Gli Stati Uniti ora vogliono avvicinarsi alla Russia di Putin

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Martedì rappresentanti di alto livello di Russia e Stati Uniti si sono incontrati in Arabia Saudita per avviare dei negoziati che mettano fine alla guerra in Ucraina – iniziata nel febbraio del 2022 con un’invasione russa su larga scala – e normalizzare le loro relazioni. Dell’incontro non si sapeva nulla fino a pochi giorni fa, ed è la conseguenza più concreta dell’approccio del nuovo presidente statunitense Donald Trump, radicalmente diverso dal suo predecessore Joe Biden e da quello di molti alleati europei.

È stato il primo incontro di questo genere dall’inizio dell’invasione russa. Fino a qualche settimana fa infatti gli Stati Uniti e l’Unione Europea avevano cercato in tutti i modi di sostenere l’Ucraina e isolare la Russia e il suo regime autoritario e ultra-nazionalista guidato da Vladimir Putin. Ora Trump sta facendo esattamente il contrario: si è riavvicinato alla Russia e allontanato dall’Ucraina, che non ha nemmeno invitato all’incontro in Arabia Saudita.

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Il primo risultato ufficiale dell’incontro è stato un accordo per creare le rispettive delegazioni che si occuperanno dei negoziati di pace, ma nell’incontro si è parlato di questioni politiche e commerciali piuttosto rilevanti. Secondo quanto emerso la Russia ne avrebbe approfittato per sottolineare come la fine della guerra porterebbe grandi opportunità economiche per le imprese statunitensi in Russia, soprattutto nel campo delle risorse naturali (gas e petrolio).

Al termine il segretario di Stato degli Stati Uniti Marco Rubio ha parlato delle «incredibili opportunità che esistono nel ristabilire un rapporto con la Russia», sia a livello politico che economico, mentre la delegazione russa guidata dal ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha detto che la controparte statunitense «sta cominciando a capire meglio la nostra posizione».

L’incontro di martedì è stato voluto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che una settimana fa aveva chiamato il presidente russo Vladimir Putin: insieme avevano concordato di iniziare a discutere un’eventuale fine della guerra. Questa decisione era stata presa senza consultare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che Trump aveva chiamato in un secondo momento. Zelensky aveva poi detto che «l’Ucraina non accetterà alcun accordo» stipulato senza il coinvolgimento del paese stesso. Oggi Zelensky era in Turchia, dove ha incontrato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

Nonostante nel comunicato diffuso dagli Stati Uniti alla fine dell’incontro di oggi si legga che le due delegazioni lavoreranno per raggiungere una fine del conflitto che sia «duratura, sostenibile e accettabile per tutte le parti», l’Ucraina non viene per ora menzionata come un interlocutore attivo in questi colloqui. Il ministro degli Esteri russo Lavrov ha detto alla tv russa: «L’intera squadra di Zelensky deve essere ricondotta alla ragione e lui stesso deve essere punito con una tirata d’orecchie».

In una conferenza stampa tenuta martedì sera lo stesso Trump ha usato toni piuttosto duri nei confronti di Zelensky, sostenendo che abbia un tasso di popolarità al 4 per cento (falso) e implicato che sia stata l’Ucraina a causare la guerra: una ricostruzione fuorviante promossa soprattutto dalla propaganda del regime russo.

In generale gli emissari russi che hanno partecipato all’incontro di martedì in Arabia Saudita si sono detti molto fiduciosi che la possibilità di riallacciare rapporti economici possa convincere gli Stati Uniti. Le maggiori compagnie petrolifere occidentali avevano interrotto le proprie attività in Russia a partire dal 2022.

Nelle relazioni ufficiali non viene neanche citata l’Unione Europea, che per ora sta cercando con scarsi risultati di mantenere un ruolo di qualche rilevanza in vista di futuri negoziati di pace. Alla fine dell’incontro il segretario di Stato statunitense Marco Rubio ha detto che a tempo debito tutti prenderanno parte ai colloqui, inclusa l’Unione Europea per via delle sue sanzioni contro la Russia.

– Leggi anche: Perché fallirono gli ultimi negoziati per la pace in Ucraina

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Martedì il portavoce del governo russo, Dmitri Peskov, aveva detto che Putin è «pronto» a negoziare con Zelensky «se necessario», ma nello stesso messaggio aveva messo in dubbio, come la Russia ha fatto più volte in passato, la sua legittimità come presidente dell’Ucraina. Il mandato di Zelensky è scaduto a maggio del 2024 ma l’attuale situazione dell’Ucraina rende estremamente complicato tenere delle elezioni. Nel paese inoltre dall’inizio del 2022 vige la legge marziale, che non prevede lo svolgimento di elezioni in un contesto di guerra.



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