il futuro presidente Carlo Azeglio Ciampi. A spingere per l’inserimento di Cansano nell’elenco sono stati il CAI Abruzzo, e la Sezione di Sulmona.
L’idea nata in Austria
I Villaggi degli Alpinisti, Bergsteigerdörfer in tedesco, nascono da un progetto del Club Alpino austriaco, ispirato alla Convenzione delle Alpi, e reso possibile da fondi del governo di Vienna e del Fondo europeo per lo sviluppo rurale. Tutti i Comuni coinvolti – alcune decine fino a oggi, tra Austria, Germania, Slovenia e Italia – sono piccoli centri ricchi di storia e fascino, che puntano su un turismo bene inserito nell’ambiente, sui trasporti ecocompatibili, e sulla tutela dell’agricoltura di montagna e della silvicoltura.
Si ispirano agli stessi principi i Villaggi Montani del CAI. Oggi l’elenco, oltre ad Amandola e a Cansano, comprende Balme e Crissolo in Piemonte, Paularo in Friuli, Triora in Liguria, la Valle di Lozio in Lombardia e la Val di Zoldo in Veneto. Figurano solo nell’elenco dei Villaggi degli Alpinisti i centri altoatesini di Mazia/Matsch in Val Venosta e di Longiarü/Campill in Val Badia.
L’iniziativa, spiega un comunicato del CAI, ha lo scopo di “preservare le tradizioni locali, incentivare il turismo responsabile e favorire lo sviluppo di comunità montane che, pur rimanendo fedeli alle proprie radici, possano affrontare le sfide del futuro”.
Per Giacomo Benedetti, vicepresidente generale del Club Alpino, “Amandola e Cansano hanno preso una decisione coraggiosa, e hanno scelto di seguire un percorso di qualità, evitando le soluzioni facili e commerciali che spesso sembrano più attraenti. I risultati arriveranno, ma richiederanno tempo, e saranno visibili nel medio-lungo termine. Il CAI sarà al fianco di questi Comuni, sostenendoli con tutte le sue forze”.
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