L’economia sarda si confronta con una battuta d’arresto significativa nel commercio con gli Stati Uniti. Nel periodo settembre 2023 – settembre 2024, il valore delle esportazioni dall’Isola agli USA ha raggiunto 492 milioni di euro, ma il dato più allarmante è il crollo del 48,7% rispetto all’anno precedente, pari a una contrazione di 371 milioni di euro. Il mercato statunitense, da sempre uno sbocco strategico per le produzioni sarde, è oggi minacciato da nuove politiche protezionistiche e da un possibile ritorno dei dazi doganali, misura che desta forte preoccupazione tra le imprese locali.
Nonostante il calo, gli Stati Uniti restano il terzo mercato di riferimento per l’export della Sardegna, preceduti solo da Francia e Spagna. I dati ISTAT mostrano che, nel 2024, il settore manifatturiero ha inciso per l’1,5% del valore aggiunto della Sardegna, una percentuale ancora lontana dalla media nazionale del 4%, ma che rappresenta comunque un elemento di stabilità per l’economia isolana.
A trainare le esportazioni sono stati principalmente i prodotti della raffinazione petrolifera, che costituiscono il 70% del totale. Seguono i comparti alimentare (21,2%), macchinari e apparecchiature (2,4%), chimico (1,8%), trasporti (1,6%), bevande e prodotti in legno e sughero (1,2% ciascuno).
Cagliari si conferma il cuore delle esportazioni sarde, con 344 milioni di euro di beni diretti verso gli USA. Il Nord Sardegna ha contribuito con 98 milioni, mentre Nuoro ha esportato per 35 milioni. Il Sud Sardegna e Oristano chiudono il quadro con 8 e 7 milioni di euro rispettivamente.
L’export sardo, in particolare quello legato alle produzioni artigianali, rischia di essere il più penalizzato da eventuali misure protezionistiche dell’amministrazione americana. Se i dazi venissero reintrodotti su alcune categorie di prodotti, settori come alimentare, moda, legno, metalli, gioielleria e occhialeria potrebbero subire una contrazione ancora più marcata.
La parola “dazio”, di origine latina (datium, da dare), indica storicamente un tributo imposto sulle merci per regolare il commercio. Nella sua accezione moderna, il dazio doganale assume una funzione di protezione economica, limitando l’importazione di beni per favorire la produzione interna. Il rischio concreto è che questa misura finisca per danneggiare le imprese sarde, le cui vendite all’estero dipendono da margini già sottili e da una logistica complessa.
Di fronte a questo scenario, Giacomo Meloni, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, lancia un appello alla politica e alle istituzioni per salvaguardare il commercio con gli USA.
“L’agroalimentare e le altre produzioni artigiane sarde di qualità sono particolarmente sensibili agli scambi commerciali verso gli USA. La Sardegna, per questo, ha bisogno di continuare a lavorare nel mercato del food e degli altri settori eccellenza che hanno ampi margini di crescita. Gli Americani riconoscono il valore dei nostri prodotti e restano un partner chiave per lo sviluppo economico territoriale. È essenziale mantenere e rafforzare i rapporti commerciali con uno dei principali motori dell’economia globale, il cui contributo favorisce il benessere della comunità”.
L’incertezza geopolitica impone una riflessione sulle politiche di internazionalizzazione. Per Confartigianato, è necessario un coordinamento europeo che eviti nuove restrizioni commerciali e garantisca un dialogo costruttivo con gli Stati Uniti.
“Le PMI devono adattarsi rapidamente, puntando su eccellenza e specializzazione, diversificando i mercati e cogliendo opportunità nei Paesi emergenti”, conclude Meloni. “Investire su export, formazione e strategie di internazionalizzazione è imprescindibile per rafforzare la competitività delle nostre imprese”.
La Sardegna si trova di fronte a una sfida cruciale per il proprio futuro economico. Il rafforzamento delle esportazioni non può prescindere da una maggiore resilienza delle imprese locali, da politiche di sostegno mirate e da un monitoraggio costante dei mercati internazionali. Il commercio con gli USA resta un asset strategico, ma senza un approccio proattivo e una visione a lungo termine, il rischio è che la Sardegna perda una delle sue principali occasioni di crescita.
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