Quei tre 25 nella cabala della Meloni, e l’ultimo forse è il più importante – AlessioPorcu.it

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Alla Conferenza con Questori e Prefetti la premier ribadisce la linea intransigente sui migranti, e Ruspandini la spalleggia

Il 25 settembre del 2022 Giorgia Meloni diventa la prima presidente del Consiglio donna d’Italia, la prima di destra in purezza e la prima con una storia politica che rimanda direttamente a quando il Italia votare era vietato. Il 25 aprile di ogni anno, in Italia, una Giorgia Meloni si alza e sa che dovrà correre più dell’ideologia che la perseguita e sulla quale è ampiamente “perseguitata” dalle opposizioni.

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Ed infine, il 25 febbraio che arriva sarà il giorno in cui, dopo il pronunciamento interlocutorio della Cassazione di fine 2024, Meloni sarà cosa ha deciso la Corte di giustizia Europea in ordine al su format su migranti e centri in Albania. Chi credesse alla Smorfia se lo giochi. Questo numero, perché per la premier è più cardinale del 4 per Pitagora buonanima.

Tensione e lessico

Giorgia Meloni

Tanto cardinale che in queste ore i sintomi della tensione in ordine al tema migranti-Cpr albanesi, finora piallato all’80% da giurisprudenza attiva, sono evidenti e massivi. E a traino dell’acuzie degli stessi torna, forte, il tipo di lessico che Meloni ama di più per compiere il suo piccolo capolavoro quotidiano. Quale? Allamare i cittadini-elettori con l’idea della soldatessa in altana, come una colonnella Nathan Jessep che spiega come i giudici siano gente poco pratica. Gente parruccona che non sa correre, ed “avversa” ed al tempo stesso mantenere un saldo baricentro istituzionale.

Una roba che non la faccia apparire tropo per come si sente davvero. Cioè sempre in competizione. O in campagna elettorale, all’opposizione e fieramente pronta a difendere la cucciolata dei milioni di italiani che l’ha spedita a Palazzo Chigi. Roba facile da enunciare ma tosta da praticare, specie se non si esce da quel format concettuale tutto belluino e millenarista di “difendere i confini”.

“Difendere i confini”

Un barcone di migranti (Foto: Guardia Costiera greca © Imagoeconomica)

Come se questa Roma qua fosse in guerra e come se ai confini medesimi premessero solo orde di barbari che “Impero dormi preoccupato”. Alla Conferenza dei prefetti e questori d’Italia ad esempio Meloni è andata giù di maglio e di fioretto al contempo. Così: ”L’Italia è determinata a portare avanti il protocollo con l’Albania per i migranti “e a trovare una soluzione a qualunque ostacolo”. Leggere bene, please: “A qualunque ostacolo”, che sa di “ad ogni costo” in salsa churchilliana prima della Battaglia d’Inghilterra.

Poi: “Il governo ha cercato e trovato sul fronte migranti soluzioni pragmatiche, non ideologiche che cercano di trovare la soluzione dei problemi per tutti. E se questo è stato possibile, è grazie al gioco di squadra. Ecco il secondo sintomo: quello del pragmatismo come sola chiave di lettura del sistema complesso di una democrazia occidentale.

La conferenza con Questori e Prefetti

E ancora: ”La legalità è una assoluta priorità del governo, così come è una priorità la lotta alla mafie e all’immigrazione irregolare’‘. Eccolo qua, il terzo claim: la “lotta” ai potentati criminali che però, sul caso Alamsri, un filino di cilecca pare averla fatta. Ed alla premier ha fatto eco su La Voce del Patriota (torna il lessico forte di roboante identitarismo) il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, Massimo Ruspandini.

Massimo Ruspandini

Che è anche presidente provinciale di Via della Scrofa in provincia di Frosinone e che in queste settimane sta gestendo una delicata fase congressuale. Ruspandini parte dall’ovvio, cioè dai nemici inside dell’eunomia che Fdi applicherebbe “nel nome” degli italiani.

Ruspandini che attacca i dem

“È paradossale che il Partito Democratico continui a bocciare il protocollo Italia-Albania, mentre l’Unione Europea ne riconosce il valore. Il commissario all’Interno Magnus Brunner ha detto chiaramente che è positivo esplorare nuovi strumenti per rendere i rimpatri più efficaci”. Poi: “L’Italia, con questo accordo, sta cercando soluzioni concrete”. Torna il lessico funzionalista che ogni sovranismo tiene in mostra sul comodino: efficacia e concretezza. Sembra quasi ed in iperbole ovvia che la democrazia e le sue regole siano diventate un ingombro.

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E tutto questo “mentre il PD si limita a ripetere vecchi slogan senza offrire alternative credibili. Sappiamo tutti che il sistema di gestione dei migranti in Europa è in crisi.

Il nuovo format: pragmatismo

Foto Malavolta © Imagoeconomica

La chiosa è futurista: “Serve pragmatismo e capacità di sperimentare nuove strade, non una sterile opposizione ideologica. Ma continuare a bocciare il protocollo con l’Albania senza nemmeno attendere la sua piena attuazione, significa solo fare propaganda sulla pelle di un problema che gli italiani vogliono risolvere”. E vai di slogan finale: “Noi scegliamo di governare i flussi migratori, non di rinviare il problema come le opposizioni hanno fatto negli scorsi anni”.

Al di là della pubblicistica comunque Meloni ritiene che sia “importante fare chiarezza” sulle norme relative ai Paesi sicuri”. Ed altrettanto importante è che “la Corte di giustizia europea scongiuri il rischio di compromettere le politiche di rimpatrio, non solo dell’Italia, ma di tutti gli stati membri dell’Unione europea”.

La revisione necessaria

Perciò, e forse ancor più cruciale sarebbe, per la premier, “anticipare l’entrata in vigore di quanto previsto dal Patto di immigrazione e asilo sulla definizione di Paesi sicuri”. Quello e ribadire quanto sia “necessaria, ormai urgente, una revisione della direttiva rimpatri del 2008, il concetto di Paese sicuro”.

Palazzo Chigi

“Credo sia importante anticipare l’entrata in vigore di quanto previsto dal nuovo patto di immigrazione e asilo sulla definizione di Paese di origine sicuro anche per fare un po’ chiarezza su un tema molto controverso e oggetto di provvedimenti giudiziari che appaiono disattendere quanto stabilito con legge dal Parlamento italiano’‘.

O scalpo o bollette

Importante. Chiarezza. E soprattutto legge italiana che “disattende” il sacro mandato della legiferazione camerale. E su tutto quel 25, quel numero glorioso e maledetto al contempo, che tra poco dirà a Meloni se la sua linea è definitivamente bocciata o se c’è speranza.

Per lei, per il suo lessico da trincea e per un governo che deve trovare al più presto un totem in positivo a cui attaccare scalpo. Altrimenti gli italiani smetteranno di guardare ai confini e inizieranno a sbirciare le loro bollette.

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