Pensione anticipata, nuova penalizzazione per questi lavoratori: aspetteranno mesi prima di ricevere l’assegno Inps

Brutte notizie, anzi pessime, per quello che riguarda le pensioni. Se fai parte di certe categorie lavorative andare in pensione prima davvero non ti conviene: dovrai aspettare mesi prima di ricevere il tuo assegno dall’Inps.

Le pensioni restano – e forse resteranno sempre – il terreno più scottante, quello su cui è più difficile fare un passo avanti senza poi doverne fare due indietro. E, infatti, nonostante mille novità proposte e qualche piccola modifica introdotta, alla fine dei conti a dettare Legge è ancora la Legge Fornero.

I modi per aggirarla, sia chiaro, ci sono: non mancano le misure che consentono ai lavoratori di accedere alla pensione con qualche anno di anticipo rispetto ai 67 anni fissati dalla Legge Fornero. Il punto, però, è un altro: ma tutte queste misure di pensione anticipata attualmente in vigore, sono vantaggiose?

Il rischio, infatti, è quello di ritrovarsi con un assegno misero e del tutto insufficiente a far fronte al costo della vita nel 2025. Costo che negli anni che ci attendono potrà solo aumentare ulteriormente. Da quest’anno coloro che lavorano in determinati settori, saranno soggetti ad un’altra penalizzazione se sceglieranno di andare prima in pensione.

Il Governo Meloni ha aumentato la finestra di uscita per alcune categorie lavorative. Questo significa che chi sceglierà di smettere di lavorare con qualche anno di anticipo rispetto ai 67 anni canonici, dovrà poi aspettare mesi prima di vedere il primo assegno da parte dell’Inps.

Pensione anticipata? Se lavori in questi settori non ti conviene

Se stai pensando di sfruttare la pensione anticipata ordinaria perché hai già maturato tutti gli anni di contributi richiesti, sappi che potrebbe non essere una buona idea. Infatti se fai parte di determinate categorie lavorative, da quest’anno dovrai aspettare più a lungo prima di ricevere il primo assegno previdenziale.

La pensione anticipata ordinaria è una misura particolarmente vantaggiosa per coloro che hanno iniziato a lavorare quando erano molto giovani. Infatti con questa misura non conta l’età ma contano solo i contributi: in pratica puoi accedere alla pensione a qualunque età se i contributi sono pari almeno a 42 anni e 10 mesi per gli uomini o 41 anni e 10 mesi per le donne.

Di conseguenza, se una donna, poniamo il caso, avesse iniziato a lavorare stabilmente a 18 anni, potrebbe andare in pensione addirittura prima dei 60. A differenza di Quota 41 – altra misura per la quale non conta l’età ma contano solo i contributi – la pensione anticipata ordinaria ha il vantaggio di rivolgersi a tutte le categorie di lavoratori.

Siccome a sfruttare questa misura sono, soprattutto, i dipendenti pubblici – in quanto, spesso, sono quelli che iniziano a lavorare subito dopo il diploma e hanno carriere molto continue e stabili – il Governo di Giorgia Meloni ha deciso d’introdurre un piccolo disincentivo alla pensione anticipata proprio per questa categoria.

Leggi anche: Pensioni più ricche a marzo: arrivano gli aumenti e un’altra bella novità

Dipendenti pubblici penalizzati: la pensione arriva più tardi

Il Governo di Giorgia Meloni, con la manovra di Bilancio 2025, ha introdotto una penalizzazione per i dipendenti pubblici che, quest’anno, sceglieranno di avvalersi della pensione anticipata ordinaria per smettere di lavorare qualche anno prima.

Da quest’anno la finestra di uscita aumenta! Per chi non lo sapesse la finestra di uscita è il lasso di tempo che intercorre tra il raggiungimento dei requisiti necessari per l’accesso alla pensione e l’ottenimento effettivo del primo assegno previdenziale da parte dell’Inps.

Leggi anche: Pensioni, svolta storica dopo la sentenza: gli importi mensili sono a rischio

Da quest’anno i dipendenti pubblici che opteranno per la pensione anticipata ordinaria dovranno attendere ben 4 mesi prima di vedere il primo assegno. Quattro mesi non sono pochi! La penalizzazione, però, non riguarda tutti ma solo i dipendenti pubblici che lavorano in questi settori: chi lavora nel settore della Sanità, i dipendenti degli Enti locali, gli insegnanti dell’asilo e delle scuole elementari parificate, gli ufficiali giudiziari, gli aiutanti ufficiali giudiziari e i coadiutori.