Responsabile safeguarding: dai requisiti all’incarico

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Il Responsabile safeguarding è la nuova figura istituita nell’ambito della riforma dello sport. Chi è e di cosa si occupa nello specifico? Un’analisi di requisiti e competenze.

 

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Il Responsabile safeguarding è una delle nuove figure nate con l’attuazione della riforma del lavoro sportivo.

Ai sensi dell’art. 33, comma 6, del d.lgs. n. 36 del 28 febbraio 2021, le associazioni e le società sportive affiliate sono state chiamate a nominare, entro il 31 dicembre 2024, un responsabile contro abusi, violenze e discriminazioni.

Si tratta di una figura che assume un ruolo centrale per raggiungere gli obiettivi di sicurezza, inclusività e benessere che sottendono alla riforma del lavoro sportivo, chiamata ad operare ai fini della tutela della salute psico-fisica di tutti i tesserati.

Il Responsabile safeguarding: chi è e che ruolo assume in ASD e SSD

La nomina del Responsabile safeguarding è stato uno degli adempimenti che ha interessato associazioni e società sportive nel corso del 2024. Queste sono state chiamate a designare una persona, indipendente rispetto alla realtà sportiva, ai fini della tutela dei propri tesserati.

Le caratteristiche del responsabile contro abusi, violenze e discriminazioni sono state delineate dal CONI, il quale sottolinea l’importanza dell’indipendenza e della terzietà, cioè l’assenza di conflitti di interesse, che deve assumere tale figura nei confronti dell’associazione o società sportiva.

Pur non essendovi dei requisiti prestabiliti o limiti relativi alle caratteristiche di questa figura, per i compiti che gli sono affidati è evidente che al responsabile safeguarding sono richieste competenze sia giuridiche, ma anche sul fronte psico-emotivo.

Si tratta quindi di un soggetto al quale sono richieste conoscenze e competenze specifiche, da impiegare per garantire la tutela dei tesserati.

Quali sono quindi le sue funzioni? Al Responsabile contro abusi, violenze e discriminazioni è richiesto di garantire un ambiente sicuro e inclusivo. Deve tutelare i diritti e la dignità di tutti coloro che sono coinvolti nell’attività sportiva siano essi atleti, allenatori, dirigenti, tecnici o semplici appassionati.

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Il ruolo e i compiti del Responsabile safeguarding

Il soggetto designato come Responsabile dovrà garantire che ogni aspetto della vita sportiva rispetti i principi di tutela e inclusione.

Il Dipartimento per lo Sport ha fornito una sintesi delle sue funzioni, articolate in diverse aree:

Area di Responsabilità Compiti Specifici
1. Prevenzione e sensibilizzazione •   Elaborare e attuare politiche di prevenzione contro abusi, violenze e discriminazioni

•   Promuovere una cultura della tutela attraverso la formazione di allenatori, dirigenti e operatori sportivi

•   Definire e monitorare codici etici e regolamenti interni.

2. Gestione delle segnalazioni e interventi •   Assicurare che esistano procedure chiare per la raccolta e la gestione delle segnalazioni, garantendo riservatezza e rispetto per le vittime

•   Collaborare con le autorità competenti, inclusa la giustizia sportiva e quella ordinaria, per affrontare eventuali casi di abusi

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•   Offrire supporto psicologico e pratico alle vittime e alle loro famiglie, coinvolgendo professionisti del settore

3. Promozione del benessere sportivo •   Lavorare per creare un ambiente sportivo inclusivo, dove i valori del rispetto e della non violenza siano al centro dell’attività

•   Collaborare con famiglie e istituzioni educative per rafforzare il senso di comunità intorno al giovane atleta

4. Controllo e supervisione •   Monitorare l’applicazione dei Modelli di Organizzazione e Gestione (MOG)

•   Verificare il rispetto delle normative e dei codici di condotta da parte di tecnici, atleti e dirigenti

Il ruolo del Responsabile safeguarding nelle procedure di segnalazione

La figura del Responsabile safeguarding rappresenta il punto di riferimento in caso di situazioni che, anche potenzialmente, possono creare un pregiudizio, rischio o disagio per i tesserati.

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A lui dovranno essere inoltrate le segnalazioni sulle problematiche riscontrate, con la garanzia di protezione e anonimato. La procedura da seguire è quella dettagliata dall’ASD e SSD di iscrizione all’interno del singolo codice di condotta o regolamento interno.

Il Responsabile dovrà inoltre fare da “collante” tra l’ASD/SSD e il Safeguarding Officer dell’ente di affiliazione, facendo in modo che gli stessi possano ben collaborare nel caso in cui un soggetto dovesse effettuare una segnalazione per abusi, violenze o discriminazioni.

Durata della nomina e sanzioni

Il Responsabile Safeguarding rimane in carica quattro anni dalla nomina.

Potrà essere un soggetto tesserato o meno: non vi sono divieti nell’indicare una persona all’interno dell’ASD o SSD, pur considerando che il requisito di indipendenza e terzietà porta, inevitabilmente, a preferire soggetti effettivamente estranei alla realtà di riferimento.

Vale inoltre la pena evidenziare che non è prevista l’esclusività della nomina: il soggetto incaricato potrà svolgere lo stesso ruolo anche presso altre realtà.

Come detto in precedenza, la nomina doveva avvenire entro il 31 dicembre scorso. In caso di ritardo riscontrato in sede di controlli, l’omissione comporta l’applicazione di sanzioni disciplinari fino alla revoca dell’affiliazione.

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