“Un festival da incorniciare. a Sanremo. Non parlo solo degli ascolti ma anche dell’enorme lavoro di squadra avvenuto in assoluta armonia, grazie anche alla serenità che Carlo Conti, da direttore artistico e da conduttore, ha saputo comunicare a tutti”. Claudio Fasulo, vicedirettore Intrattenimento Prime Time Rai e Dirigente Responsabile del Festival di Sanremo per la decima volta, non nasconde, parlando con l’Adnkronos, la soddisfazione per un’edizione che porta a casa la media di share delle cinque serata migliore di sempre (67,1% di share) e l’ascolto medio più alto dal 2000 (12,5 milioni di spettatori) ma anche una raccolta pubblicitaria record di oltre 65 milioni di euro (con un incremento dell’8,5% sul festival 2024).
Classe 1961, una laurea in economia e commercio e un esordio nel mondo dei media da dj, Fasulo lavora con la Rai dalla fine degli anni ’80, prima come autore e consulente artistico poi come dirigente. È tra gli autori che hanno dato vita a ‘Ballando con le stelle’ (“e continuo a seguirlo”) ed è colui che ha portato nel sabato di Rai1 la finale dell’Eurovision Song Contest (prima relegata su Rai2) ma ha lavorato anche, solo per citarne alcuni, ai programmi di Celentano, Morandi e Fiorello. Proprio per seguire il ‘mattin show’ di quest’ultimo su Rai2, negli ultimi due anni si era occupato del festival solo ‘di riflesso’.
Quest’anno è tornato a Sanremo e, sottolinea, “è stato davvero il festival della condivisione, del lavorare insieme: con Rai Pubblicità, con il Prime Time, con il Day Time, con i tg, con gli artisti. Insieme era la parola chiave annunciata da Conti e così è stato. E la macchina complessissima e straordinaria del festival grazie all’eccellenza delle professionalità Rai coinvolte ha funzionato a perfezione. Non a caso il festival di Sanremo è uno show che non ha eguali sicuramente in Europa ma forse anche nel mondo. E viene studiato da tutti i broadcaster europei. Non è solo oggetto di culto da parte della fanbase ma anche oggetto di studio tra chi produce televisione”, sottolinea Fasulo.
Far girare senza scricchiolii un festival da 29 cantanti in gara nel Teatro Ariston è una lavoro complessissimo e, con cadenza regolare c’è qualcuno che chiede di cambiare location. Ma Fasulo frena: “L’Ariston – dice – è un marchio assolutamente insostituibile. Il lavoro di quest’anno, scenografia, ripresa televisiva, fotografia, ha dimostrato che, con varie soluzioni tecniche, produttive e creative, gli spazi dell’Ariston potevano essere ulteriormente ottimizzati. Con il covid, con il teatro più vuoto, era iniziata una trasformazione funzionale di cui abbiamo fatto tesoro anche quando il teatro è tornato a riempirsi di pubblico e giornalisti. E anche il festival diffuso ci ha aiutato ad ampliare gli orizzonti: il palco di Piazza Colombo ma non solo. Il nuovo glass box, che ha ospitato oltre al Dopofestival anche una puntata speciale de ‘La Volta Buona’. Sabato il Suzuki stage, oltre che per la bellissima performance di Tedua in diretta nella finale del festival, è stato utilizzato anche per una puntata di ‘Playlist’. E poi tutto il lavoro dei tg, i collegamenti con le varie trasmissioni dal foyer dell’Ariston ma anche da quegli Champs-Élysées della musica e della tv che si sono creati tra l’ingresso del teatro e il Glass Box. Insomma, un gran lavoro di collaborazione e ottimizzazione che ha dato i suoi frutti con un impatto visual del festival fortissimo”.
L’unico intoppo, su una settimana di dirette incessanti è stato il microfono che non ha funzionato nella cover di ‘Creuza de ma’ portata sul palco da Bresh e Cristiano De André nella sera di venerdì: “Quella sera sono saliti sul palco 145 artisti, con tantissimi strumenti e settaggi dei microfoni diversi. Semplicemente c’è stato uno scambio di microfoni e a Bresh è andato quello di Cristiano e dunque l’apertura del microfono sbagliato quando Bresh ha iniziato a cantare. Poi ci si è messo anche il jack del body pack di Cristiano che si è impigliato nello sgabello. Ma per fortuna, con la puntualità sulla scaletta di Conti, abbiamo avuto il tempo per fargli ripetere l’esibizione. Ma insomma in una serata del genere sarebbe stato strano se non fosse successo niente…”.
Le polemiche sul televoto? “Quelle arrivano puntuali ogni anno, perché nell’ultima fase del televoto, il gran numero di accessi può creare congestionamenti, che però sabato sera sono stati rapidamente superati. La cosa che mi fa piacere di quest’anno è che ha votato un numero maggiore di persone (con 3 voti per utente) con un volume totale di messaggi minore del 2024, ma superiore a 2022 e 23. Che vuol dire meno compulsione (visto che ogni utente avrebbe potuto darne 5 di voti) e più partecipazione. Un bel segnale per il futuro del festival”, sottolinea Fasulo.
Ieri Conti ha detto che l’anno prossimo potrebbe fare solo il direttore artistico: “Sicuramente è una delle sue battute. Però teniamo presente che Carlo, oltre che un superconduttore, è anche un grande produttore artistico. Ama anche il lavoro autorale e produttivo che c’è dietro ad un programma e ha già messo al servizio di diversi programmi questa sua capacità: per ‘L’Eredità’, per ‘Dalla strada al palco’ e per ‘Ora o mai più’. Quindi non è da escludere che in futuro pensi di dedicarsi di più a questo”.
La sentenza del Tar della Liguria, contro cui la Rai ha proposto ricorso al Consiglio di Stato, ha messo per la prima volta in discussione il legame tra Rai e Comune di Sanremo. Una eventuale gara farebbe paura? “Chi potrebbe mettere in campo un know how come la Rai, fatto di 75 edizioni? Qualcuno ha detto che a Sanremo ci fosse una squadra in incognito di Warner Bros Discovery per studiare l’evento. Non so se sia vero. Ma credo che sarebbero scappati…“, ride. (di Antonella Nesi)
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