Rubio a Riad con un pacco regalo per Putin

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 


Il segretario di Stato incontra il ministro degli Esteri Lavrov in un clima di collaborazione. Al centro il dialogo per la pace in Ucraina. Il Cremlino gongola: la Casa Bianca vuole «la ricostruzione delle relazioni tra Usa e Russia». Kellogg: «Kiev verrà coinvolta»

Martedì 18 febbraio a Riad, in Arabia Saudita, si incontrano le delegazioni di Stati Uniti e Russia per saggiare le reali possibilità di aprire un negoziato sulla guerra in Ucraina, faccenda avviata con la solita, incontrollabile spavalderia da Donald Trump, che la settimana scorsa ha annunciato con toni entusiastici la telefonata con Vladimir Putin e l’inizio di negoziati su premesse a dir poco umilianti per l’Ucraina.

Tutto questo poco dopo che il capo del Pentagono, Pete Hegseth, aveva azzerato il percorso di Kiev verso la Nato e poco prima che il vicepresidente, JD Vance, prendesse a frustate l’Europa dalla conferenza per la sicurezza di Monaco, suscitando la reazione di Emmanuel Macron – sempre il più lesto nel trovare spazi di protagonismo – che ha riunito d’urgenza gli amici di Kiev.

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

A Riad ci saranno i ministri degli Esteri, Sergej Lavrov e Marco Rubio, il consigliere del Cremlino sulla politica estera, Yuri Ushakov, e il consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, Mike Waltz. Nella delegazione americana c’è anche l’inviato speciale per il Medio Oriente, Steve Witkoff, che nella logica tribale del trumpismo è un tuttofare che si occupa un po’ di qualunque dossier per conto del presidente. Rubio è arrivato lunedì in Arabia da Israele, e ha incontrato il ministro degli Esteri, Faisal bin Farhan, e soprattutto il principe ereditario Mohammed bin Salman.

Oggetto delle conversazioni: sollecitare una proposta alternativa sul futuro di Gaza, visto che l’idea lanciata da Trump di cacciare i palestinesi dalla Striscia per sempre, occupare l’area e costruire una «riviera del Medio Oriente» è inaccettabile per tutti, tranne che per il governo israeliano.

Di più: Riad ha detto chiaramente che ogni opzione che implichi la cacciata dei palestinesi dalla Striscia sarebbe la pietra tombale sul percorso di riconoscimento di Israele, che sarebbe peraltro il punto d’arrivo degli Accordi di Abramo negoziati da Trump.

Fare un passo indietro

Secondo il Cremlino, lo scopo dell’incontro è «ricostruire a livello generale le relazioni fra Stati Uniti e Russia, e anche preparare i potenziali dialoghi su un accordo per l’Ucraina e organizzare un incontro fra i due presidenti». Si tratta di una lettura che capitalizza l’incredibile concessione fatta da Trump in termini di legittimazione allo zar isolato e sotto mandato di cattura internazionale, mentre l’alleato Volodymyr Zelensky è stato informato a cose fatte.

Così i messi della Casa Bianca si sono trovati a dover fare dei passi indietro, mitigando le uscite improvvide, perimetrando le dichiarazioni sbrigliate e abbassando le aspettative. Rubio ha passato gli ultimi giorni a sedare gli entusiasmi. «Alla fine una telefonata non fa la pace, una telefonata non risolve una guerra così complicata. I prossimi giorni e settimane determineranno se tutto questo è serio oppure no», ha detto.

L’inviato di Trump per l’Ucraina, Keith Kellogg, ha in parte corretto quello che aveva lasciato intendere la Casa Bianca spiegando che Kiev sarà coinvolta nei dialoghi di pace (ma non l’Europa) e anche su questo Rubio è intervenuto per contraddire: «Se sono negoziati reali, e non siamo ancora in grado di dirlo, l’Ucraina sarà coinvolta, perché è il paese che è stato invaso, e gli europei dovranno essere coinvolti perché a loro volta hanno messo le sanzioni su Putin e la Russia, e hanno contribuito a questo sforzo».

Lo aveva detto nel fine settimana con formula più pragmatica il ministro degli Esteri della Polonia, Radek Sikorski: «Quando il presidente Trump dice che come parte dell’accordo dovranno esserci truppe europee, dovranno chiederci di schierarle, quindi prima o poi dovremo essere coinvolti».

Festeggiamenti

Insomma, gli inviati del presidente si trovano a dover spiegar agli interlocutori, sia sul fonte palestinese che su quello ucraino, che il presidente si è fatto un po’ prendere la mano con le dichiarazioni, e che il discorso di Vance non va preso come uno sdegnato abbandono del vecchio continente al suo destino ma uno sprone a restaurare e rimettere al centro delle relazioni i valori comuni appannati, e che tutti gli alleati saranno invitati al tavolo delle trattative al momento opportuno, bisogna soltanto lasciare che le cose accadano, un passo alla volta.

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

Dal punto di vista di Putin, non ci potrebbe essere scenario più favorevole. L’avversario non è soltanto pronto a spezzare l’isolamento e a concedere un’insperata dose di legittimazione, ma all’interno del campo trumpiano già furoreggiano i conflitti interpretativi, quello che viene detto oggi sarà capito in modo diverso dai vari attori e sarà spiegato in altri modi ancora agli alleati.

Un vortice di interpretazioni che confonde ogni cosa e mette le condizioni per nuovi scontri interni. Come ha detto Alexander Gabuev, direttore del Carnegie Russia Eurasia Center, al Cremlino si festeggia alla grande: «Le bottiglie di champagne che non erano state raffreddate vengono portate nei frigoriferi, intanto che si stappano quelle pronte».

© Riproduzione riservata



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta