Lunedì a Parigi c’è stato un incontro d’emergenza tra i principali leader europei sulla guerra in Ucraina, organizzato dal presidente francese Emmanuel Macron. Nella riunione si sarebbe dovuto decidere un piano d’azione che permettesse all’Europa di non rimanere esclusa dalle conversazioni sulla fine della guerra in Ucraina, che pochi giorni fa il presidente statunitense Donald Trump aveva accelerato specificando però di voler coinvolgere solo la Russia di Vladimir Putin. La riunione non ha avuto risultati concreti: i leader europei non hanno trovato un accordo su nessuna delle questioni più importanti affrontate durante l’incontro.
Il rischio che l’Europa rimanga esclusa da eventuali futuri negoziati tra Russia e Stati Uniti quindi è rimasto, e l’esito dell’incontro è stato giudicato deludente. I primi contatti tra americani e russi su come mettere fine alla guerra in Ucraina avverranno martedì 18 febbraio a Riad, in Arabia Saudita, quando i rappresentanti dei due paesi si parleranno per stabilire i termini di un successivo incontro tra i due presidenti. Nell’incontro a Riad non ci saranno né gli europei né gli ucraini.
La questione più importante su cui i leader europei non hanno trovato un accordo è stata la possibilità di inviare soldati in Ucraina in modalità di peacekeeping, come viene chiamata l’attività per prevenire la violazione degli accordi di pace attraverso il dispiegamento di un esercito neutrale (solitamente un contingente delle Nazioni Unite). È una possibilità a cui la Russia ufficialmente si oppone, ma che aveva suggerito lo stesso Trump lo scorso fine settimana. In quell’occasione Trump aveva inviato ai paesi europei membri della NATO un questionario in cui chiedeva cosa fossero disposti a offrire per arrivare a un accordo di pace, e cosa si aspettavano dagli Stati Uniti: fra le domande ce ne erano anche diverse che riguardavano lo schieramento di truppe europee per garantire l’applicazione dell’eventuale accordo.
Il presidente francese Macron e il primo ministro britannico Keir Starmer si sono detti favorevoli (Starmer per la verità ha detto che l’avrebbe fatto solo se l’avessero fatto anche gli Stati Uniti, ma Trump si era già opposto all’idea). Il primo ministro della Polonia Donald Tusk si è invece opposto, mentre il cancelliere tedesco Olaf Scholz e la prima ministra danese Mette Frederiksen hanno detto che parlare di invio di truppe è prematuro.
Giorgia Meloni arriva all’Eliseo, il 17 febbraio (AP Photo/Aurelien Morissard)
L’unico punto su cui i leader sono stati in accordo è stato quello di continuare a sostenere militarmente l’Ucraina aumentando la spesa militare, ma anche in questo caso si è trattato più di una dichiarazione di intenti che di una decisione con conseguenze immediate.
All’incontro erano presenti anche i primi ministri di Spagna e Paesi Bassi, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, quello del Consiglio Europeo António Costa, e il segretario generale della NATO, Mark Rutte. Meloni ha manifestato un certo scetticismo nei confronti dell’incontro, ritenendolo poco incisivo e interlocutorio, soprattutto a causa del formato in cui è stato pensato, cioè con l’esclusione di molti paesi dell’Unione Europea: tra questi soprattutto quelli baltici, che sono maggiormente interessati da quello che fa la Russia con cui condividono dei confini.
L’incontro di Parigi serviva anche a discutere su quali garanzie di sicurezza potrebbe dare l’Europa all’Ucraina dopo un’eventuale fine della guerra, inclusa la possibilità di un’adesione automatica del paese alla NATO in caso di una chiara violazione del cessate il fuoco da parte della Russia, un’idea promossa da alcuni senatori statunitensi e sostenuta da diversi leader europei, come il presidente finlandese Alexander Stubb.
La scorsa settimana Trump aveva detto di aver parlato al telefono con il presidente russo Putin e di aver concordato con lui l’inizio delle discussioni per negoziare la fine della guerra russa in Ucraina. Solo dopo la telefonata con Putin Trump aveva parlato con il presidente ucraino Zelensky.
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