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La critica del filosofo Massimo Cacciari all’inconsistenza dell’Europa è sferzante. E la brusca accelerata di Donald Trump alla storia è una brutale presa d’atto della realtà. Da cui partire.
Cosa pensa dell’Ue umiliata che prova a reagire con il vertice di emergenza di Parigi?
Era inevitabile giungere a un punto di tale palese e conclamata debolezza. Di fronte alle grandi crisi internazionali sono vent’anni che l’Europa tace o peggio acconsente. E sulla questione della guerra Ucraina-Russia nulla ha fatto per prevenirla, cosa del tutto possibile, visto che prima dell’invasione russa c’era una situazione di guerra civile che si protraeva da quasi 10 anni. Né durante la guerra ha avanzato una proposta per giungere a una forma di trattativa, si è limitata a sostenere l’Ucraina con la fornitura di armi. Magari si poteva cercare di evitare qualche centinaio di migliaia di morti ucraini.
La nuova amministrazione Trump sta mettendo l’Ue da parte. Cosa è cambiato?
Trump dice solo, anche attraverso il suo vice Vance, che il re è nudo. Dopodiché, che la politica estera americana abbia sempre visto con sospetto un’Europa politicamente unita è il segreto di Pulcinella: è una costante di Washington vedere l’Europa come un alleato comodo incapace di critica e autonomia. La verità è che non c’è l’Ue, ci sono gli Stati che compongono un continente chiamato Europa e che, gettando il cuore oltre l’ostacolo, hanno creato un mercato e una moneta comune nella prospettiva che ciò comportasse un’accelerazione di politiche unitarie. Ma è avvenuto l’opposto in tutti i campi, fino alla totale subordinazione della politica estera europea agli Usa. Sono fatti. Del resto negli Usa, dopo il crollo del Muro, si è imposta l’ideologia dei neocon americani, con il primo governo Bush e ancor più con quello di Bush jr. La loro ideologia è scritta nel loro manifesto fondamentale, “Progetto per il Nuovo Secolo Americano”. E tutto si ritrova nell’ideologia trumpiana che porta tale ideologia all’eccesso. Lo slogan “Make America Great again” vuol dire questo più l’alleanza con la destra tecnocratica dei padroni dei social.
Ma secondo lei c’è la possibilità che l’umiliazione porti gli europei a fare un passo avanti?
Mai come oggi gli Stati europei sono divisi. Non più soltanto per quanto riguarda le politiche sociali o le politiche fiscali, sono divisi anche sui principi, sui valori. Con i paesi dell’Est europeo noi abbiamo all’interno dell’Europa politiche in contrasto radicale con i principi fondativi dell’idea di Unione nell’immediato Dopoguerra. Non ci sono gli Schuman, gli Adenauer, i De Gasperi, nè i Brandt, Schmidt, Mitterrand.
E, mancando grandi leader, cosa può fare la politica europea?
Mi accontenterei che non chiacchierasse, che non desse continua dimostrazione di ignoranza storica – così come l’ha data durante la vicenda tragica dell’Ucraina – sulle cause di questi conflitti, sulla storia dei popoli, delle nazioni. Che non ci desse una dimostrazione così palese di demagogia e di ignoranza. Dopodiché ormai l’Europa è solo gli Stati, divisi sempre più tra di loro, mentre l’Occidente è americano. L’unica potenza occidentale sono gli Usa.
Molti propongono di partire da un esercito e una politica estera europea comuni.
L’esercito comune è la Nato e anche qui Trump ha realisticamente ragione: diamole i soldi, è l’unica difesa che possiamo avere. Ma vorrei sapere anche cosa minaccia l’Europa, come se dall’altra parte ci fosse davvero Hitler. L’Europa avrebbe bisogno certo anche di un esercito comune e di una difesa comune, ma per operazioni di peacekeeping, per mandare il suo esercito a dividere Israele e i palestinesi, dividere russi e ucraini. Servirebbe una sorta di esercito delle Nazioni Unite europeo per ricostituire quell’equilibrio del buonsenso che sembrava essere dominante nel momento della caduta del Muro di Berlino tra Gorbaciov e i suoi interlocutori occidentali. Ci sono i documenti, i discorsi, gli atti, le memorie di ambasciatori, di primi ministri, è tutto documentato. Al momento della caduta del Muro, Gorbaciov ha permesso la riunificazione della Germania in cambio di niente. L’Ue diventi protagonista proponendo di garantire la sovranità ai Paesi baltici e all’Ucraina in cambio dello spostamento delle atomiche dai confini russi.
Non vede valori da cui l’Europa può ripartire?
Ci sono radici difficili da estirpare completamente, che contrastano radicalmente con l’opinione comune corrente. Da un punto di vista laico e non credente, penso che una di queste possa essere l’Europa della cristianità. Bisognerà vedere se questa radice è ancora in grado di dare frutti sul piano della convivenza civile, dei valori, se potrà ancora essere “sale della terra” sul piano delle ragioni politiche e sociali.
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