Turismo montano: sfide, evoluzione e il futuro di un settore strategico

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Un comparto da 23,7 miliardi di euro che cerca nuove strade tra sostenibilità, formazione e grandi appuntamenti internazionali

La montagna è sempre stata un richiamo potente, un luogo dove natura, avventura e tradizione si intrecciano per creare un’esperienza unica. Oggi, il turismo montano è un pilastro fondamentale del settore turistico globale, con un giro d’affari che nella stagione 2023/2024 ha toccato i 23,7 miliardi di euro solo in Italia. Numeri che confermano la centralità di questo comparto nell’economia del Paese. Ma il settore sta cambiando, e in fretta: crisi climatica, overtourism e nuove abitudini di viaggio impongono un ripensamento del modello tradizionale. La parola d’ordine? Sostenibilità e diversificazione.

DALLE ORIGINI ALLE GRANDI STAZIONI SCIISTICHE

Un tempo considerate luoghi inospitali e selvaggi, le montagne hanno iniziato a trasformarsi in destinazioni turistiche nel XVIII secolo, quando esploratori e scienziati si sono avventurati tra le cime per studiarne le peculiarità geologiche e naturali. In epoca romantica, questa curiosità scientifica ha lasciato spazio a un sentimento di meraviglia: le vette alpine sono diventate icone di bellezza sublime e luoghi di introspezione, spingendo alla nascita dei primi club alpini e alla costruzione di rifugi. Proprio in questo periodo, lo scrittore e critico d’arte John Ruskin (1819–1900) ha coniato la celebre frase “Le montagne sono l’inizio e la fine di ogni paesaggio naturale”, visione che riflette il fascino esercitato dalle Alpi sull’alta società dell’epoca vittoriana, che vedeva nelle montagne non solo un laboratorio a cielo aperto per scienziati, ma anche una meta ambita da poeti e artisti in cerca di ispirazione.

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Nel XIX secolo, con il miglioramento delle infrastrutture e l’arrivo delle ferrovie, le Alpi italiane hanno cominciato ad attrarre un numero crescente di viaggiatori. Località come Cortina d’Ampezzo, Madonna di Campiglio e Courmayeur si sono affermate come mete di lusso, mentre nel XX secolo il boom degli sport invernali ha consacrato il turismo montano come fenomeno di massa. L’Olimpiade Invernale di Cortina del 1956 ha segnato l’ingresso dell’Italia nell’élite del turismo sciistico mondiale, portando ulteriore visibilità internazionale.

Oggi, però, il settore è chiamato ad affrontare una sfida epocale: la crisi climatica mette in discussione il modello basato esclusivamente sull’inverno e sulla neve. Per decenni, l’economia di molte aree montane è dipesa dallo sci alpino, ma il riscaldamento globale ha ridotto la copertura nevosa del 40% negli ultimi vent’anni. Attualmente, il 90% delle piste italiane deve ricorrere all’innevamento artificiale, una pratica che comporta consumi elevati di acqua ed energia, oltre a un impatto ambientale sempre più rilevante. La montagna, che Ruskin definiva l’“inizio e la fine di ogni paesaggio naturale”, si trova così al centro di un profondo ripensamento: un’evoluzione necessaria per continuare a essere il luogo privilegiato di meraviglia, sport e cultura che ha affascinato generazioni di esploratori, studiosi e appassionati.

DESTAGIONALIZZAZIONE E RICERCA DI NUOVI MODELLI

Crisi climatica, overtourism e nuove abitudini di viaggio impongono un ripensamento del modello tradizionale. Da qui la necessità di puntare su sostenibilità e diversificazione, motivo per il quale il Ministero del Turismo e l’ENIT stanno lavorando su politiche che favoriscono lo sviluppo di un’offerta montana su quattro stagioni, incentivando l’innovazione tecnologica e la valorizzazione delle economie locali.

Secondo il Comitato Internazionale per lo Sviluppo Alpino (CIPRA):“Produrre un metro cubo di neve artificiale richiede tra i 300 e i 500 litri d’acqua, e una grande stazione sciistica può arrivare a consumarne quanto una città con 50.000 abitanti. L’elevato dispendio energetico e l’impatto ecologico stanno rendendo questa pratica sempre meno sostenibile. Al tempo stesso, in Italia e all’estero si moltiplicano le iniziative che promuovono un turismo montano più equilibrato e diversificato, riducendo la dipendenza dagli impianti di risalita e dalla neve artificiale”.

LE BEST PRACTICES SECONDO LEGAMBIENTE

Nel report Nevediversa 2024, presentato in anteprima da Legambiente, sono elencati dieci esempi virtuosi di turismo montano che stanno riscrivendo le regole del gioco:

Valle Maira (Piemonte): regina del turismo slow, incentrata su sci escursionismo, sci alpinismo, sci di fondo e ciaspolate, con un consorzio turistico che promuove esperienze a basso impatto ambientale.

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Dolomiti Paganella Future Lab (Trentino): piattaforma innovativa che coinvolge la comunità per un turismo bilanciato e sostenibile, puntando su qualità della vita e vivibilità del territorio.

Balme (Piemonte): il comune ha vietato l’eliski e partecipa al progetto europeo Beyond the Snow, che aiuta le località a reinventarsi senza dipendere dalla neve.

Naturavalp (Valle d’Aosta): riunisce agricoltori, allevatori, artigiani e operatori turistici per promuovere un turismo responsabile e sostenibile.

Malborghetto-Valbruna (Friuli-Venezia Giulia): focus sulle escursioni e il turismo lento, con 19 km di piste di sci di fondo e percorsi naturalistici.

Cooperativa di comunità Valle dei Cavalieri (Appennino Tosco-Emiliano): un modello di autogestione turistica basata su escursioni, attività outdoor e valorizzazione del territorio.

Cammina Sila (Calabria): promuove il trekking, la mountain bike e lo sci di fondo nel Parco della Sila, con un’offerta completamente ecosostenibile.

Comprensorio Broncu Spina (Sardegna): anche senza impianti sciistici attivi, l’area è diventata una meta per tour esperienziali e trekking guidati.

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Dobratsch (Austria): la stazione sciistica ha chiuso gli impianti nel 2001 e si è trasformata in un hub di turismo dolce, con escursioni, arrampicata e sport outdoor.

Monte Tamaro (Svizzera): una delle prime località ad abbandonare lo sci e a reinventarsi con percorsi escursionistici, spa e attività tutto l’anno.

TURISMO MONTANO PER TUTTE LE STAGIONI

Secondo il rapporto “Il Turismo della Montagna” (Th-Cdp e Sio, 2023), la quota di turismo estivo è passata dal 30% al 45% del totale. I trend che stanno crescendo in modo più significativo comprendono:

Escursionismo e trekking: praticati dal 46% dei turisti montani.

Cicloturismo e mountain bike: +15% di presenze nelle località con bike park.

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Turismo enogastronomico: regioni come l’Alta Badia e il Trentino puntano su percorsi gourmet in alta quota.

Wellness e terme: località come Bormio e Merano attraggono sempre più visitatori in cerca di relax.

TURISMO DI LUSSO E OVERTOURISM: IL DOPPIO VOLTO DELLA MONTAGNA

Se da un lato si punta su sostenibilità e autenticità, dall’altro il turismo di lusso continua a crescere, con pratiche spesso poco sostenibili. Elicotteri privati che atterrano sulle piste, champagne e ostriche nei rifugi a 2000 metri: uno scenario che non rappresenta la norma, ma solleva interrogativi.

Massimiliano Peterlana, vicepresidente di Confesercenti Trentino e presidente della BITM, avverte: “Un vip che arriva in elicottero sulle piste una volta all’anno è un’eccezione, ma non deve diventare un’abitudine.” La sfida è trovare un equilibrio tra sviluppo economico e tutela dell’ambiente.

Anche il problema dell’overtourism è cruciale. Località come Roccaraso, nel pieno della stagione sciistica, si ritrovano sovraffollate, con traffico, rifiuti e infrastrutture sotto stress. Un effetto collaterale del boom dei social media, che in alcuni casi spinge flussi di turisti in modo poco gestibile.

FORMAZIONE: NUOVE COMPETENZE PER UN SETTORE IN EVOLUZIONE

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Se il turismo montano vuole evolversi, servono professionisti capaci di gestire il cambiamento. La formazione è cruciale, perché oggi l’operatore turistico non può più limitarsi a gestire strutture ricettive o impianti sciistici, ma deve integrare innovazione, sostenibilità e digitalizzazione.

Diverse università e istituti di formazione stanno rispondendo alla sfida con corsi specializzati per il turismo montano:

UNIMONT (Università degli Studi di Milano – Campus di Edolo): centro d’eccellenza per lo sviluppo delle aree montane, con corsi su gestione turistica, sostenibilità e valorizzazione del territorio.

Université de la Vallée d’Aoste: laurea magistrale in Lingue, culture e comunicazione per il turismo montano, per formare esperti nella promozione delle destinazioni alpine.

ITS Academy Turismo Veneto: programma di Hospitality Management dedicato alla gestione delle strutture turistiche di montagna.

Università di Torino – Corso in Economia e Management del Turismo: un percorso che affronta la gestione delle imprese turistiche con focus su montagna e sostenibilità.

Formont(Piemonte): specializzato in turismo alpino, con corsi per guide escursionistiche, esperti di outdoor e gestori di rifugi.

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Università della Tuscia – Scienze della Montagna: integra turismo, agricoltura e ambiente, puntando sulla valorizzazione delle aree interne.

Molti professionisti stanno anche seguendo percorsi di aggiornamento su turismo esperienziale, digitalizzazione e gestione sostenibile, per restare al passo con un mercato in continua evoluzione.

INNOVAZIONE TECNOLOGICA: COME LA MONTAGNA STA CAMBIANDO

La montagna sta vivendo una vera e propria rivoluzione tecnologica, che ne trasforma la fruizione rendendola più sicura, sostenibile e coinvolgente. Un esempio è dato dalle app di prenotazione per rifugi ed escursioni, strumenti preziosi per gestire i flussi turistici e scongiurare il sovraffollamento. A queste si affiancano mappe digitali interattive, basate sul GPS, che consentono di orientarsi in modo intuitivo su sentieri e piste, aumentando la tranquillità di chi affronta nuovi percorsi.

Anche l’accesso agli impianti sciistici si semplifica, grazie all’introduzione di skipass elettronici e pagamenti digitali, che azzerano le lunghe code e migliorano l’esperienza dei visitatori. La tecnologia sta poi intervenendo sull’innevamento artificiale, con soluzioni come Snow4Ever, in grado di produrre neve anche con temperature fino a +15°C, limitando gli sprechi energetici. Sensori specifici, inoltre, regolano in tempo reale consumi idrici ed energetici, rendendo l’intero sistema più efficiente ed eco-compatibile.

Sul fronte della mobilità, il turismo montano si fa sempre più verde grazie a progetti come le navette a idrogeno o gli autobus elettrici che collegano le località del Parco Nazionale dello Stelvio. Lo stesso spirito anima la Skyway del Monte Bianco, dove pannelli solari e sistemi di recupero energetico contribuiscono ad alimentare le cabine, riducendo l’impatto sull’ambiente. A completare il quadro c’è l’impiego dell’intelligenza artificiale per la sicurezza, con modelli che analizzano le condizioni meteo e del manto nevoso per anticipare il pericolo di valanghe. I droni, infine, sorvolano piste e aree escursionistiche, fornendo informazioni in tempo reale ai soccorritori e rendendo la montagna un luogo sempre più protetto e a misura di tutti.

GRANDI EVENTI E TURISMO MONTANO

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Il turismo montano non è solo sci, escursioni e benessere: è anche spettacolo, competizione e cultura. Grandi eventi sportivi e festival internazionali attirano ogni anno milioni di visitatori, generando indotto economico, promuovendo le destinazioni e lasciando un’eredità infrastrutturale di valore.

Milano-Cortina 2026: le Olimpiadi del rilancio

Le Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina 2026 sono l’appuntamento più atteso per il turismo montano italiano: oltre a un impatto economico di 2,9 miliardi di euro e la creazione di 13.000 posti di lavoro, i Giochi offrono un’occasione unica per riposizionare le nostre località su un piano internazionale. Tra le iniziative in programma figurano la modernizzazione delle infrastrutture di trasporto tra Lombardia e Veneto, la ristrutturazione di impianti sportivi storici (come lo Stadio Olimpico di Cortina e il trampolino di Predazzo) e un forte impegno verso un turismo sostenibile, con soluzioni di mobilità green e nuove formule di ospitalità ecologica.

Non solo coppa del mondo di sci: sport e cultura estivi in montagna

Le località alpine italiane ospitano diverse tappe della Coppa del Mondo di Sci Alpino, catalizzando migliaia di tifosi e appassionati su piste entrate nella leggenda: dalla Stelvio di Bormio alla Gran Risa dell’Alta Badia, fino alla Saslong in Val Gardena e all’Olympia delle Tofane a Cortina.

Nei mesi estivi la montagna cambia volto, diventando il palcoscenico di grandi competizioni di running, trail e mountain bike, come la UTMB (Ultra Trail du Mont Blanc),la Lavaredo Ultra Trail, la Dolomiti Extreme Trail e la Sella Ronda Hero. Non mancano poi i grandi appuntamenti culturali e musicali d’alta quota, dal festival Suoni delle Dolomiti al Trento Film Festival, fino a Celtica Valle d’Aosta. Ogni evento racconta un volto diverso delle nostre montagne, capace di richiamare visitatori da tutto il mondo e di generare nuove opportunità per le comunità locali.

In un incontro al Messner Mountain Museum a Castel Juval in Alto Adige Messner ha ribadito l’importanza di creare un turismo slow: “La montagna deve rimanere un luogo di rispetto e contemplazione. Il turismo di massa rischia di snaturare l’essenza stessa dell’alta quota. Oggi più che mai serve una progettualità che limiti gli eccessi e insegni ai visitatori a vivere la montagna come un’esperienza autentica, non come un parco divertimenti”.

Il futuro del turismo montano passa dalla volontà di valorizzare i grandi eventi come motori di sviluppo economico e culturale ma anche dalla capacità reale di integrarli in una strategia più ampia e attenta all’ambiente e alle comunità locali. Ognuno di questi appuntamenti è un’occasione per rafforzare l’immagine delle nostre montagne, innovare l’offerta e attrarre investimenti ma è necessario evitare che il richiamo mediatico e i flussi di visitatori si trasformino in pura spettacolarizzazione, per lasciare invece una traccia duratura, rendendo la montagna uno spazio vivo e sostenibile in tutte le stagioni.



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