Da terra abbandonata a Fondo RisOrto: ad Angri rinasce uno spazio verde

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Salerno, Campania – Un’opportunità per trasformare uno spazio inutilizzato in un luogo di aggregazione, inclusione e sostenibilità: ad Angri, in provincia di Salerno, attraverso la coltivazione condivisa è stato restituita ai cittadini una terra abbandonata, Fondo RisOrto. Un luogo dove generazioni e culture diverse potranno riscoprire il valore della terra, rafforzando il senso di comunità e promuovendo uno stile di vita sano attraverso il consumo di prodotti freschi e a km0. Un terreno abbandonato che ora è uno spazio verde ricco di vita e opportunità:

«Il nome Fondo RisOrto è un gioco di parole che richiama il ritorno alla vita, la rinascita per il nostro territorio. Evoca un po’ anche il participio passato del verbo sorridere, perché crediamo che la terra possa restituire felicità a chi vi si avvicina», spiegano Antonio Viscardi e Roberto Falcone, soci e ideatori del progetto. «In un’epoca in cui il legame ancestrale con la terra si è affievolito, in cui il disimpegno civile è dilagante e l’individualismo esasperato, l’orto sociale è lo strumento ideale per rafforzare il senso di comunità e per offrire una nuova opportunità alla terra stessa e a tutti coloro le donano del tempo. Per Fondo RisOrto immaginiamo un futuro in cui poter coltivare non solo ortaggi, ma anche relazioni, impegno, cooperazione e consapevolezza».

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Com’era Fondo RisOrto qualche mese fa
ORTO SOCIALE, WHAT ELSE?

«Il nostro progetto nasce dal desiderio di restituire valore a un terreno agricolo incolto nel territorio di Angri per trasformarlo in uno spazio dove inclusione, apprendimento e promozione della sostenibilità ambientale potessero coesistere». Fondo RisOrto è uno spazio verde destinato alla gestione collettiva: «Il nostro desiderio si è ispirato al progetto portato avanti, sebbene su una scala più larga, da Legambiente nel parco Eco-archeologico di Pontecagnano. Il loro esempio ha dimostrato come la terra possa divenire un potente strumento di coesione sociale».

Gli orti sociali, le cui radici affondano nel XIX secolo, rappresentano oggi una risposta concreta alle sfide ambientali e sociali, trasformando spazi inutilizzati in luoghi produttivi e vivi: «Il progetto nasce per il nostro territorio. Abbiamo unito competenze e passioni diverse per costruire un laboratorio di comunità sostenibile e solidale». L’agricoltura non è solo un’attività produttiva: si attua una profonda valorizzazione della cultura e dell’identità di un territorio attraverso il recupero di pratiche agricole tradizionali. Inoltre l’agricoltura ha un profondo impatto psicologico e terapeutico: il contatto con la terra, il ciclo della natura e il lavoro manuale offrono benefici per il benessere emotivo.

Crediamo che il ritorno alla terra sia oggi un atto rivoluzionario, capace di rispondere a molte delle sfide moderne

ORTOTERAPIA

«Il coinvolgimento del territorio è il pilastro del nostro progetto. Con le associazioni e le aziende sanitarie locali abbiamo intenzione di sviluppare percorsi di ortoterapia per persone in situazioni di fragilità, promuovendo così un benessere psicofisico attraverso il contatto con la natura», continuano i soci di Fondo RisOrto. Già nell’antica Grecia si riconosceva il valore curativo del contatto con la natura, ma il suo sviluppo risale al XVIII secolo quando alcuni medici iniziarono a utilizzare il giardinaggio come terapia per i pazienti con disturbi mentali.

«L’ortoterapia è una pratica riconosciuta in molti paesi e attualmente viene utilizzata in centri di riabilitazione, in scuole, in strutture per anziani o persone con disabilità. La collaborazione con il circolo locale di Legambiente e il supporto scientifico e didattico di alcune scuole del territorio, permetterà a Fondo RisOrto di diffondere pratiche di agricoltura sostenibile. È importante che si insegni la cura della terra attraverso la comprensione della stagionalità degli alimenti e della biodiversità e a partire dalla tenera età. Ci siamo posti come obiettivo l’attuazione di corsi di formazione per giovani e meno giovani».

Fondo RisOrto
Fondo RisOrto ora

Gli effetti positivi sulla mente e sul corpo sono incalcolabili: in un mondo sempre più frenetico e digitale il ritorno alla terra rappresenta non solo una scelta ecologica, ma anche un modo per ritrovare l’equilibrio interiore. Sono dimostrati infatti l’efficacia nel ridurre ansia e stress e un aumento dell’autostima e del senso di realizzazione personale. Inoltre la terapia orti-colturale stimola la memoria, la concentrazione e le capacità decisionali e per questo motivo è consigliata per bambini con difficoltà di apprendimento e per anziani con demenza o Alzheimer.

«Un vero e proprio percorso di cura che aiuta le persone a migliorare la propria qualità di vita attraverso il contatto con la natura. Noi di Fondo RisOrto crediamo che il ritorno alla terra sia oggi un atto rivoluzionario, capace di rispondere a molte delle sfide moderne, dall’alimentazione sana alla tutela dell’ambiente», precisano ancora i fonatori del progetto.

Fondo RisOrto
FONDO RISORTO E I SUOI SOGNI

I desideri legati a un orto sociale vanno oltre la semplice coltivazione di frutta e verdura: Fondo RisOrto rappresenta un luogo di trasformazione dove le persone possono unirsi per rigenerare spazi abbandonati e promuovere uno stile di vita più sostenibile. «Per attrezzare l’intera area in gestione in spazi funzionali, dove poter organizzare eventi culturali o iniziative legate al mondo della sostenibilità, occorrono risorse. Abbiamo così deciso di avviare una campagna di crowdfunding sulla piattaforma Produzioni dal basso. Restituendo vita a questa area agricola peri urbana, rimasta incolta per molto tempo, realizzeremo anche una piccola opera di riqualificazione urbana».

Il coinvolgimento della comunità è fondamentale: attraverso i social network Fondo RisOrto si racconta e invita le persone a far parte della sua realizzazione. «Ci piacerebbe replicare il modello di Fondo RisOrto su altri terreni incolti o abbandonati, magari creando una rete di orti sociali diffusi, gestiti in sinergia con altri gruppi e associazioni. Attraverso l’attuazione di progetti come il nostro vogliamo dimostrare che la rigenerazione del territorio è possibile e che insieme si può costruire un ambiente più sano e inclusivo».

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