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Il sogno di una pensione dorata sotto il sole: un scelta sempre più diffusa tra gli italiani. Tutti i rischi fiscali
Trasferirsi all’estero per godere di un assegno previdenziale più corposo e di una fiscalità agevolata è una scelta sempre più diffusa tra i pensionati italiani. Paesi come Grecia, Tunisia e Cipro offrono regimi fiscali vantaggiosi, permettendo di ridurre il carico delle imposte e massimizzare il reddito netto. Tuttavia, chi decide di spostare la propria residenza fuori dall’Italia deve fare attenzione ai rigorosi controlli dell’Agenzia delle Entrate, che vigila su eventuali trasferimenti fittizi.
Occhi puntati sui trasferimenti sospetti
La legge consente di risiedere all’estero e continuare a percepire la pensione italiana, ma l’Agenzia delle Entrate monitora attentamente questi spostamenti per evitare frodi fiscali. Il principale obiettivo dei controlli è verificare che il pensionato abbia effettivamente trasferito il proprio centro di interessi vitali fuori dall’Italia. Tra gli elementi sotto esame ci sono:
- Residenza fiscale reale o fittizia: chi è iscritto all’AIRE ma trascorre la maggior parte del tempo in Italia rischia di essere considerato ancora fiscalmente residente nel Paese;
- Utilizzo del sistema sanitario: l’accesso alla sanità pubblica italiana è un indicatore che può destare sospetti;
- Movimenti finanziari e bancari: prelievi e bonifici frequenti dall’estero all’Italia possono segnalare una permanenza abituale nel Paese;
- Legami economici e familiari: il possesso di immobili, conti bancari o attività d’impresa in Italia può suggerire una presenza stabile nel territorio nazionale.
Le verifiche dell’Agenzia delle Entrate
Per accertare la residenza fiscale, l’AdE incrocia dati provenienti da diverse fonti, tra cui:
- L’anagrafe tributaria;
- I transiti aeroportuali e i dati sui voli;
- L’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE);
- Le spese effettuate con carte di credito o bancomat in Italia;
- I pagamenti elettronici e i movimenti bancari.
Il processo di verifica si articola in diverse fasi:
- Analisi preliminare: segnalazione e incrocio dei dati tra enti nazionali e internazionali;
- Richiesta di informazioni: invio di questionari o convocazioni per giustificare la residenza estera;
- Esame documentale: controllo di bollette, contratti d’affitto, movimenti finanziari e spese sanitarie;
- Conclusione dell’accertamento: se il pensionato non riesce a dimostrare la residenza estera, viene considerato fiscalmente residente in Italia, con conseguenze economiche rilevanti.
Le sanzioni per chi non dimostra la residenza estera
Chi non riesce a provare di vivere stabilmente all’estero rischia pesanti sanzioni:
- Recupero delle imposte non versate fino a otto anni precedenti;
- Sanzione amministrativa per omessa dichiarazione, che può raggiungere il 120% dell’imposta evasa;
- Multe per il mancato monitoraggio di attività finanziarie estere (dal 3% al 15% del valore non dichiarato, raddoppiate per i Paesi in Black List);
- Applicazione di interessi di mora.
Come dimostrare l’effettiva residenza all’estero
Per evitare contestazioni fiscali, il pensionato deve fornire una serie di prove concrete come:
- Contratto di affitto o atto di proprietà di un immobile all’estero;
- Estratti conto bancari con movimenti coerenti con la vita all’estero;
- Biglietti aerei, ricevute di hotel e altre prove di soggiorno per dimostrare di non aver trascorso più di 183 giorni in Italia;
- Ricevute di utenze e spese sanitarie sostenute nel Paese di residenza.
Pensione all’estero: una scelta davvero vantaggiosa?
Il vantaggio di percepire la pensione in un Paese straniero dipende dagli accordi bilaterali contro la doppia imposizione stipulati dall’Italia. Questi accordi, basati sul Modello OCSE, distinguono tra:
- Pensioni pubbliche: tassate esclusivamente in Italia, a meno che il beneficiario non sia anche cittadino e residente fiscale nel Paese estero;
- Pensioni private: tassate nel Paese di residenza, salvo disposizioni differenti.
Le pensioni pubbliche comprendono quelle di ex dipendenti statali, militari, insegnanti e dipendenti di enti pubblici italiani, che continueranno a pagare le tasse in Italia anche dopo il trasferimento all’estero.
In conclusione
Trasferirsi all’estero per risparmiare sulle tasse e godere di un assegno pensionistico più alto è una prospettiva allettante, ma richiede attenzione e trasparenza. Chi non rispetta le regole rischia accertamenti fiscali e sanzioni pesanti. Prima di compiere questa scelta, è essenziale informarsi sugli accordi fiscali in vigore e assicurarsi di poter dimostrare una reale residenza oltreconfine.
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