Negli ultimi anni, il tema della crescita occupazionale nelle aree svantaggiate del Mezzogiorno è diventato sempre più centrale nell’agenda politica ed economica del Paese. La Legge di Bilancio 2025, infatti, introduce una misura innovativa e mirata, la cosiddetta “Decontribuzione Sud PMI”, pensata per offrire un sostegno concreto alle microimprese e alle piccole e medie imprese che operano in alcune delle regioni del Sud Italia. Questa agevolazione rappresenta un importante incentivo per favorire la stabilità occupazionale e ridurre i divari territoriali, contribuendo al rilancio economico in territori tradizionalmente più deboli.
La misura, disciplinata dall’articolo 1, commi da 406 a 412, della Legge n. 207 del 30 dicembre 2024, nasce dall’esigenza di incentivare l’occupazione a tempo indeterminato, garantendo così una maggiore stabilità per i lavoratori e le imprese. In un periodo in cui le sfide economiche e sociali sono sempre più complesse, il legislatore ha voluto intervenire con uno strumento che, agendo direttamente sul fronte dei contributi previdenziali, permetta alle imprese di ridurre i costi del lavoro e, di conseguenza, di poter investire maggiormente nella crescita e nell’innovazione.
Il beneficio è riservato alle microimprese e PMI che rispettano determinati requisiti economici e organizzativi. In particolare, le imprese devono avere un organico non superiore a 250 dipendenti e rispettare specifiche soglie di fatturato e bilancio (fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro e un bilancio totale inferiore a 43 milioni di euro). La misura è destinata esclusivamente alle imprese private che operano nelle seguenti regioni: Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna.
È importante sottolineare che non tutti i contratti di lavoro rientrano nell’ambito della Decontribuzione Sud PMI. L’agevolazione, infatti, è applicabile solo ai rapporti di lavoro subordinato a tempo indeterminato, escludendo così i contratti di lavoro domestico, quelli agricoli e i rapporti di apprendistato. Tale esclusione mira a garantire che il beneficio vada a favore di rapporti contrattuali caratterizzati da stabilità e continuità, elementi essenziali per il consolidamento del tessuto produttivo locale.
Una delle caratteristiche distintive della misura è la modalità di applicazione dell’esonero contributivo, che varia in maniera progressiva nel tempo. Nel dettaglio, l’agevolazione prevede:
- Per il 2025: Un esonero del 25% dei contributi previdenziali, con un tetto massimo di 145 euro mensili per ciascun lavoratore.
- Per il 2026: Una riduzione dell’esonero al 20%, con un massimo di 125 euro mensili.
- Per il 2027: Il beneficio resta al 20%, sempre con un limite di 125 euro mensili.
- Per il 2028: La misura si applica al 20% dei contributi, con un massimo di 100 euro mensili.
- Per il 2029: Una ulteriore riduzione al 15%, con un tetto di 75 euro mensili.
Questa graduale decrescita è stata studiata per modulare l’impatto dell’agevolazione nel tempo, incentivando le imprese ad un impegno costante nella creazione di rapporti di lavoro stabili, garantendo però una sostenibilità economica della misura.
Per poter usufruire della Decontribuzione Sud PMI, le imprese devono osservare una serie di condizioni formali e sostanziali. In primo luogo, è essenziale che siano in regola con gli obblighi contributivi, come attestato dal DURC, e che rispettino le norme fondamentali a tutela delle condizioni di lavoro, compresi gli accordi e i contratti collettivi nazionali e territoriali.
Un ulteriore aspetto riguarda il rispetto della normativa sugli aiuti di Stato, in particolare i limiti previsti dal Regolamento (UE) 2023/2831, che stabilisce un massimale di aiuti “de minimis” pari a 300.000 euro in un triennio. Tale limite assicura che la misura sia conforme alle regole della concorrenza e che non distorca il mercato.
Dal punto di vista pratico, i datori di lavoro interessati devono comunicare la fruizione del beneficio attraverso il flusso Uniemens, utilizzando specifici codici causali che identificano l’agevolazione. In questo modo, l’INPS provvede alla registrazione della misura nel Registro Nazionale degli aiuti di Stato, garantendo trasparenza e correttezza nell’applicazione della normativa.
Un ulteriore elemento di interesse riguarda la possibilità di cumulare la Decontribuzione Sud PMI con altri incentivi previsti dalla normativa nazionale. In linea generale, la misura è compatibile con altre agevolazioni contributive ed economiche, purché non venga superato il limite complessivo dei contributi dovuti. Ad esempio, è possibile combinare questo incentivo con misure rivolte all’assunzione di categorie specifiche, come disoccupati over 50 o giovani under 30, a patto che il beneficio si applichi in via residua sul contributo rimanente. Tuttavia, esistono alcune esclusioni, in particolare con gli incentivi previsti dal cosiddetto “Decreto Coesione” e altri regimi che prevedono benefici in misura più elevata, come nel caso di agevolazioni per l’assunzione di soggetti beneficiari di ADI/SFL. Questa scelta normativa intende evitare una doppia fruizione che potrebbe compromettere la sostenibilità finanziaria complessiva degli incentivi.
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