Giuseppe Sardu: “Abbanoa ha potenzialità enormi, possiamo essere un modello in Italia”
Alessandra Carta – Giornalista de L’Unione Sarda – ha intervistato Giuseppe Sardu, nuovo presidente di Abbanoa. 64 anni, originario di Cuglieri, trapiantato a Pisa, laureato in scienze dell’informazione, Sardu ha intrapreso una lunga carriera da dirigente pubblico, rivestendo anche il ruolo di assessore. È stato presidente del Cda di Acque spa di Pisa e dell’Autorità d’ambito del Basso Valdarno. Quando è diventato presidente di Abbanoa, ha trovato una situazione preoccupante, con un rapporto spesso conflittuale tra l’azienda e i comuni, un dato che ha influito negativamente sulla percezione che i cittadini avevano dell’azienda.
I numeri di Abbanoa
Al momento del suo insediamento, Sardu ha trovato 374,8 milioni di fatturato e un margine operativo di 34,55 milioni. Nonostante i numeri, Sardu sottolinea che il vero problema non riguarda i dati economici, ma l’efficienza e la qualità dei servizi offerti, affermando che “su questo siamo indietro”. Abbanoa gestisce 46 acquedotti, con una rete di 4.300 km e una rete idrica urbana di 7.700 km, oltre a 360 impianti di depurazione, 6.600 km di reti fognarie, 1.800 impianti di sollevamento e 46 potabilizzatori.
Le potenzialità per il futuro
Secondo Sardu, Abbanoa ha tutte le potenzialità per diventare un esempio importante nel panorama italiano delle aziende totalmente pubbliche nel settore idrico. Tra i settori su cui l’azienda può concentrarsi per diventare un’eccellenza ci sono il recupero delle acque di depurazione e il riuso delle acque reflue per applicazioni in agricoltura. Le grandi potenzialità riguardano anche il settore dell’energia, visto che acqua ed energia possono andare d’accordo e creare nuove opportunità per la produzione di energia.
Investimenti necessari per il miglioramento
Sardu ritiene che Abbanoa debba fare investimenti significativi per completare alcuni aspetti del servizio e riappropriarsi dell’intero settore della depurazione, che al momento è gestito da un appalto esterno. Fondamentali sono le infrastrutture che vanno calibrate tra Abbanoa e i consorzi di bonifica, con la necessità di costruire vasche di accumulo per le acque reflue e centrali di spinta che permettano di convogliare l’acqua nei reticoli di bonifica.
La criticità delle reti e la gestione degli investimenti
Sardu ha evidenziato la gravità della situazione delle reti idriche, ancora troppo spesso colabrodo. Sebbene dal 2013 al 2023 le perdite siano diminuite di 49 milioni, il problema delle perdite idriche è ancora rilevante, con un impatto significativo sul servizio e sull’ambiente. In Sardegna, infatti, le perdite vengono misurate, mentre in altre regioni no. Un tale spreco di acqua comporta un danno economico, sociale e ambientale, poiché ogni litro di acqua perso è stato potabilizzato e non contribuisce a migliorare il servizio.
Un approccio tecnologico per un futuro sostenibile
L’introduzione di un approccio tecnologico è una delle priorità di Sardu. Nonostante Abbanoa abbia una forza lavoro standard di 1.254 dipendenti, l’obiettivo è migliorarne l’impiego, con una maggiore presenza sul territorio. Inoltre, Sardu ha dichiarato che la spesa media per gli investimenti è di circa 100 milioni di euro all’anno, ma l’intento è di raddoppiarla, garantendo così una pianificazione più efficiente nel lungo periodo.
Il costo della bolletta e la gestione della siccità
Il costo medio della bolletta dell’acqua in Sardegna è di 162 euro, un valore considerato alto rispetto ad altre regioni italiane. Sul costo gravano anche i costi aggiuntivi legati alla gestione del servizio, che risultano essere più alti rispetto al resto d’Italia. Sardu ha sottolineato la necessità di affrontare l’emergenza siccità che sta colpendo la Sardegna. Poiché la pioggia è irregolare, l’intervento prioritario è quello di ridurre sprechi e perdite, migliorando l’uso dell’acqua. Sebbene il sistema degli invasi sardi sia positivo, Sardu ha avvertito che potrebbero non essere sufficienti, e ha sottolineato l’importanza delle interconnessioni tra invasi per garantire una gestione più efficace delle risorse idriche.
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